Formazione: adesso anche la truffa telematica!

Scandalosa la gestione della Piattaforma Telematica Integrata (PTI) della Regione Siciliana. La sicilia degli onesti scopre il mandato telematico taroccato. A farne le spese, tanto per cambiare, la formazione professionale. Almeno per il momento. In corso accertamenti per verificare se esiste l’effetto a ‘macchia d’olio’ su altri uffici dell’Amministrazione regionale.

Uno tsunami dagli effetti devastanti, insomma, quello che si è abbattuto sugli uffici di via Ausonia, a Palermo, sede dell’assessorato regionale all’Istruzione e Formazione professionale. Dai primi riscontri di un’indagine avviata dalla Corte dei Conti, la Guardia di Finanza ha già effettuato sequestri cautelativi di somme pare finite indebitamente nelle tasche di alcuni funzionari. E’ stato accertato che diverse anomalie procedurali del Sistema Informativo Interno, Controllo, Gestione e Finanziario (SIC) hanno consentito spostamenti di migliaia di euro, a quanto sembra a piacimento.

Le dichiarazioni rilasciate sull’argomento proprio ieri da Concetta Cimino, ex dirigente degli affari generali, a “PalermoReport”, delineano un scenario raccapricciante. La testimonianza del dirigente – frettolosamente posto in quiescenza – è per certi versi agghiacciante. Dal racconto emerge un sistema di gestione telematico dei pagamenti malato. Con il risultato che il meccanismo telematico, fuori controllo, potrebbe avere permesso a più di un soggetto di entrare in possesso di chiavi di accesso al sistema informatico. Da qui l’ipotesi di potere di annullare procedure, rifarle e trasferire comodamente montagne di denaro.

Una bella ‘grana’ per la Regione siciliana, che si scopre vulnerabile proprio sul sistema di pagamenti e sul relativo meccanismo di controllo. Ma come: la Sicilia non ha più soldi e intanto non riesce neanche a controllare la propria spesa? Pazzesco! Possibile che, dal 2005 ad oggi, nessuno si è accorto di nulla? Almeno stando all’analisi di quanto accaduto negli ultimi mesi intorno alla gestione del mandato di pagamento informatico ed alla sua procedura. Qualcosa è andata certamente storta.

Proviamo a capirci qualcosa. La cornice appare come una giungla di veti. Per comprendere il quadro è necessario partire da chi ha gestito il progetto di informatizzazione. E quindi il ruolo di Sicilia e-Servizi. Attività esercitata tra mille rivoli e polemiche a mai finire.

Si tratta della società mista – 51% Regione Siciliana e 49% privati – che avrebbe dovuto attuare la cosiddetta società dell’informazione attraverso la creazione e gestione della Piattaforma Telematica Integrata (PTI) per sviluppare i processi di informatizzazione.

Quest’anno Sicilia e Servizi è stata posta in liquidazione dal Govero regionale. Sulla vicenda duro è stato – a tal riguardo – il commento di Totò Cordaro, esponente del Pid all’Assemblea regionale siciliana: “Convinti che tale agire arrechi all’amministrazione regionale un grave pregiudizio esponendo la stessa a gravi responsabilità per danno erariale, che finirà per ricadere su tutti i contribuenti siciliani, e che la messa in liquidazione di una società – il riferimento è a Sicilia e-Servizi – costituita con legge regionale possa essere disposta solo con una norma di pari rango, stiamo accertando se non si sia in presenza di un vero e proprio abuso in atti d’ufficio, compiuto da Raffaele Lombardo”.

Lombardo forse non aveva tutti i torti, visti successivi risvolti (peraltro prevedibili). In mezzo una commissione d’inchiesta dell’Ars nata per accertare irregolarità sulla gestione di Sicilia e-Servizi. Eppure vale la pena di rilevare come la citata deliberazione della Giunta sia stata adottata appena due giorni dopo l?approvazione, da parte dell?Ars (24 marzo 2011), dell?ordine del giorno 470. Atto di indirizzo attraverso cui il parlamento siciliano impegnava il governo regionale, tra l?altro, a sospendere ogni nuovo affidamento di servizi alla società Sicilia e-Servizi.

