Experia, Manzoni, Giurisprudenza: un lieto fine con riserva

«La lotta paga». Con queste parole i ragazzi del Centro Popolare Occupato Experia fanno un bilancio della questione del mancato sgombero del Cpo e della chiusura della scuola media Manzoni. Il presidio del 1 marzo in piazza Teatro Massimo, contemporaneo all’inaugurazione dell’Anno Accademico al teatro Bellini, è stato quindi un sereno momento di bilanci positivi, ma anche una manifestazione contro gli attacchi al diritto allo studio e sulla situazione del quartiere Antico Corso, dove si trovano tutti i protagonisti di questa storia: il centro popolare, la scuola e la facoltà di Giurisprudenza.

La contesa ha una storia lunga e ricca di colpi di scena. L’inizio risale al 2000, quando la facoltà di Giurisprudenza decide di costruire delle nuove aule nell’area della Purità (dove si trovano il Cpo e la scuola) per tamponare la cronica mancanza di spazi. Degli inaspettati ritrovamenti archeologici però bloccano i lavori. E si salta al settembre 2007, quando tra i punti all’ordine del giorno della riunione del consiglio di facoltà si legge: “Richiesta di acquisizione immobile complesso Purità (ex G.I.L.) alla Regione siciliana”. Il Programma triennale delle opere pubbliche 2007/2008 dell’Amministrazione dell’Università di Catania riporta: “Facoltà di Giurisprudenza – Acquisizione e rifunzionalizzazione Edificio ex GIL – costo 4.900.000,00”.
La notizia sembra essere di dominio pubblico, e gli stessi ragazzi del centro la apprendono attraverso un articolo pubblicato su Universitinforma.

Comincia la mobilitazione, il cui culmine viene raggiunto la scorsa settimana con una serie di comunicati stampa diramati sia dal centro popolare che dall’Ateneo. Il Cpo indice un’assemblea pubblica e una conferenza stampa il 28 e 29 febbraio, e un presidio programmato per giorno 1 marzo. Prontamente l’Università risponde che l’acquisto era stato sì ipotizzato, “ma a questa ipotesi di acquisizione nessun atto concreto è seguito, tanto più che l’attuale amministrazione dell’Ateneo non intende certo sottrarre spazi ad altre istituzioni formative e ad iniziative sociali”.

E quindi? La tregua viene raggiunta venerdì 29 febbraio con un incontro tra una delegazione del Centro Experia, il pro-rettore Antonio Pioletti e il direttore amministrativo dell’Università di Catania, Federico Portoghese. Questi ultimi ribadiscono che “pur dovendo porre rimedio alla carenza di spazi per le sedi delle facoltà e degli uffici, l’attuale amministrazione dell’Ateneo non intende assolutamente entrare in conflitto o in competizione con altre istituzioni culturali e scolastiche o con soggetti attivi nel territorio”.

I ragazzi del centro apprezzano, ma stavolta vogliono essere sicuri: chiedono che il Rettore “si assuma la responsabilità di proporre in Senato Accademico il definitivo ritiro del progetto che avrebbe come conseguenza la chiusura della Manzoni e del Cpo Experia”. Giorno 1 marzo sono quindi scesi ugualmente in piazza, insieme ai ragazzi del Collettivo del liceo classico Spedalieri, per ricordare al Rettore di chiudere definitivamente la faccenda, per festeggiare una vittoria, ma anche per protestare.

Al centro della protesta ci sono il carovita e il problema dell’intasamento del quartiere dovuto agli incredibili livelli di traffico e alla carenza di parcheggi. E soprattutto c’è il caroaffitti: i ragazzi denunciano il costume dei proprietari che preferiscono affittare in nero a studenti, sicuramente ad un prezzo più alto, così che “le famiglie monoreddito non possono reggere la crescita degli affitti dovuta alla presenza di troppe facoltà in quartiere”. Critiche anche al “piano anti-sprechi” del Comune, che intende accorpare alcune scuole ritenute non totalmente funzionanti, provocando però la sparizione di alcuni istituti scolastici proprio in quartieri dove ce n’è più bisogno.

L’Università non viene assolutamente risparmiata, anzi accusata per la probabile introduzione del numero chiuso in alcune facoltà, perché “con la scusa di indirizzare meglio la domanda degli studenti” si vuole creare una sorta di sbarramento per chi non è in possesso di specifiche conoscenze (ad esempio chi ha frequentato un istituto tecnico e volesse iscriversi alla facoltà di Lettere): “Siamo scesi in piazza per rivendicare un diritto di cui nessuno ci può privare: tanto meno chi si appella al diritto allo studio proprio per privarcene”, afferma Erica del Collettivo Spedialieri.

Nel suo intervento conclusivo Antonio del Cpo Experia dichiara: “Una battaglia è stata vinta, grazie alla mobilitazione, ai passaggi sulla stampa, a questo presidio: non c’è stato regalato nulla. La lotta paga e non si deve fermare, perché oggi molte scuole pubbliche sono minacciate di chiusura a Catania. Il piano antisprechi del Comune è un attacco senza precedenti ai diritti dei lavoratori, delle famiglie. La scuola pubblica non è mai uno spreco e noi su questo dobbiamo continuare a fare iniziative pubbliche, dobbiamo continuare questa lotta e dare solidarietà alle famiglie e alle scuole”.

“Uscite dai palazzi, parlate coi giovani…” ha urlato al megafono un passante, forse uno studente: ma le finestre del Teatro Bellini si sono chiuse. Sarà stato per il rumore?

Claudia Campese

Giornalista Professionista dal 2011.

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