«Gli ultimi rantoli del comatoso governo Musumeci sono forse i peggiori». Sono queste le parole con cui il capogruppo M5s all’Ars Nuccio Di Paola ha aperto la conferenza stampa di oggi su inceneritori e finanzaria. «L’annuncio di inceneritori che nemmeno farà mai, ma che sventola per coprire i suoi disastri in tema di rifiuti e una finanziaria arrivata fuori tempo massimo che ci costringerà, bene che vada, alla gestione provvisoria con tutte le negative conseguenze del caso. Basta, anziché minacciare le dimissioni ogni volta che gli manca il terreno sotto ai piedi, le presenti una volta per tutte. Faccia la prima cosa giusta del suo mandato: subito dopo l’approvazione della Finanziaria, se ne vada».
Alla conferenza stampa hanno partecipato anche Luigi Sunseri, che ha illustrato la situazione della legge Finanziaria, Giampiero Trizzino, Ketty Damante, Gianina Ciancio e Jose Marano che hanno parlato della questione inceneritori, le tre deputate in quanto rappresentanti di territori (Gela e Catania) dove gli impianti potrebbero essere realizzati. «Siamo alla fine di un mandato e si possono tirare le somme di questi cinque anni di incapacità amministrativa e una serie di record mai visti – ha analizzato Sunseri – Cinque bilanci su cinque sono andati in esercizio provvisorio (nessun governo ci era riuscito), a oggi non è iniziata la discussione in commissione Bilancio e, senza il parere dei revisori dei conti, mancano 980 milioni di euro per fare quadrare i conti della Regione». La convinzione di Sunseri è che non si riuscirà ad approvare il bilancio entro il 30 aprile e «si andrà per l’ennesima volta in gestione provvisoria, cioè potranno essere solo pagati gli stipendi dei dipendenti regionali ma non saranno pagate tutte le spese in conto capitale e non si potrà programmare un euro di fondi europei». Esternando la preoccupazione sulla tenuta economica della Regione, Sunseri lamenta il fatto che «non è stato avviato un percorso sano di razionalizzazione della spesa e di risanamento del bilancio per dimostrare a Roma che c’è la volontà politica e tecnica di far quadrare i conti»
«Non c’è uno straccio di documento passato dall’Ars e governo che parli di inceneritori – ha affermato Trizzino – non sono state coinvolte le città di Gela e Catania, individuate come sedi per la costruzione degli inceneritori, e non sono state coinvolte nemmeno le Srr, come vorrebbe la legge. Le possibilità di avviare un ricorso al Tar sono talmente tante e sufficienti a capire che questa è una operazione elettorale, fatta per di più a sei mesi dalla fine della legislatura. L’unico atto che è stato prodotto dal governo è una manifestazione di interesse rivolto agli imprenditori – ha continuato – Lo stesso sindaco di Gela non aveva conoscenza alcuna del fatto che la sua città era stata individuata dal governo Musumeci per ospitare un inceneritore». Sullo stesso tema è rimasta Ketty Damante: «Davvero per Musumeci la città sacrificabile per la Sicilia è sempre Gela? Un’altra scelta scelta penosa come già accaduto per la discarica Timpazzo con il conferimento dei rifiuti di mezza Sicilia. Gela è una città che ha dato troppo dal punto di vista ambientale. È un’area Sin – ha aggiunto – e rientra in un piano di gestione Rete Natura 2000. Studi, azioni di risanamento vengono così buttati al vento perché Musumeci non riesce a gestire i rifiuti. Non possiamo accettarlo e faremo di tutto per impedire che i gelesi subiscano questo ennesimo disastro ambientale».
È stata Gianina Ciancio a lamentare il fatto che «in aula non è mai stata discussa la nostra mozione per scongiurare la realizzazione di un inceneritore. Non è tra l’altro la prima volta che dalle stanze del governo Musumeci esce la possibilità di realizzarlo nel Catanese. Per questa ragione – ha ricordato la deputata – già nel 2020, i nostri consiglieri comunali hanno presentato una mozione per chiedere al Comune di opporsi alla sua costruzione, anche perché di fatto nel piano d’ambito non era previsto. Ebbene quella mozione è stata bocciata dalla maggioranza del consiglio comunale di Catania che sostiene il sindaco Salvo Pogliese. Il Catanese è già sede della discarica più grande d’Europa, abbiamo zone Sic, Zps, sono zone umide molto fragili e la realizzazione di un impianto simile – ha sostenuto – sarebbe la pietra tombale su un territorio che già fa fatica a resistere».
A farle eco è stata anche la collega Jose Marano: «Catania subisce già abbastanza in termini ambientali. Questa vicenda dimostra la grande incoerenza e contraddizione del governo Musumeci che, se in campagna elettorale scriveva nel suo programma di riciclo, riutilizzo e riuso, oggi invece alla fine del suo governo, con i fatti ha dimostrato di saper solo continuare con le discariche. A pagare le spese di questa incapacità – ha lamentato Marano – sono ovviamente i cittadini, dato che a Catania per esempio c’è la più alta tariffa della Tari d’Italia. Non vogliamo inceneritori né a Catania, né a Gela né da nessuna parte della Sicilia. In ogni caso anche gli inceneritori hanno dei costi notevolissimi. Musumeci si contraddice in tutto quello che dice e che fa», ha concluso.
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