Lacuna Coil – Karmacode

LACUNA COIL – KARMACODE

(2006, Century Media)

 

TRACKLIST:
1 Fragile
2 To The Edge
3 Our Truth
4 Within Me
5 Devoted
6 You Create
7 What I See
8 Fragments Of Faith
9 Closer
10 In Visible Light
11 The Game
12 Without Fear
13 Enjoy The Silence

I quattro anni successivi all’uscita dell’osannato “Comalies” (2002) sono stati un periodo decisamente fortunato per il sestetto milanese dei Lacuna Coil: il successo planetario dovuto alla sopravvenuta fama sul suolo statunitense, il lunghissimo tour che ha registrato il sold out quasi in ogni tappa, l’ingresso dal portone principale nel grande castello dell’heavy-metal mondiale e soprattutto la ribalta del grande carrozzone dell’Ozzfest del diabolico Ozzy Osbourne (che ha personalmente voluto partecipassero al festival da lui organizzato), un attestato di stima da parte dei più blasonati colleghi che vale molto più di qualsiasi recensione positiva da parte della critica specializzata.

Difficile dunque per la band meneghina pubblicare il proprio quarto full lenght, sperando di poter fare meglio che in passato e nella fattispecie meglio dell’album del 2002. Ma i Lacuna Coil hanno pensato e operato in grande, e così Karmacode è nato e cresciuto fra le mani, oltre che della band, di numerose personalità di spicco della musica internazionale: mixato da Ronald Prent (già con Rammstein ed Iron Maiden, fra gli altri), co-prodotto da Waldemar Sorychta e masterizzato da Darcy Proper (R.E.M. e Porcupine Tree fra i suoi assistiti), il tutto presso i prestigiosi Galaxy Studios (siti in Belgio). Con un simile “curriculum” è dunque lecito, prima di prestare l’orecchio ad un primo ascolto dell’album, avere grosse aspettative al riguardo.

E le aspettative vengono tutte rispettate in pieno una volta premuto il tasto play del lettore cd. La prima caratteristica che risalta è l’indiscutibile appartenenza del prodotto al produttore, i tratti distintivi che hanno decretato il successo dei Lacuna Coil ci sono tutti, la componente gothic e sentimentale, i ritornelli mainstream, la sessione ritmica metallara, i micidiali riff di chitarra e soprattutto l’inconfondibile voce di Cristina Scabbia, ormai vera regina del panorama metal. Ma “Karmacode” è anche un album vario e volutamente ricercato in tutte le sue componenti: le atmosfere orientali del singolo di lancio Our Truth (già presentato nella soundtrack di “Underworld: Evolution”) avvolgono il brano in un languido velo sonoro; il basso nu-metal, preso in prestito dai Korn o dagli ultimi System Of A Down, si ascolta nitidamente in brani come Fragments Of Faith e What I See (la “Heaven’s A Lie” di “Karmacode”); la ballad Within Me e l’estatica You Create rappresentano invece i momenti slow dell’album.

Si trovano a chiusura le due mosse che non ti aspetti: il testo in italiano di Without Fear ricorda al mondo le origini dei Lacuna Coil, mentre sorprende la cover di Enjoy The Silence dei Depeche Mode che, nonostante possa dirsi ben riuscita, appare un eccesso evitabile a favore di un altro inedito. Se si vogliono comunque cercare punti deboli, li si può a fatica trovare in Devoted e The Game, brani meno ispirati che mantengono comunque un buon livello compositivo.

Novità di “Karmacode” è poi il minore spazio concesso al vocalist Andrea Ferro, sono diminuiti gli intrecci canori fra lui e Cristina Scabbia, e la band sembra avere deciso di puntare fermamente sulla voce di quest’ultima per farne il proprio marchio di fabbrica. Concludendo, i retaggi gothic da sempre background dei Lacuna Coil, il pop-rock accessibile di alcuni episodi, il substrato metal e i nuovi ma non eccessivi influssi nu-metal, fanno di “Karmacode” il degno seguito di “Comalies”, e innalzano i Lacuna Coil fra i maggiori esponenti europei del loro genere. Continuando così, il confronto coi mostri sacri americani non li vedrà soccombere per sempre.

Emanuele Brunetto

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