Non sono un recensore, posso cercare nella memoria le immagini che più mi hanno colpito, le impressioni di quella visione, e provare a comunicarle, a confrontarle con quelle di altri spettatori…e la prima impressione fu di assistere a un’opera di poesia…ti allunghi sulla sedia al cinema, nel buio, e vedi immagini che fluiscono con un ritmo lento, la musica si fonde alla visione, il silenzio si alterna alla musica, ai dialoghi, ai rumori, e tu provi la sensazione di immergerti in una dimensione in cui il rapporto con la realtà (perché ciò che vedi è reale, donne, uomini, automobili, case, città…) non ha più la consistenza normale…ci sei dentro, partecipi, e…nello stesso tempo sei fuori, davanti a un quadro, a tanti quadri…per esempio ci sono un uomo e una donna che fanno l’amore, ma è un’immagine, una composizione di linee, di bellezza assoluta, come un quadro, da cui poi la visione si allontana, esplora lo spazio circostante, in cui quella immagine, la nitidezza di quella composizione di linee, è isolata, in un’aria di vetro arida (provo a citare un poeta, e questo è Montale che i lettori di Step1 certamente hanno riconosciuto, perché mi aiuti a trovare il senso della frase che ho detto: assistere a un’opera di poesia), la banalità di tetti e terrazze su cui vengono montate antenne televisive…la visione non si stacca dalla realtà osservata, compie un giro, torna a quella donna e quell’uomo…e io vi confesserò che ho provato una certa commozione…e anche ora a ricordarla quella scena mi sembra assai forte…penso che la bellezza formale sia densa di contenuto…quei due che fanno l’amore in silenzio, come figure di un quadro, e quelle antenne sui tetti…se fossi un recensore sarei capace di svolgere pensieri sulla comunicazione tra esseri umani…la ricerca di una possibilità di comunicazione… intensità massima di rapporto senza parole…realtà invisibili, come onde da captare… freddezza della tecnologia che invade lo spazio e la mente degli uomini con parole, immagini, suoni…ma non sono un recensore sono solo uno spettatore che si è lasciato trasportare dal ritmo di quelle immagini, forse era la sera giusta, chissà, forse per la persona che mi stava accanto…quella città vista dall’alto, la presenza degli uomini nel mondo in un agglomerato urbano enorme, caotico, mostruoso, che diventa anch’essa composizione, di punti luminosi e tinte scure …fare poesia dell’assenza di poesia che c’è in un distributore di benzina, un non-luogo, come usa dire, del vivere contemporaneo a cui corrisponde la follia di credenze che tengono gli uomini prigionieri di paure ancestrali…fare poesia dell’indifferenza di una donna che dissipa la propria bellezza in un vuoto di affetti… fare poesia della distruzione di un uomo che precipita nella follia…con accanto una donna che sembra l’incarnazione mostruosa di una dea madre preistorica… e intanto parlare del presente, di realtà politiche, delle “grandi” istituzioni che gravano come cieli di piombo sulla vita degli esseri umani: l’esercito, la chiesa…ma non sono un recensore e quindi non svolgo i pensieri che questo film potrebbe suscitare ma saluto i lettori di Step1 offrendo quattro citazioni di Reygadas tratte da una intervista (pubblicata sul Manifesto) dopo l’uscita del film:
“Però Battaglia nel cielo non è un film “politico” in senso tradizionale, la battaglia è interiore…
Così la scena iniziale del pompino, per me è un sogno, riguarda l’inconscio e nel movimento alternato della macchina tra un uomo e una donna c’è il genere umano. Sul viso della donna passano il desiderio, il mistero, non è questione di comunicazione…
Ha un valore sociale oltre che erotico, non si tratta di pornografia. Non ho mai pensato di iniziare il film con un pompino per scandalizzare. Ogni istante di quella scena che torna nell’ultima immagine è filmato come un atto d’amore o un’immagine religiosa, la ragazza succhia il pene dell’uomo e piange. Lui resta immobile. È tristezza o è piacere? Non lo sappiano, la sola cosa certa è che la comunicazione tra i due è impossibile. Penso che lo spettatore sia più intelligente e comprenda il mistero che c’è in quelle scene senza pensare allo scandalo…
…ho scelto la donna che interpreta la moglie di Marcos perché mi sembrava stupenda col suo viso di pietra e quel corpo enorme, quasi mostruoso ma con una sua fortissima umanità. Il corpo per me esprime un pensiero, è comunicazione e conoscenza.”
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