«Colpa del privato? La colpa è politica e bisogna assumersela». Non è uno dei tanti attacchi provenienti dall’opposizione, che dai giorni scorsi aveva iniziato ad affilare le armi nella consapevolezza che il flop era un’ipotesi tutt’altro che remota. A fare mea culpa per l’ennesima magra figura della Regione Siciliana nella gestione di un click day è Carmelo Pullara. L’esponente della maggioranza in quota Popolari e Autonomisti non ci gira attorno. «Imbarazzo? Provarlo è naturale – dichiara il deputato regionale a MeridioNews – Parliamo di una misura attesa da tanti imprenditori che in questi mesi hanno sofferto le conseguenze economiche causate dal Covid ed è normale provare disagio quando si rappresentano le istituzioni in un territorio».
Nel caso di Pullara si tratta della provincia di Agrigento, per la quale il governo Musumeci ha previsto quasi undici milioni. Il bonus Sicilia, però, qui come altrove, si è rivelato un disastro: stamattina la piattaforma SiciliaPei è crollata praticamente subito. Una situazione che a molti ha ricordato il Piano Giovani. In quel caso a deludere gli inoccupati siciliani under 35 era stato il governo Crocetta. «Anche se ci sono state responsabilità tecniche da addebitare a chi materialmente ha gestito il portale, non ci si può limitare a questo – continua Pullara -. Le decisioni le prende la politica». Da questo punto di vista, al momento, dal governo Musumeci sono arrivate le parole dell’assessore Mimmo Turano che, scusandosi con le imprese, si è detto «rammaricato del disguido tecnico comunicato dalla Tim».
La portata del disguido sarà al centro di un’audizione in commissione Attività produttive che si terrà mercoledì, alla vigilia del secondo tentativo di fare funzionare la piattaforma. «Tra i convocati c’è anche l’assessore Turano – commenta il presidente della commissione Orazio Ragusa, anche lui esponente di maggioranza -. L’interesse a fare chiarezza è bipartisan». Se dalle opposizioni – Pd, M5s e Claudio Fava – gli attacchi erano scontati, i mugugni nella maggioranza non erano dovuti. «Chiaro che viene il nervoso – commenta un esponente dei partiti che sostengono la giunta Musumeci -. La sensazione è che si sia voluti andare avanti a tutti i costi, nonostante le avvisaglie dei giorni scorsi». E la delusione porta a chiedersi se la Sicilia oggi sia all’altezza di gestire una misura di questo tipo sfruttando le potenzialità del digitale. «Certo, con i siti sgombera il campo dai sospetti di favoritismi o altro – continua il deputato – ma forse l’isola non è ancora pronta a un click day. Viviamo in una terra in cui la fibra non è diffusa in maniera equa in tutte le aree, anche all’interno dello stesso contesto provinciale. E in una selezione basata anche sulla velocità – conclude – questo crea disparità».
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