Il calcio è un mondo che non gli appartiene più da circa venticinque anni («Ha smesso di emozionarmi, un tempo si vedevano tanti duelli individuali e una notevole produzione offensiva partendo dalle fasce mentre adesso durante una gara ci sono pochissimi tiri in porta») ma chissà se pensando a Foggia e Palermo, squadre che si affronteranno questo pomeriggio allo stadio Zaccheria, non scatti qualcosa nella mente di Pino Caramanno. Il tecnico classe 1940 di Piana degli Albanesi magari proverà un filo di nostalgia, sentirà magari una vibrazione prodotta dalla consapevolezza che le due esperienze vissute alla fine degli anni Ottanta in Puglia con i Satanelli e in Sicilia con i rosanero sono state due tappe importanti del suo percorso professionale. Un cammino impreziosito da nove promozioni di cui una a Palermo dalla serie C2 alla C1 nell’anno della rinascita dopo la radiazione (1987/88) e una a Foggia nella stagione successiva dalla C1 alla serie B ai danni, ironia della sorte, proprio dei rosanero condannati all’ultima giornata dall’1-1 (gol di Barone e Auteri) maturato al Provinciale di Trapani nello scontro diretto con i pugliesi datato 4 giugno 1989. Risultato inutile per la formazione allora guidata da Rumignani che solo in caso di successo avrebbe staccato il biglietto per lo spareggio-promozione con i rossoneri.
Quel Palermo-Foggia, sfogliando l’album dei ricordi riconducibili alla sfida odierna, è un match rimasto scolpito nella memoria di Caramanno. E non potrebbe essere altrimenti considerando che, a distanza di quasi ventotto anni, il settantasettenne tecnico di Piana vuole togliersi ancora qualche sassolino dalla scarpa: «In quella circostanza mi presi una bella rivincita a titolo personale. Essere promosso ai danni del Palermo fu una soddisfazione nei confronti non dei rosanero ma del ds Peccenini – ha ammesso ai microfoni di Meridionews – ricordo che l’anno prima, verso marzo-aprile, uscì un articolo nel quale mi elogiò in qualità di tecnico di C2 ma manifestò delle perplessità in merito alle mie capacità nella categoria superiore. Aspettai qualche giorno per capire se il dirigente pensasse davvero ciò che era stato pubblicato e, dato che non ci fu una smentita, capii che non c’erano i presupposti per restare nonostante l’accordo verbale con la società per una mia permanenza in caso di promozione. Salimmo in C1 con il Palermo ma io andai a Foggia e conquistai la promozione in B proprio ai danni del Palermo».
Palermo-Foggia del 1989, in ogni caso, è una cartolina ormai sbiadita. L’attualità è un’altra e fa rima con Foggia-Palermo del campionato di B 2017/18. Un’attualità che non lo coinvolge più ma che, nonostante il disinteresse per una realtà dalla quale è voluto uscire, offre lo stesso alcuni spunti di riflessione. «Il Palermo potrebbe soffrire oggi il fattore campo? Non credo che questo aspetto possa condizionare la prestazione dei rosa. Devo dire che, proprio come concepivo io l’approccio alle partite, con i tre punti per una vittoria e di conseguenza con un pareggio che molte volte equivale ad una sconfitta le squadre adesso osano di più sia in casa che fuori. L’atteggiamento non cambia: una squadra gioca per vincere senza fare distinzioni tra casa e trasferta e può lasciare il segno mostrando una certa mentalità». Un’eventuale vittoria a Foggia potrebbe avere in casa Palermo effetti positivi anche dal punto di vista ambientale gettando le basi per un’inversione di tendenza in un momento storico particolare in cui va ricostruito il rapporto tra la squadra e il pubblico: «È triste notare questo distacco soprattutto se messo in relazione all’epoca in cui guidavo io il Palermo con 40 mila persone allo stadio della Favorita (indimenticabile il sold-out per la prima amichevole del nuovo Palermo contro i brasiliani dell’Atletico Mineiro, ndr). Il disamore dei tifosi è evidente ed è dovuto alla situazione di incertezza sul fronte societario».
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