Flop Piano Giovani/ I retroscena sulle accuse del presidente Crocetta alla dottoressa Corsello

S’INFIAMMA LO SCONTRO CHE POTREBBE SPOSTARSI NELLE AULE GIUDIZIARIE TRA BUROCRAZIA E GOVERNO REGIONALE. NELLA VICENDA CHE RIGUARDA ITALIA LAVORO EMERGE IL RUOLO DI PERSONAGGI LEGATI ALL’ASSESSORE NELLI SCILABRA

Le parole del presidente della Regione Rosario Crocetta alimentano il fuoco di un ferocissimo scontro istituzionale nella demarcazione tra burocrazia e organo politico finito, come prevedibile, sotto il mirino della Procura della Repubblica di Palermo.

In conferenza stampa, oggi, il governatore Crocetta ha liquidato la dottoressa Anna Rosa Corsello con la logica dello ‘scaricabarile’.

Due gli argomenti toccati dal presidente che non convincono e sui quali raccontiamo la nostra: la responsabilità sugli affidamenti, in particolare i 5 milioni ad Italia Lavoro e la delibera di Giunta n.223 del 6 agosto 2014 che assegna direttamente risorse a Formez, Sviluppo Italia Sicilia e, di nuovo, a Italia Lavoro.

Qualcosa non ci convince, dicevamo, e leggiamo un’altra possibile verità dietro le parole dette dal presidente della Regione.

Il capo dell’esecutivo dell’Isola accusa la dottoressa Anna Rosa Corsello di aver proposto la delibera 223 del 6 agosto 2014 e afferma che la Giunta l’ha approvata sulla fiducia, così come per l’affidamento di 5 milioni di euro ad Italia Lavoro per la gestione dei tirocini formativi.

Prescindendo dal fatto che prima di affidare milioni di euro a società private responsabilmente, chi fa politica, dovrebbe controllare meticolosamente ogni aspetto dell’iter procedurale promosso dall’organo amministrativo, la cosa ci lascia perplessi.

Leggiamo le premesse all’atto deliberativo e riscontriamo la seguente dicitura: “Ritenuto di approvare il Piano straordinario Opportunità Giovani su proposta dell’assessore regionale per l’Istruzione e la formazione professionale”: parole che hanno un significato diverso da quanto sostenuto dal governatore siciliano stamattina.

Stante a quanto riportato dalla citata delibera, la proposta di affidamento diretto a Italia Lavoro, Formez e Sviluppo Italia Sicilia non è della dottoressa Corsello, ma dell’assessore Nelli Scilabra.

Aggiungiamo a questa riflessione un dato giuridico rinvenibile dall’esame approfondito della legge regionale n.10 del 15 maggio del 2000.

Vige il principio, stabilito per l’appunto dalla legge 10/2000, secondo il quale la destinazione delle risorse presuppone sempre un atto politico che si traduce nella proposta avanzata dal’assessore e nell’assunzione di una delibera di Giunta regionale.

La querelle sulla paternità della rimodulazione del Piano Giovani, che ha modificato il precedente piano finanziario, sarebbe un falso problema, nel senso che a metterci mano sarebbe stata proprio l’assessore Scilabra come appreso da autorevoli indiscrezioni.

Ed anche volendo per un attimo prescindere dalle indiscrezioni ed a voler ragionare di ‘spigolo’, se l’autore della rimodulazione fosse stata la dottoressa Corsello, che motivo avrebbe avuto la stessa di avvalersi dell’atto politico? Perché la dottoressa Corsello avrebbe dovuto cambiare il piano finanziario ed il funzionigramma che aveva già predisposto con l’utilizzo delle risorse interne e precisamente la rete dei 65 Centri per l’Impiego?

Come ha ricordato la stessa dirigente generale nella relazione presentata ieri in Commissione Cultura e Lavoro all’Ars, “la Giunta regionale, con deliberazione N.189 del 29 maggio 2013, ha approvato il funzionigramma, già approvato dal Comitato di Direzione in data 22 aprile 2013, attraverso il quale il Dipartimento dell’Istruzione e della Formazione Professionale, ha individuato le strutture dell’amministrazione che avrebbero dovuto attuare gli interventi previsti dal Piano Giovani”.

Come può evincersi dai documenti, la dottoressa Corsello aveva già in mano lo strumento col quale poter operare, perché bloccare tutto e rifare l’iter? Non ha senso. A meno che la volontà di cambiare ‘le carte in tavola’ non provenisse da altri ambienti.

Vi sono alcuni passaggi, nel racconto di ieri della dottoressa Corsello in Commissione Lavoro all’Ars, che meritano di essere ripresi, perché utili a sviluppare il ragionamento sulla responsabilità del cambiamento delle ‘carte in tavola’ in tema di ’Piano Giovani’.

Tra le carte, la dirigente generale ha depositato in Commissione il verbale relativo alla presentazione del nuovo ‘piano di governance’ e del nuovo Piano Giovani’ cosi come modificato dall’assessore Scilabra, secondo quanto sostenuto dalla dottoressa Corsello.

Come già riportato in altra parte del giornale, abbiamo pubblicato uno stralcio della relazione che richiamiamo di seguito per ragioni di opportunità.

