Capace di intendere e di volere. Così è stato giudicato dopo la nuova perizia psichiatrica Paolo Cugno. Il 28enne di Canicattini Bagni (in provincia di Siracusa) è accusato di avere ucciso a coltellate la compagna 20enne Laura Petrolito, durante la notte dello scorso 17 marzo e di avere provato poi a occultarne il cadavere all’interno di un pozzo artesiano di contrada Tradituso, zona di campagna a nord del centro abitato. Su istanza del legale il giovane, nonostante l’opposizione del pm, è stato ammesso al rito abbreviato condizionato e il nuovo esame è stato affidato al professore Filippo Drago dell’Università di Catania.
Lo specialista, nominato dal giudice dell’udienza preliminare Carla Frau, nella relazione che ha consegnato lo scorso 8 marzo, ha scritto che Cugno all’epoca dei fatti era in condizione di intendere e volere e anche oggi «non presenta segni o sintomi inquadrabili in specifiche patologie psichiatriche». Una relazione che conferma quanto emerso, durante lo scorso giugno per l’incidente probatorio, dopo la perizia psichiatrica eseguita dal professor Antonino Petralia.
«Anche questa è una relazione che fa acqua da tutte le parti», afferma a MeridioNews l’avvocato difensore di Cugno Giambattista Rizza, che ha ribadito come «i nove medici, che in passato hanno avuto in cura il mio assistito, gli hanno diagnosticato una forma di schizofrenia». Inoltre, nella sua tesi difensiva il legale ha fatto riferimento al trattamento sanitario obbligatorio subito da Cugno nel 2014 «che poi è stato ricoverato per circa 15 giorni, prima di essere indirizzato al servizio di igiene mentale».
Intanto, nell’udienza prevista per domani dovrebbe arrivare la sentenza perché, altrimenti, il 28enne dovrebbe essere rimesso in libertà per il sopraggiungere della scadenza dei termini di custodia cautelare. «Faremo le nostre critiche alla perizia fatta da questo professore – dice Rizza – ma è chiaro che nessun gip lo potrà assolvere. Per questo, dopo la sentenza, sicuramente faremo appello». Il 28enne, per il momento, resta nel carcere di Cavadonna dove è sorvegliato a vista.
Poco dopo il delitto, i sospetti si concentrarono subito su Cugno. Dopo un lungo interrogatorio, arrivò la confessione senza pentimento. Ad attenderlo fuori dalla caserma di via Vittorio Emanuele ci fu una folla inferocita. «Il delitto è avvenuto nell’ambito di un rapporto travagliato – aveva spiegato il procuratore di Siracusa, Francesco Paolo Giordano – contrassegnato da tempo da litigi e da un tasso di gelosia elevato. Potremmo parlare di un caso di violenza progressiva».
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