Faq Italia: questione di pronuncia

Faq è acronimo inglese per “frequent asked questions” e designa le domande che, entrando in un sito internet, solitamente si è inclini a fare, in relazione alla natura, agli scopi, alle opportunità connesse col medesimo. Vai su un sito di escort londinesi, clicchi su “faq” e vieni a sapere che a Londra è legale accompagnarsi, dietro remunerazione, a una signorina, che devi lasciarle un recapito telefonico, che proprio la escort scelta si materializzerà e non la sua brutta copia.

Bompiani pubblica la collana “Faq Books” e Francesco Merlo firma “Faq Italia”. Chissà perché, ma proprio non si riesce dissociare “faq” da “fuck”. Si perdoni la malizia.

Il libro di Merlo, giornalista della batteria di fuoco di Repubblica, esplora l’Italia contemporanea, tra riferimenti letterari (Manzoni, Flaiano, Longanesi, Malaparte), spunti di cronaca recente o più remota, ritratti di personaggi emblematici della contemporaneità (Bossi, Ratzinger, Sordi, Gassman…) o del Risorgimento (Cavour e Garibaldi). Il suo sguardo è tanto più profondo perché è quello di un italiano di stanza a Parigi. Riesce così a captare le peculiarità italiche in giro per il mondo e come il mondo le vede.

Certi ritratti sono illuminanti, hanno la precisione di un abito confezionato in maniera ineccepibile. Due esempi su tutti: Buttiglione e Grillini. Scrive Merlo l’uno è «il rovescio e il compare dell’altro… Grillini è l’omosessuale come se lo immagina Buttiglione, il quale è il cattolico come se lo immagina Grillini» (p. 122 e sg.).
Sempre su Buttiglione – forse il politico-filosofo testimonia di un’italianità fortemente rappresentativa – : «incarna un altro ossimoro, il tipo tutto italiano del talebano mite» (p. 124).

Molti “ismi” passano sotto la lente di ingrandimento dell’autore: familismo, trasformismo, servilismo, razzismo. E l’evoluzione del nostro Paese è ripercorsa attraverso alcune “figure”, in senso hegeliano, della nostra realtà storica: mafia, cattolicesimo, Brigate rosse. Merlo non si propone si ricomprendere in unità la complessità quale appare dai nostri costumi, dai nostri vezzi, dai tic, dalla nostra televisione, dalla nostra industria culturale, dalla politica. Tanto più che spesso siamo stati avanguardia di modelli politici e laboratorio di assetti sociali da esportazione (fascismo e mafia sono nostre invenzioni).

La complessità nazionale rimane tale ed è un elemento indiscutibile della nostra società. Ma specificità forti permangono. E Merlo sembra non dolersene, purché si misurino nella prospettiva del futuro. E il libro significativamente si chiude con il tema della morte, la cui nozione va proprio ridiscussa nel senso di una consapevolezza più moderna e responsabile. “La morte non è la fine” ha titolato uno dei suoi ultimi racconti il più grande scrittore dei nostri tempi: David Foster Wallace.

Umberto Maffei

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