Si è dovuto attendere un anno circa per la chiusura della società. Perché? Ed allora, perché la necessità di ricostruire questi passaggi? Cosa c’entra tutto ciò con la testimonianza dell’ex dirigente del dipartimento Istruzione e Formazione professionale, Concetta Cimino? C’entra, eccome!

Perché proprio la Società Sicilia e-Servizi è stata individuata, “ab origine” come supporto tecnico per la gestione delle procedure relative all’adozione del mandato informatico. Infatti, è la stessa Circolare n.14 del 31 gennaio 2008, adottata dall’assessorato regionale Bilancio e Finanze (oggi assessorato all’Economia) – Ragioneria Generale della Regione, ad indicare come sistema unico di pagamento il mandato informatico e come riferimento e supporto la Società Sicilia e-Servizi.

E pensare che il progetto di Società dell’informazione che avrebbe informatizzato gli uffici della Regione siciliana era stato presentato come la soluzione ai ritardi nelle procedure di emissione dei mandati di pagamento. E bene sapere – a chiarimento – che il programma di realizzazione della PTI comprende anche il Sistema Informativo Interno, Controllo, Gestione e Finanziario (SIC), che ha l’obiettivo di far evolvere i sistemi di contabilità finanziaria, economico-patrimoniale ed il controllo di gestione. Il tutto finalizzato ad aumentarne la fruibilità e guidare l’Amministrazione verso i propri obiettivi e verso i fini istituzionali.

In buona sostanza il programma doveva garantire processi controllabili e distribuiti per competenza. La cosa che più fa rabbrividire è che il sistema al suo interno contiene una rete informatica di controlli su più livelli. Ma invece, stando alle risultanze delle indagini, non esistono controlli. O cos’altro? Troppi occhi chiusi: perche? E come mai? E’ un caso sporadico o un sistema associativo di frode?

Infatti, il mandato informatico, come previsto dalla normativa in vigore e dalle regole tecniche di riferimento, consiste nella gestione informatizzata dei mandati nei rapporti tra le Amministrazioni attive, le Ragionerie centrali, il Servizio Tesoro, l’Istituto Cassiere e la Corte dei Conti. Il processo di gestione del mandato informatico è costituito da un insieme di step di un percorso autorizzativo. Percorso che è attuato mediante firma digitale, necessaria per portare al pagamento un titolo gestito in forma di documento elettronico. Tale percorso coinvolge molteplici attori in maniera differente, in termini di competenze e quindi di attività svolte.

E’ utile descrivere, seppur in sintesi, le fasi del processo di gestione del mandato informatico. E’ bene che ognuno di noi sappia come la Regione siciliana gestisce dati riservati e tutelati dalla privacy.  All’Amministrazione Attiva spetta la creazione e la gestione del mandato. La Ragioneria effettua la verifica contabile. Mentre, il Servizio Tesoro si occupa della verifica di processo e l’istituto cassiere quella del pagamento.

In ultimo, è compito della Corte dei Conti la verifica di legittimità. Ci chiediamo: come è possibile che si siano potute trasferire somme ingenti da un conto all’altro? Una volta emesso un mandato informatico, com’è potuto accadere che lo stesso venisse annullato, cambiando il beneficiario e le coordinate bancarie? E tutti i controlli ai diversi livelli di responsabilità a cosa sono serviti?

E’ proprio vero che diverse cose non vanno nella gestione della “cosa pubblica”, ma quella del “mandato informatico falso” le batte tutte. E’ inverosimile che sia potuto accadere. E’ un caso che sia successo al Dipartimento regionale Istruzione e Formazione professionale? E’ in quante altre Amministrazioni può essere accaduto?

I cittadini siciliani sono stanchi di cattive notizie e di sperpero di denaro a vario titolo. Senza lavoro, senza stipendi e per giunta presi in giro. Da chi? Attendiamo pazientemente che la magistratura compia i propri passi verso l’accertamento della verità.

Foto in prima pagina e in alto a sinistra tratta da atripaldanews.it

 

Giuseppe Messina

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