“Nel corso del Comitato di Direzione del Piano Giovani, alla presenza del rappresentante della Commissione Europea, l’Assessore all’Istruzione e alla Formazione Professionale ha presentato una nuova stesura del Piano Giovani, curata direttamente dal suo ufficio di diretta collaborazione, in seno alla quale, come risulta dal verbale della riunione, si prevedeva di affidare l’attuazione delle misure relative alle priorità 1, 2, 4, e 7, ad Italia Lavoro, ente strumentale del ministero del Lavoro”.

Dalle indiscrezioni citate, abbiamo appreso che la Direzione del Piano Giovani avrebbe chiesto che si formalizzassero meglio alcuni aspetti legati alle modificazioni apportate alla precedente stesura.

A fare un elaborato più specifico, pare sia stato incaricato dall’assessore Scilabra, sempre da quanto appreso, Roberto Puccia, un consulente al servizio dell’assessore e dipendente della Scuola superiore della pubblica amministrazione. Sarebbe stato proprio questo consulente, indicato dal giovane assessore alla Formazione professionale, a curare tutte le fasi del lavoro.

A quanto pare si è dovuto trattare di un lavoro complesso e certosino, visto che ci risulterebbero almeno tre bozze elaborate prima di giungere a quella definitiva. Bozze che sarebbero state sottoposte alla super visione del capo della segreteria tecnica dell’assessore Scilabra, l’avvocato Lucio Guarino.

Una prima bozza sarebbe stata elaborata alla fine di novembre 2013, una seconda nel corso del mese successivo ed, infine, una terza nel mese di gennaio. Tutte curate da Roberto Cuccia, come dicevamo sotto il controllo di Guarino.

E non è tutto. Da quanto abbiamo appreso, dalle citate indiscrezioni, pare che via via che si elaborava il Piano Giovani, la Corsello avrebbe, a sua volta, avviato i contatti con Italia Lavoro, chiedendo l’autorizzazione all’avvalimento.

Circolerebbe poi un’altra storia nella storia che raccontiamo. La bozza della nota per la richiesta dell’avvalimento, pare che alla dottoressa Corsello, ci viene riferito da voci autorevoli, sarebbe stata trasmessa dagli uffici di Italia Lavoro.

Chiederete: perché? Sicuramente c’era premura nel chiudere la fase propedeutica all’autorizzazione all’operatività sul nuovo Piano Giovani rimodulato. Ed allora qualcuno ha pensato che fosse ‘cosa buona e giusta’ sottoporre alla dirigente generale una nota già abbozzata per accelerare i tempi e giungere alla trasmissione della richiesta di avvalimento al ministero.

A questo punto, sembra emergere prepotentemente la figura dell’avvocato Lucio Guarino. A farlo lo stesso presidente Crocetta che, durante la citato conferenza stampa odierna, ha citato la moglie del capo della segreteria tecnica dell’assessore Scilabra.

Richiamiamo le parole del governatore, riportate in articolo di altra testata giornalistica online.

“La moglie di Guarino? È consulente di Italia Lavoro da 18 anni. La Procura adesso verificherà se ci sono elementi da approfondire”.

Anche su questo punto, qualcosa abbiamo da obiettarla al presidente della Regione, non ce ne voglia.

A noi non risulta che la moglie dell’avvocato Guarino, la Signora Antonia Maria Scaravilli, lavori presso la società Italia Lavoro da 18 anni.

A noi risulta che la Signora Scaravilli opera da molto meno tempo presso Italia Lavoro e con interruzioni temporali.

L’interessata è stata destinataria di un contratto di collaborazione a progetto presso Italia Lavoro per il periodo che va dal 19 maggio 2009 al 30 giugno 2009 per un importo complessivo di 4.800 euro. Poi il nulla, fino al 2012.

La signora Scaravilli è tornata a lavorare, difatti, presso Italia Lavoro con un contratto di collaborazione coordinata e continuativa per un periodo che va dal 1 febbraio 2012 al 31 dicembre 2013 per un importo di 52.900 euro. Incarico prorogato fino al 31/12/2014 per un ulteriore importo di 27.600 euro.

Si tratta di compensi e contratti certamente di ben altra portata, rispetto da quello che ha interessato la figlia della dottoressa Corsello.

A noi risulta che la figlia dell’ex dirigente generale ha lavorato presso la società Train, consorziata con un’associazione temporanea d’imprese con capofila Poste italiane. Una associazione di imprese che si è aggiudicata un regolare bando di evidenza pubblico nel 2012. Non siamo, quindi, di fronte ad affidamenti diretti.

La figlia della dottoressa Corsello ha lavorato per 50 giorni in un progetto, denominato Creem, sull’innovazione energetica a valere sui programmi ammissibili a contributo a valere sull’obiettivo operativo 4.1.1, linea 4.1.1.1, del Programma operativo Fesr Sicilia 2007/2013, come da decreto dell’assessorato alle attività produttive del 25 luglio 2012, pubblicato nella Gazzetta ufficiale della Regione siciliana n.41 del 28 settembre 2012. Per l’incarico l’interessata ha percepito un compenso di 1000 euro al lordo delle imposte.

Da quanto riferitoci, sembrerebbe, infine, che la dottoressa Corsello abbia già chiesto alla Procura della Repubblica di Palermo di esser ascoltata per produrre, con ogni probabilità, documenti e carte che dimostrerebbero esattamente tutto il contrario di ciò che finora hanno sostenuto il presidente e gli assessori.

Ai lettori il giudizio su quanto abbiamo raccontato, alla magistratura la ricerca della verità.

 

 

Giuseppe Messina

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