Trent’anni, una militanza iniziata a 13 anni nei Democratici di sinistra, una laurea con 110 e lode in Relazioni internazionali conseguita a Bologna, un’esperienza al Cairo durante la Primavera araba e la conoscenza di quattro lingue. È questo l’identikit della candidata dei Coraggiosi alla presidenza del Pd siciliano: Giulia Beninati. A presentarla stamani in un affollato quartier generale in via Principe di Belmonte è stato Fabrizio Ferrandelli, inaugurando la sede del suo nuovo movimento. Il “ribelle” del Pd, che, in rotta con il presidente della Regione Rosario Crocetta e con le scelte dei democratici che sostengono il governatore, ha deciso di dimettersi dalla carica di parlamentare all’Assemblea regionale siciliana dopo l’arresto di Matteo Tutino, lancia la sua sfida. Al partito e al territorio.
«Oggi chiediamo al Pd due scelte di coraggio – dice -: porre fine immediatamente alla legislatura e scegliere la competenza all’appartenenza eleggendo Giulia presidente del Pd in Sicilia». Perché per Ferrandelli occorre contagiare «con il nostro coraggio un partito pieno di paure, che non riesce ad osare e guardare oltre. Non è più il tempo dei caminetti e delle decisioni prese nel chiuso delle stanze dei dirigenti. Occorre ripartire dal territorio e a Crocetta chiediamo di fare un passo indietro e di dimettersi per il bene della Sicilia».
Per l’ex candidato a sindaco di Palermo «Giulia rappresenta in pieno quello che noi vogliamo fare: unisce alla passione politica la competenza ed è il volto credibile e competente di cui il partito oggi ha bisogno». Un’iniezione di novità in un Pd, che «non gode di buona salute, soprattutto tra i dirigenti, ma che può ritrovarla proprio partendo dalla base». E le risposte dal territorio sembrano arrivare. Almeno secondo Ferrandelli. «Sono tantissime le adesioni al movimento, soprattutto di under 40. Ad Enna è stato aperto già un comitato ed insieme a Messina e Catania sono le province più “reattive”».
Accanto a Ferrandelli a brindare all’inaugurazione del quartiere generale dei Coraggiosi c’è lei. Occhiali, minuta e un gran sorriso. «Mi sono emozionata tantissimo in queste ultime ore – dice Giulia ai cronisti -. Perché? Perché ho capito che si può tornare a fare buona politica. Al Pd sono iscritta da una vita, da prima ancora che nascesse e al partito non ho altro da offrire che la mia militanza e la mia competenza. E l’esperienza fatta all’estero, che penso possa essere un valore aggiunto per la Sicilia». Perché Giulia è uno dei tanti cervelli in fuga, che però nell’isola ha deciso di ritornare. Con la testa sui libri e il cuore e le radici salde in Sicilia, dove è iscritta sempre nello stesso circolo da una vita: il Vittorio Foa a Messina. Si occupa di europrogettazione e cura le relazioni esterna di una società messinese che opera nel settore teatrale e cinematografico.
«Vogliamo ritrovare il collegamento tra la testa, la dirigenza del Pd, il Pd delle Istituzioni, e il suo cuore, i circoli, i quartieri, la parte più viva, il territorio, che in questo momento soffre – dice -. Nel 2013 il Pd è arrivato secondo rispetto ai Cinque Stelle con un’astensione preoccupante. È a questa gente, ai delusi che dobbiamo parlare». Ma l’analisi dei dati passa anche attraverso le cifre impietose dei fondi europei non spesi: «1,7 miliardi di risorse perdute a fronte di un debito di 8 miliardi e di una spesa sanitaria che si attesta al 50 percento. C’è tanto da fare e io penso che la mia esperienza all’estero possa essere un patrimonio da sfruttare».
«Il percorso è coerenza, territorio e cambiamento – aggiunge -. Coerenza è il coraggio di guardare la realtà assumendosi la responsabilità di cambiare anche posizione. Il territorio è il cuore pulsante del Pd, i suoi iscritti e i simpatizzanti che non dobbiamo lasciar soli. Il cambiamento è coerenza e territorio proiettati dentro il partito attraverso le sue risorse migliori che percorrono ogni giorno i sentieri della società siciliana».
A stretto giro di posta arriva la replica della segreteria regionale del partito. Che stoppa la “scalata” al partito sul nascere. «Proporre Giulia Beninati alla presidenza dell’assemblea Pd è un’ottima scelta ed è coerente con il profilo di rinnovamento che il Pd siciliano sta perseguendo – spiegano i dirigenti dem -. C’è solo un piccolo problema: non è componente dell’Assemblea regionale e ciò la rende incandidabile. È come se si proponesse presidente della Camera una persona che non è deputato nazionale».
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