Con quell’aria scanzonata, di non volersi mai prendere sul serio, ne dicono di cose, e serie, Salvo Ficarra e Valentino Picone, al cinema Arlecchino per presentare la loro ultima fatica, L’ora legale, in anteprima per la stampa palermitana. Il loro film «più corale», dicono, con un centinaio di attori coinvolti, ciascuno con una parte, piccola o grande, che racconta un pezzo dell’Italia e della Sicilia: c’è la Chiesa, ci sono i politici arraffoni, ci sono i “poteri forti”, ci sono i furbetti e gli abusivi, e c’è la mafia che osserva tutto da lontano, silenziosa.
È il loro film più politico, si potrebbe aggiungere. Di una politica che investe tutti e non riguarda solo chi comanda, ma il rapporto di ognuno con la comunità e con la propria idea di onestà e, appunto, legalità. Perché i veri protagonisti della pellicola sono i cittadini dell’immaginario paese siciliano di Pietrammare, ricalcato sullo sfondo di Termini Imerese: indignati e sempre pronti a lamentarsi, ma quando si tratta di mettersi in gioco in prima persona, beh… il discorso cambia.
«Borsellino diceva che la rivoluzione inizia con una matita dentro la cabina elettorale – attacca Ficarra -. Però non può fermarsi lì». «L’impegno di ognuno di noi non può esaurirsi al voto – aggiunge Picone -. Dobbiamo indignarci, controllare, partecipare. Non credo che la Sicilia sia irredimibile: per fortuna, grazie all’impegno di alcuni, e qualcuno ci ha anche rimesso la pelle, la Sicilia è andata avanti, è migliorata. Manca ancora uno scatto, però, alla Sicilia e all’Italia, un impegno che deve venire dal basso. Non possiamo prendercela sempre con i politici: lo scatto di orgoglio deve venire da noi». In questo senso il film «non è affatto assolutorio – sottolinea ancora Ficarra -. È un film comico che racconta l’Italia e la Sicilia. La nostra terra è stata troppo spesso maltrattata».
Oltre a Ficarra e Picone, proprietari di un piccolo chiosco di bibite nella piazza principale di Pietrammare, al centro della trama ci sono Gaetano Patanè (interpretato da Tony Sperandeo), storico sindaco e gran maneggione, avvezzo al do ut des, e Pierpaolo Natoli (che ha il volto di Vincenzo Amato), un professore cinquantenne, sceso nell’agone politico per la prima volta, sostenuto dalla figlia e da uno sparuto gruppo di attivisti che invocano il cambiamento. Nel mezzo il “popolo”, che vive, o meglio si lascia vivere, in un perenne stato di precarietà e di illegalità. Quando scocca, puntuale come l’ora legale, il momento delle elezioni, però, a sorpresa vince Natoli.
Attenzione: riferimenti a questa o a quella vicenda politica nella trama non ce ne sono (con una gustosa eccezione che non sveliamo per non bruciare una delle gag migliori). «Più di una volta abbiamo dovuto modificare la sceneggiatura – racconta il duo comico – perché altrimenti la cronaca rischiava di somigliare troppo alla nostra storia». Quando si dice che la realtà supera la fantasia… Nel cast anche Leo Gullotta (padre Raffaele), Sergio Friscia (il vigile Gianni), Antonio Catania (il vigile Michele), Eleonora De Luca (Betti, la figlia di Natoli), Ersilia Lombardo e Alessia D’Anna (mogli di Salvo e Valentino), Francesco Benigno (un parcheggiatore abusivo) e Paride Benassai (il proprietario di un ristorante). La pellicola sarà nelle sale dal 19 gennaio.
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