Forconi alla ‘conquista’ di Palazzo Reale

C’è stata la sfuriata iniziale. La voglia di conoscersi e di riconoscrsi. Di conquistare la ribalta. Di andare in tv. E sulle prima pagine dei giornali. Siciliani e nazionali. Sette giorni cominciati in sordina e poi esplosi nel fragore delle piazze di tante città siciliane. Hanno bloccato strade, autostrade. Niente benzina. Problemi anche per i generi alimentari. Si sono presentati così, i ‘Forconi’, un mese e mezzo fa o giù di lì. Poi, però, non li abbiamo più visti. Almeno nelle piazze. Stamattina ritornano. Saranno a Palermo. Per giocarsi tutto.
Con un po’ di ritardo hanno capito che in Italia, soprattutto dopo l’avvento delle banche al potere, delle vere ragioni della gente comune non gliene frega niente a nessuno. Tanto meno al potere. Lo stiamo vedendo con i No Tav. L’Alta velocità è una truffa legalizzata. Non serve per il trasporto dei cittadini. Non serve per il trasporto delle merci. Serve solo a chi la deve realizzare. E a chi, su questa realizzazione, ci deve lucrare.
Parliamo, nel caso del’Alta velocità, di un’Italia che rastrella soldi dalle tasche degli italiani con manovre pesantissime. Per andarli a ‘bruciare’ in un intervento ‘appaltizio’ inutile che produce solo affari, distruzione dell’ambiente e arricchimento per i pochi. “Così ci allineamo all’Europa”, ha detto il Presidente del Consiglio Monti. E ha ragione: nell’Unione Europea dei banchieri, dei massoni e degli speculatori l’Alta velocità è ‘perfetta’.
Nella Sicilia dei ‘Forconi’ – quei ‘Forconi’ che stamattina tornano a invadere Palermo – non c’è nulla di tutto questo. Da noi non ci sono investimenti, anche sbagliati. Noi siciliani dobbiamo comprare i beni prodotti altrove. E pagare le tasse con le manovre di Monti e compagni. E se non abbiamo soldi, ci spediscono a casa le cartelle esattoriali. Nella nostra Sicilia la politica i soldi li investe soltanto nelle campagne elettorali più o meno truffaldine, non certo in agricoltura e nei settori produttivi. Al massimo, si riempono di soldi i ‘giovani’ agricoltori, come si sta facendo con le risorse del Piano di sviluppo rurale (Psr). Togliendoli, ovviamente, agli agricoltori siciliani veri, che infatti stamattina si riverseranno per le vie di Palermo.
Al massimo, la politica siciliana si concede qualche ‘investimento politico’. Come è avvenuto domenica scorsa, in occasione delle primarie del centrosinistra a Palermo. Con una politica che è stata capace di portare nei gazebo 10 mila persone in più rispetto al 2007. Questo è stato l’unico ‘investimento’ fatto a Palermo dal 2008 ad oggi. Cioè da quando la Regione siciliana è nelle mani di Raffaele Lombardo, Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia. Un ‘investimento’ politico per impedire a Rita Borsellino di diventare sindaco di Palermo.
Del resto, questa è l’unica politica che il governo Lombardo è in grado di fare: aiutare gli amici e fregarsene di tutto il resto. E’ora di cambiare? La manifestazione di stamattina dovrebbe andare nella direzione del cambiamento. Noi, però, siamo un po’ pessimisti. In queste settimane abbiamo sempre guardato con simpatia al Movimento dei ‘Forconi’. Perché pongono questioni sociali vere. A cominciare dall’agricoltura. Per non parlare della pesca.
Oggi, come già accennato, ci riprovano i ‘Forconi’. Ma non possiamo nascondere un calo di tensione e di attenzione. Non c’era bisogno di discutere con il governo Monti e con il governo Lombardo per capire che né il governo Monti, né il governo Lombardo avrebbero concesso qualcosa non alla Sicilia, ma a chi, oggi, in Sicilia, soffre senza avere Santi in Paradiso.
Ci sono tanti modi di lottare senza creare disagi alla popolazione siciliana. Ma, appunto, per ottenere qualcosa bisogna lottare. Pacificamente. Civilmente. Per costringere – per esempio – il governo della Regione a fare quello che, fino ad oggi non ha fatto. A cominciare da un’utilizzazione dei fondi del Psr per le aziende agricole siciliane in crisi e non in favore degli ‘amici’ di questo o quel politico.
Dicono che, stamattina, i ‘Forconi’ si raduneranno a Palazzo Reale, sede del parlamento siciliano. E non si muoveranno più di lì se non otterranno qualcosa. Sarà così? Vedremo.

 

Giulio Ambrosetti

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