Come previsto, è stata rinviata la requisitoria dell’accusa nel processo per disastro ambientale e gestione non autorizzata di discarica all’interno dell’ex facoltà di Farmacia. I legali di sei degli otto imputati hanno aderito all’astensione indetta dall’Unione camere penali dal 16 al 20 settembre così, per appena un giorno, Lucio Setola – il pm che dal 2008 segue la vicenda del cosiddetto laboratorio dei veleni – non potrà concludere il percorso intrapreso. Il magistrato, infatti, è passato al ruolo giudicante e da domani prenderà servizio a Potenza. Quella che doveva essere la giornata in cui tirare le fila, sostenere l’ultimo atto, si chiude con il saluto al collegio e ai colleghi fuori dall’aula. E poi il lungo abbraccio con Maria e Olindo Annino, i genitori di Agata, la dottoranda morta nel 2005, che dall’istituzione del processo seguono ogni udienza.
Ad astenersi sono stati i difensori di Paolo Bonina, Antonino Domina, Fulvio La Pergola, Lucio Mannino, Giovanni Puglisi e Giuseppe Ronsisvalle. Gli avvocati degli altri due imputati – Marcello Bellia e Franco Vittorio – non hanno partecipato alla protesta, così come i rappresentanti dell’ateneo, responsabile civile e parte offesa nel procedimento. Il presidente del collegio, Ignazia Barbarino, ha dunque fissato per il 20 dicembre la prossima udienza, quando verrà ufficialmente chiusa la fase dibattimentale e potrà svolgersi la requisitoria dell’accusa.
Nonostante la sospensione dei termini di prescrizione, l’intenzione più volte ribadita è quella di continuare il ritmo serrato fatto di due udienze mensili. Il lungo rinvio si è reso necessario per permettere al nuovo incaricato di prepararsi a ricapitolare un’indagine partita dal memoriale di Emanuele Patanè e dalla denuncia anonima che hanno portato al sequestro dell’edificio 2 della cittadella universitaria. «Il sostituto è in via di individuazione – spiega Setola – Ci sentiremo con il collega, prepareremo la requisitoria a quattro mani, è una cosa normale», continua, sottolineando come spesso i tempi della giustizia seguano altri ritmi. «Sarà anche la scusa per tornare più spesso a Catania», promette.
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