Quella della tabella H è davvero la storia infinita. Appena ieri sera, dopo l’estenuante dibattito pomeridiano, Sala d’Ercole ha dato l’ok all’articolato della finanziaria, rinunciando a inserire nella legge di stabilità i contributi a enti e associazioni un tempo finanziati attraverso lo speciale capitolo. Di cosa si trattava? Di un allegato, contrassegnato appunto con la lettera H, all’interno del quale venivano inseriti quei soggetti collettivi destinatari di finanziamenti regionali. Un vaso di Pandora che, però, negli ultimi anni è stato ridimensionato drasticamente, passando da circa 50 milioni a meno di 13. Quell’allegato in Finanziaria non esiste più da almeno un paio d’anni, anche se, sotto forme differenti, i piccoli finanziamenti a pioggia sono stati comunque distribuiti. Quest’anno, invece, sull’argomento il presidente dell’Assemblea, Giovanni Ardizzone, si era mostrato particolarmente rigido, impegnandosi a tagliare qualunque finanziamento non indispensabile, per rinviarli invece a un bando aperto.
E in effetti ieri sera a Sala d’Ercole, la finanziaria è passata senza la pioggia di piccoli e grandi contributi. «Addio alla tabella H – ha prontamente scritto in una nota il Movimento 5 stelle, subito dopo la chiusura della seduta -. Un emendamento, a firma Angela Foti e Gianina Ciancio, mette la pietra tombale sui finanziamenti a pioggia. Le richieste di contributo passeranno attraverso un bando messo a punto dagli assessorati, tranne che per alcuni enti che si occupano di disabilità sensoriale». «D’ora in avanti – hanno sottolineato le due deputate – non ci sarà spazio per le manovre di sponsor e padrini, ma solo per la meritocrazia. È una grande vittoria che consentirà a tutti di mettersi alla prova e ripristina ampi margini di giustizia sociale”.
Ma a placare l’entusiasmo pentastellato, è stato un post della presidente della commissione Ambiente, Mariella Maggio (Pd), che su Facebook ha allertato: «Ragazzi con l’affidamento delle scelte alla Giunta sono in tanti a pensare: nuovo giro, nuova corsa! Si accomodino lor signori! Come al solito sembra che cambi tutto, in realtà non cambia nulla! Anche ad opera di chi non si rende conto di ciò che fa!», avverte la deputata democratica. Secondo la quale proprio quando il governo sembrava avere acconsentito a una ripartizione degli ambiti d’intervento, con l’emendamento dei Cinquestelle, la palla passa nuovamente alla giunta, che deciderà sui criteri e i relativi bandi. «Si apre – ha scritto Maggio – una nuova fase di contrattazione… buon divertimento a chi ci tiene!”. Contatta da MeridioNews, la deputata ha sottolineato che «il rischio a questo punto è che finisca nuovamente tutto dentro lo stesso calderone: associazioni culturali, associazioni di promozione sociale, enti che si occupano di assistenza alla disabilità, enti strumentali». Maggio si chiede poi «con quali criteri» potrebbero essere valutate all’interno del medesimo bando un’associazione culturale e una assistenziale.
Insomma, il vaso di Pandora sembra non volerne sapere di abbandonare la scena politica. «L’unica via – aggiunge Maggio – è quella, intanto, di tirare fuori gli enti strumentali e pensare per questi enti una programmazione pluriennale, naturalmente seguita da adeguate verifiche. E poi diventano indispensabili le leggi di settore, senza le quali, ripeto, mi chiedo in che modo si possano stabilire criteri unici di valutazione». Tutta colpa dei Cinquestelle? «Non credo che il danno fosse calcolato – conclude la deputata – ma inconsapevolmente hanno fornito un assist a tutti coloro che, non a caso, hanno votato il loro emendamento».
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