La scena è praticamente la stessa da questa mattina in tutti i supermercati della città: lunghe file di persone, con carrello e mascherina, in attesa del proprio turno per entrare e fare la spesa. Agli ingressi a monitorare la situazione ci pensano gli addetti o guardie giurate. Si entra singolarmente o a gruppi di dieci, massimo venti persone in base a quanto è grande l’attività o l’affluenza alle casse, ma prima bisogna sempre aspettare l’uscita dello stesso numero di clienti. L’obiettivo generale è quello di accaparrarsi più rifornimenti possibili: pasta, latte, zucchero, farina e tantissime bottiglie d’acqua. Una vera e propria psicosi che viene giustificata in coro dalle ultime misure del governo che hanno trasformato l’Italia in un grande territorio arancione in cui bisogna limitare al massimo gli spostamenti ma che non impone chiusure ai punti vendita di generi alimentari.
Al supermercato SuperConveniente di via Felice Fontana tutte le casse lavorano da ore a pieno regime e i clienti si mettono in coda uno dietro l’altro. Per fare la spesa non bisogna starci molto perché il direttore scandisce al microfono, a ritmo costante, l’invito ad accelerare le operazioni tra gli scaffali per dare la possibilità a chi è in fila di entrare. Nella vicina Lidl la scena è la stessa ma gli ingressi sono più lenti. Identico copione nei supermercati Eurospin e alla Coop di Gravina di Catania. Ma tutto questo ha senso? A chiare la questione è Andrea Passanisi, presidente di Coldiretti Catania.
«Vivere rispettando le ultime direttive non significa assalire i supermercati – spiega al telefono a MeridioNews – Il consiglio è quello di fare la lista della spesa per avere un criterio e comprendere ciò che serve oggi o domani. Insomma andare al supermercato per l’ordinaria necessità come sempre e senza psicosi. Le merci – aggiunge – non hanno le limitazioni che hanno le persone. Non c’è nessun blocco. Il trasporto alimentare non ha subito alcun divieto, il semaforo è verde. Ammassarsi a fare la spesa non ha senso. Si corre anche il rischio di sprecare».
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