Una bufera giudiziaria si è abbattuta sul mondo della formazione professionale di Messina. Agli arresti sono finite le mogli del parlamentare nazionale del Pd, Francantonio Genovese e dellex parlamentare regionale del Pdl, Beppe Buzzanca. La prima (moglie di Genovese) è Chiara Schirò). La seconda (la moglie di Buzzanca) si chiama Daniele DUrso.
Nel complesso, le ordinanze di custodia cautelare eseguite da Guardia di Finanza e Polizia sono dieci. Siamo davanti agli sviluppi di uninchiesta della Procura della Repubblica di Messina che va avanti da tempo. Sotto la lente di ingrandimento della magistratura sono finiti tre Enti di formazione professionale finiti nellorbita politica, anzi, per la precisione, controllati direttamente dalla politica: Lumen, Aram e Ancol. Tutti Enti formativi che operano nel Messinese.
I reati che gli inquirenti contestano agli arrestati sono l’associazione a delinquere finalizzata al peculato e la truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate allorganizzazione e alla gestione di corsi di formazione professionali realizzati con fondi regionali ed europei.
Le indagini sono coordinate da un pool di magistrati di grande esperienza in materia di gestione della cosa pubblica. S tratta del procuratore aggiunto, Sebastiano Ardita, e dai pm Camillo Falvo, Fabrizio Monaco ed Antonio Carchietti.
Gli inquirenti avrebbe già accertato prestazioni fittizie e sovrafatturazioni. In pratica, stando alle ipotesi dei magistrati che conducono le indagini, venivano documentate spese di gran lunga superiori a quelle effettuate.
Quello di Messina non è il solo caso di gestione politica della formazione professionale. Come è noto, mezza politica siciliana è coinvolta nella gestione di corsi di formazione professionale. La politica ha sempre tenuto ‘sotto controllo’ il settore formativo.
Ma un conto è segnalare qualche ‘raccomandato’ a un Ente (magari per un posto di docenza) e altra e ben diversa cosa è sostituirsi direttamente agli Enti con società riconducibili direttamente ai politici.
Questo è quello che è avvenuto nella politica siciliana a partire dalla seconda metà degli anni ’90. Quando sono entrate in scena le società per azioni controllate direttamente dai politici che, piano piano, si sono affiancate agli Enti storici. E, in alcuni casi, rilevando gli stessi Enti storici.
Di fatto, nella formazione professionale della Sicilia, la politica ha provato a sostituirsi agli Enti di formazione professionale. In parte riuscendoci.
Va notato che la presenza della politica del settore formativo riguarda quasi tutti i tradizionali schieramenti politici: il Pd, il Pdl (oggi nell’occhio del ciclone per via del coinvolgimento dei già citati Genovese e Buzzanca, entrambi ex Sindaci di Messina), ma anche altre forze politiche.
Insomma, la ‘politicizzazione’ della formazione professionale siciliana (intendendosi con tale accezione non tanto l’influenza politica nel settore, che sarebbe, alla fine, ‘fisiologica’, ma la presenza diretta dei politici titolari di società che operano nella formazione con fondi pubblici) non riguarda solo Messina, ma tutta la Sicilia.
In questa storia della gestione politica ‘diretta’ dei corsi di formazione andrebbe anche evidenziato il possibile conflitto di interessi. Non è vero, infatti, che i bandi del Fondo sociale europeo (Fse) – i cosiddetti ‘Avvisi’ – sono ‘neutri’, nel senso che si procede con graduatorie frutto di selezioni rigorose. Se così fosse non ci dovrebbero essere sentenze della magistratura che hanno riammesso a finanziamento Enti in prima battuta esclusi. E non ci dovrebbero essere sentenze, sempre della magistratura, che hanno assegnato risarcimenti milionari ad Enti esclusi dalle graduatorie.
La verità è che, nella gestione degli ‘Avvisi’ c’è un livello di discrezionalità che, solo in teoria, risulterebbe fisiologico. Perché gli stessi alti burocrati che vengono chiamati ad amministrare il settore della formazione professionale non cadono dal cielo come dono divino, ma sono scelti dalla politica: da quella politica che, poi, usufruisce dell’erogazione dei fondi pubblici decisa dagli alti burocrati.
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