Filmland studio, valorizzare e tutelare gli archivi privati  Cantone: «Uscire dal provincialismo, istituzioni investano»

Gli archivi privati legati al mondo dello spettacolo e del cinema sono un patrimonio culturale che spesso rimane appannaggio di pochi, o peggio, che rischia di andare perduto. Senza contare che al Sud ancora manca un centro studi che si occupi di cinema a 360 gradi. Da una conversazione tra il 22enne appassionato di cinema e project manager Federico Toscano e il regista teatrale e collezionista Umberto Cantone è nata l’idea del Filmland studio. Una bibliomediateca che custodisca libri e materiale audiovisivo da condividere con studiosi, esperti e giovani studenti e che rappresenti al tempo stesso un volano per il turismo culturale e per l’economia locale, e che crei posti di lavoro. Un progetto che ha già incassato la disponibilità di una serie di organismi pubblici e privati, in primo luogo dell’Amood – Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, che punta a raccogliere i contributi da altre collezioni di settore.

«Tutto è nato per caso – racconta Toscano – da un passaggio in auto che mio padre ha dato a Umberto Cantone, amico dei miei genitori. Alla fine mi sono ritrovato davanti al suo immenso archivio e ho pensato che dovesse essere conosciuto da più persone possibile». Il progetto si articola in diverse sezioni: una bibliomediateca cinematografica, costituita da duemila pezzi cartacei tra i quali anche cinelibri e cineromanzi, un archivio di audiovisivi digitalizzati, al fine di conservare e mantenere disponibili alle generazioni future questi materiali, e una sezione dedicata alla parte strettamente museale con esposizioni permanenti o allestimenti  tematici. A tutto questo si aggiungono masterclass autogestite e svolte con le università, i teatri e tutte le realtà che operano nel settore a livello locale, nazionale e internazionale. «Per dare occasione a chi lo desidera di studiare cinema – aggiunge Toscano – cosa quasi impossibile da fare in questa terra. Possiamo accedere a qualsiasi cosa su internet oggi ma serve chi ci faccia da guida. Così possiamo far conoscere tutti gli aspetti dello spettacolo e far ottenere ai giovani competenze per poter lavorare in questo ambito».

Nel Filmland studio sono coinvolte dunque diverse professionalità. Oltre a Toscano e Cantone ne fanno parte anche i registi Luca Fortino e Riccardo Cannella, fondatore della Cinnamon production, e ancora i docenti Giovanni Isgrò dell’Università di Palermo, Giorgio Martini, cofondatore della Cineteca di Bologna che insegna a Roma Tre come Giovanni Pignatone, docente a contratto e documentarista. Pignatone in particolare si occuperà tra le altre cose della conservazione degli audiovisivi attraverso la digitalizzazione, un processo «fondamentale per mantenere viva la memoria – spiega il docente – come con gli home movies girati in 8 millimetri. Si potrebbero realizzare ad esempio festival o documentari sulla vita dei palermitani o dei siciliani. Attraverso le testimonianze raccolte dai cosiddetti filmini, per lo più scorci di vita quotidiana, si potrebbero raccontare i quartieri di Palermo del passato. O, ancora, organizzare dei veri e propri festival di quartiere mostrando ad esempio San Lorenzo prima del Sacco di Palermo o com’era Borgo Vecchio prima del boom economicoFilmland, quindi, potrebbe essere il trampolino di lancio per la produzione di nostri documentari». 

