Coronavirus, cosa fare se si sospetta il contagio Le regole da seguire per chi presenta i sintomi

Il decreto #Iorestoacasa, firmato ieri sera dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, stabilisce anche cosa deve fare chi sospetta di avere contratto il coronavirus. L’indicazione è molto semplice e ricalca in tutto e per tutto quanto ripetuto in queste settimane dal ministero della Salute, dagli assessori regionali alla Sanità e dalle Aziende sanitarie e ospedaliere. «Ai soggetti con sintomatologia da infezione respiratoria e febbre (maggiore a 37,5 gradi) è fortemente raccomandato di rimanere nel proprio domicilio e limitare al massimo i contatti sociali, contattando il proprio medico curante».

Non bisogna, dunque, né recarsi al pronto soccorso né andare dal proprio medico di base o alla guardia medica. Se si sospetta, o semplicemente si teme, di avere contratto il Covid-19, bisogna usare il telefono. Se il medico generico non dovesse riuscire a rispondere per tempo alla chiamata, la Regione Siciliana ha creato un numero verde che è stato messo a disposizione di tutti i cittadini: 800 458787. Sarà il personale che risponderà a indicare ulteriori contatti telefonici utili o a spiegare al cittadino quale comportamento tenere.

Nel caso in cui i sintomi del cittadino, i contatti che esso ha avuto, il luogo in cui risiede o lavora, dovessero destare sospetti, la palla passa all’Azienda sanitaria provinciale del territorio di riferimento. È bene precisare che ogni cittadino che è risultato positivo al coronavirus ha compilato una lista delle persone che ha incontrato e ha spiegato al personale sanitario i luoghi che ha frequentato dal momento in cui ha manifestato i primi sintomi. A Catania l’Asp si è occupata di raggiungere telefonicamente queste persone e metterle in quarantena domiciliare se asintomatiche. Nel caso in cui qualcuno di loro abbia manifestato sintomi durante o prima dell’isolamento imposto, è stato eseguito il tampone orofaringeo per verificarne la positività al test.

Il tampone viene eseguito, in casa, solo sulle persone che presentino sintomi compatibili con il coronavirus (su tutti: febbre e tosse) o su quelle che abbiano avuto contatti diretti con i Covid-19 positivi o che svolgano lavori particolarmente delicati. Quest’ultimo, per esempio, è il caso dei lavoratori dell’Azienda sanitaria provinciale in servizio negli stessi luoghi in cui due colleghi sono risultati positivi. O quello dei due medici in servizio nell’ospedale di Enna e in quello di Sciacca, anche loro contagiati dal virus. Ai positivi, infine, è fatto divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora qualora è lì che debbano trascorrere il periodo di «isolamento domiciliare fiduciario», che dura 15 giorni.

Luisa Santangelo

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