«Siamo ex operatori Cosmed, Almaviva, Wind. Possediamo attestati e certificazioni di tutti i tipi, Microsoft e Windows, Office administrator e Client system administrator. Abbiamo le competenze per gestire la nuova generazione di reti. Siamo una forza del territorio. Chiediamo di essere contattati da chi viene a investire a Palermo. Dopo due anni di porte chiuse in faccia, rivendichiamo il diritto di poter sfamare i nostri figli». Giovani, laureati e disoccupati, per parafrasare il noto film di Ben Stiller. Sono i 15 lavoratori, undici donne e quattro uomini tra i trenta e i quarant’anni, che hanno scritto un appello, raccolto da Cgil Palermo e Slc Cgil.
Sono operatori di It (information technology), più della metà con la laurea e master in tasca, cresciuti col lavoro precario offerto dai call center sbarcati in massa a Palermo vent’anni fa. Proprio i call center, quello che doveva essere uno dei nuovi mestiere del futuro, avevano investito su di loro,formandoli e qualificandoli. E dopo un lungo e faticoso percorso di formazione fatto assieme agli altri colleghi del call center non sono rientrati nei processi di stabilizzazione. Fuoriusciti dal bacino Wind, rimasti senza lavoro e senza stipendio, chiedono che le loro professionalità vengano valorizzate, che le aziende che continuano ad aprire sedi di call center a Palermo li cerchino, che non venga vanificato l’investimento fatto sulle loro vite.
Cgil Palermo e Slc rilanciano il grido d’allarme invocando l’intervento delle istituzioni. «Chiediamo all’amministrazione e alla Regione – dicono il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo e il segretario generale Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso – di farsi interprete di questa disponibilità. C’è un fabbisogno di personale formato che non viene preso in considerazione e non possiamo assistere al paradosso che le aziende arrivano a Palermo e non assumono. Il mondo dei call center può risollevarsi dalla crisi solo costruendo nuove professionalità. A Palermo c’è un mercato che chiede lavoratori altamente specializzati. Bisogna fare incontrare la domanda e l’offerta».
Per Renato Di Fede, responsabile Telecomunicazioni di Slc Cgil Palermo, quello che è importante è «conoscere i piani di sviluppo delle aziende che investono a Palermo nel settore. Abbiamo qui – sostiene ancora il sindacalista – un gruppo di lavoratori qualificati nel settore dell’information technology, che rappresenta il mestiere nobile e del futuro. Sappiamo che le aziende che vengono a investire da noi cercano queste competenze. Chiediamo che venga assunto il personale esistente a Palermo. Qui si sta creando un problema sociale. I lavoratori sono feriti».
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