Ma il progetto guarda oltre l’orizzonte strettamente siciliano. Uno dei punti forti della collezione Cantone sono i 400 pezzi del fondo Stanley Kubrick, che con la Sicilia in senso stretto ha poco da spartire. Alcuni di questi però hanno costituito l’apparato iconografico del libro Le carte di Kubrick, edito da Enzo Sellerio. Si tratta di una collezione di manifesti, locandine, fotobuste, brochure e altri materiali promozionali provenienti da tutto il mondo, prodotti per i film di Kubrick, spesso sotto la supervisione del regista stesso. Una collezione esposta per più di un mese con successo nel 2011 in una mostra al MAV – Museo Archeologico Virtuale di Ercolano alla presenza di Enrico Ghezzi, ma che in Sicilia non ha ancora trovato un’occasione di allestimento. In parte la realizzazione del volume è stata finanziata dalla Regione Sicilia. «Del libro sono state vendute tutte le copie, un successo editoriale. Sellerio ebbe l’idea di mettere un’arancia nella copertina, cosa che creò un collegamento diretto tra il celebre film del regista Arancia Meccanica e la nostra terra», racconta Cantone.

«Questa è la dimostrazione – aggiunge – che le iniziative non devono essere legate soltanto a un aspetto sociologico della cultura». Inoltre in Italia «non esiste un corpus di materiali che riguardino il rapporto fra cinema e letteratura. Per anni il cinema stesso prima che diventasse digitalizzato, veniva per esempio raccontato anche attraverso la forma del cinelibro». Il libro cinematografico, infatti, racconta ancora il regista, è stato il feticcio privilegiato di quelle generazioni di spettatori a cui la tecnologia non aveva ancora offerto l’opportunità dell’home video e delle cinepiattaforme digitali. «Un tempo possedere un romanzo con le immagini del film significava possedere quel film, i suoi paesaggi e soprattutto i suoi divi. Accanto al corpus dei cinelibri ho raccolto tutte le edizioni di romanzi e racconti che hanno ispirato film o che sono stati tratti da sceneggiature cinematografiche. Per fare qualche esempio, oltre alla primissima edizione di Via col Vento, ho tutte le sue varie edizioni. La stessa cosa ho fatto con Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, così come altri centinaia di romanzi-cardini tradotti cinematograficamente».

Palermo, del resto, vanta un nutrito numero di cineasti, da Franco Maresco e Daniele Ciprì a Giuseppe Tornatore e Roberto Andò. Con il Filmland studio «laddove ci sarà il bisogno di materiali specifici legati al cinema per una rassegna o una mostra – spiega Cantone – non ci si dovrà per forza rivolgersi al museo del cinema di Torino o al centro sperimentale di Roma o alla Cineteca di Bologna. Anche se restano enti con i quali è nostra intenzione interloquire, insieme ad altre realtà palermitane presenti, se ci sarà un ascolto e una riposta da parte delle istituzioni. Perché nulla è gratuito, tutto ha dei costi, anche nel mondo della cultura. Si sveglino i politici e i responsabili delle istituzioni. Molti non sanno che in America e in generale nelle patrie del privato, i musei e i teatri hanno contributi pubblici».

Cantone prosegue, lanciando una sorta di appello alle istituzioni affinché investano in iniziative come questa: «Spesso si pensa che tutto si muova con il contributo privato, delle fondazioni, ma in realtà questo nasce dalla defiscalizzazione, quindi da un impegno da parte dello Stato che toglie le tasse se investi nella cultura. L’imprenditore che produce carne ha interesse a investire nel settore. Sia chiaro a tutti quelli che pensano che sia fuori moda parlare di contributi pubblici. Tutto questo è una sorta di alibi. Bisogna uscire dal provincialismo che caratterizza ancora la realtà siciliana. Ci sono delle iniziative serie ma la cultura non è uno specchio: la nostra cultura è aperta all’Europa. Questa apertura garantisce lo scambio e l’interesse verso questo tipo di iniziative». Sono stati avviati i primi contatti con le istituzioni ma ancora il progetto necessita per essere realizzato di una sede e dei finanziamenti. Tra le prime attività che verranno portate avanti dal gruppo di lavoro c’è una pagina Facebook del Filmland studio dove verranno condivisi pezzi provenienti dalla collezione Cantone e verrà organizzato un nuovo convegno che racconti sistematicamente i materiali legati alla novellizzazione e ai paratesti cinematografici. 

Stefania Brusca

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