«La farmacia è un bene comune, ma è anche conveniente e va difesa». Così Roberto Tobia, presidente di Federfarma Palermo-Utifarma, a nome di 329 titolari di farmacia aderenti all’associazione di categoria, lancia un appello ai cittadini. A sostegno di un settore che nel capoluogo conta 800 collaboratori, senza considerare l’indotto. La minaccia, secondo i farmacisti, viene dal tentativo di inserire nel ddl Concorrenza, al voto in questi giorni in Senato, la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C – e cioè quelli a pagamento e con obbligo di ricetta medica – anche nei supermercati. «Questa riforma si limiterebbe a spostare sotto la sfera di interessi esclusivamente commerciali un settore che vale in Italia 2,3 miliardi di euro», rispondono i farmacisti, rivendicando la responsabilità etica della loro professione.
E sottolineando come la manovra potrebbe non portare a un risparmio per i cittadini. «Dal 2006 al 2013 è aumentato il consumo di farmaci da banco venduti presso parafarmacie e supermercati, dove questi prodotti hanno subito un aumento di prezzi complessivo di 200 milioni di euro, pari ad una maggiorazione di prezzo del più 9,7 per cento – spiegano citando di dati dell’Agenzia italiana del farmaco subito dopo la liberalizzazione dei farmaci da banco – Nello stesso periodo, invece, nelle farmacie si è verificata una riduzione di consumo di medicinali di fascia C (meno 15,7 per cento) e i farmacisti hanno pure abbassato i prezzi del 3 per cento».
«La liberalizzazione della fascia C sarebbe un colpo che metterebbe a rischio la già difficile sostenibilità del sistema farmacia in Italia e soprattutto in Sicilia – dichiara Tobia – Trovo assurdo che la salute possa essere oggetto di concorrenza. Chi vuole sostituire la farmacia col supermercato, ricordi che sostenere il profitto dei grandi gruppi commerciali farà venire meno uno storico baluardo di professionalità, qualità dell’assistenza, tutela massima della salute e oculata politica dei prezzi».
«Abbiamo presentato un emendamento per coprire fino al 50 per cento le spese dei cittadini…
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