L’Oreto, da fogna, da un non-luogo, potrebbe diventare una fonte di ricchezza per i tre comuni che attraversa. Un sogno? Utopia? Fatto sta che da Monreale, passando per Altofonte, fino a Palermo, il fiume non mostra più, tranne in qualche breve tratto, le sembianze di un corso d’acqua ma quello di un posto relegato allo scarico abusivo e all’abbandono dei rifiuti. Oggi il video-reporter Igor D’India, che in passato ha già realizzato un celebre reportage sul fiume percorrendolo dalla sorgente alla foce, ha acceso una luce sul fiume che sfocia nella costa sud di Palermo. Un altro video, diventato virale sui social, ha fatto da lampadina per l’idea di Paolo Caracausi, presidente della III Commissione del comune di Palermo, di organizzare un incontro tra istituzioni, associazioni e cittadini.
Un incontro che potesse rappresentare una «base sulla quale costruire la rinascita del fiume», come ha detto. Quello di oggi ha visto nascere un dialogo costruttivo tra istituzioni e associazioni le quali hanno proposto, offrendo le proprie competenze e idee, diverse soluzioni da attuare a breve termine per un primo intervento di riqualificazione del bacino dell’Oreto. «Si deve posare un primo mattone per costruire un ponte immaginario con il fiume», ha esordito il film-maker palermitano Igor D’India che ha poi proposto tre linee d’intervento. Prima di tutto sarebbe utile lavorare per una prima opera di bonifica del fiume per poi pensare a iniziare un’opera di sorveglianza nei punti noti di scarico, alla fine servirebbe una bonifica a monte. «Se arriva lo scarico da Altofonte o Monreale – ha detto -, il lavoro fatto però è inutile. Bisogna usare il bastone con chi sporca l’ambiente. L’Oreto è un luogo malsano, non possiamo amare un posto che fa schifo, per arrivare ad apprezzarlo bisogna lavorare».
Per la rinascita del fiume sono numerose le associazioni palermitane che hanno promesso il proprio impegno. Tre quelle che non hanno mai dimenticato le sorti dell’Oreto c’è il Wwf. «Un suo tratto è un Sic (Sito d’interesse comunitario) che possiede flora unica nel suo genere – ha ricordato il presidente regionale dell’associazione Pietro Ciulla -. Adesso è giunto il momento di agire per combattere macellazione clandestina, allevamenti, abusivismo selvaggio, discariche di vari tipi di materiali che si trovano lungo gli argini». «Un fiume che tocca tre comuni – ha continuato Ciulla che ha anche denunciato la presenza, nei pressi di Altofonte, di sversamenti di frantoi – necessita di un’entità di coordinamento che si occupi di conduzione urbanistica al fine di frenare l’abusivismo che ruota attorno al fiume”. Altre proposte sono state messe sul tavolo da varie realtà associative del territorio. MuovitiPalermo ha promesso un impegno per assicurare alle prossime generazioni la fruibilità del fiume, App Palermo ha proposto la formalizzazione di una richiesta ai comuni di Altofonte e Monreale per la creazione di un tavolo tecnico che possa mappare tutti gli scarichi illegali.
L’assessore all’Ambiente di Palermo Sergio Marino, concorde con le proposte delle associazioni, ha evidenziato che sia Altofonte, sia Monreale devono ancora adeguare alle norme europee i propri scarichi fognari. «Palermo – ha affermato – sta facendo già la propria parte con i lavori sul nuovo collettore fognario». Duro con le amministrazioni dei due Comuni è stato anche Toto Cordaro, assessore regionale all’Ambiente. «Oggi a questo incontro mancano gli amministratori di Monreale e Altofonte e questo deve fare riflettere – ha detto – Sono pronto a convocare le amministrazioni».
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