Un comma di appena una riga per cancellare tutte le Soprintendenze ai Beni culturali della Sicilia. La legge è inserita nella Finanziaria regionale approvata dal governo Musumeci e che deve essere discussa dall’Assemblea regionale siciliana. Ma stando agli uffici, si tratterebbe di un refuso, dagli effetti devastanti, da cambiare il prima possibile.
All’articolo 14, dedicato alle disposizioni in materia di Beni culturali, il comma 4 recita: «Sono abrogati gli articoli da 8 a 13 della legge regionale 1 agosto 1977 numero 80». Poche parole che nascondono una rivoluzione: quegli articoli istituiscono infatti le Soprintendenze ai beni culturali e ambientali, ne definiscono la struttura e assegnano le competenze.
«Non ne sapevo nulla – commenta a MeridioNews Gaetano Armao, assessore all’Economia che della finanziaria è, per ruolo, il promotore – l’articolo relativo ai Beni culturali ci è stato consegnato dal capo di gabinetto ai Beni culturali. Ma cambieremo subito questa legge». La risposta arriva proprio da Sergio Gelardi, capo di gabinetto di Vittorio Sgarbi. «È un errore – spiega – nessuno vuole cancellare le soprintendenze, gli articoli che vogliamo abrogare non sono quelli della legge 90 del ’77 (come scritto nel testo della finanziaria ndr), ma della legge 116 dell’80». La volontà dell’assessorato è quella di unificare due centri, quello dedicato al Restauro e quello al Catalogo, in un unico ente, privandolo di autonomia finanziaria e di struttura autonoma. «Sono già nello stesso immobile e nell’ultimo bilancio per il loro finanziamento sono stanziati solo 25mila euro – continua Gelardi – nei fatti sono già sotto l’ala dell’assessorato in tutto e per tutto». Per raggiungere questo scopo gli articoli da abrogare sarebbero quelli dal 7 al 13 della legge 116 del 1980. «L’errore verrà corretto, probabilmente con un emendamento del governo, già in sede di commissione», conclude il capo di gabinetto dell’assessore Sgarbi.
Chi non si dice preoccupato è invece proprio Sgarbi. «Non sapevo della norma – dice a MeridioNews – ma può essere un errore fertile». Favorevole ad abrogare le Soprintendenze? «Non ad abrogarle, ma a rivederle profondamente e in particolare non separarle per divisione geografica, ma piuttosto per competenze. Il refuso è una casualità, ma bisogna capire se rappresenta davvero un errore o se è meglio compiacersi del destino e approfittarne».
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