Ho imparato a sognare. È la colonna sonora del comizio di Nicola Zingaretti a Catania in piazza Manganelli. Ed è da un sogno, quello di Altiero Spinelli (ritenuto il padre fondatore dell’Unione europea per la sua influenza sull’integrazione europea post-bellica), che vuole ripartire il segretario del Partito democratico che dal palco etneo ribadisce la strategia da mettere in pratica per «salvare l’Europa, cambiandola». Introdotto dal vertice etneo del Pd Enzo Napoli, in una piazza che pian piano si riempie di persone – alcune curiose, altre simpatizzanti – e si colora con qualche bandiera dem e altre dell’Unione europea, il segretario del Pd esordisce parlando della necessità di «ricostruire un’alternativa» per un partito che ha «raccolto l’appello del popolo dando vita a un centrosinistra unito contro chi sta distruggendo l’Italia. Offriremo un progetto valido agli italiani, che non sono polli di allevamento».
Il bersaglio è presto individuato: «Matteo Salvini e Luigi Di Maio litigano su tutto e hanno idee diverse del Paese e nessun progetto di sviluppo», critica Zingaretti che traccia una linea dopo i primi undici mesi di governo giallo-verde. «Cosa troverà tra vent’anni un bambino che sta nascendo in questo momento a Catania? – chiede alla platea il segretario – Se l’Italia continua a essere un posto governato con tweet e selfie, quel bimbo troverà una realtà drammatica: un’Italia distrutta e colonia delle grandi potenze. Per questo – afferma – dobbiamo lottare e mettercela tutta».
E, a proposito di lotta, il riferimento di Zingaretti è subito a Maria Rosa Dell’Aria, la professoressa di Palermo sospesa per il video in cui gli studenti paragonano le leggi razziali di Benito Mussolini alle misure contro l’immigrazione di Salvini. «Noi democratici vogliono vincere queste elezioni perché non permetteremo che venga rimessa in discussione la libertà di pensiero e di espressione perché – dice – siamo consapevoli che in Italia esiste il reato di apologia di fascismo e non di apologia dell’antifascismo. Nessuno si può permettere di rimettere indietro le lancette dell’orologio della storia». Anche se per poco, è lo stesso Zingaretti a fare un passo indietro. «Mio nonno aveva il cassetto dei chiodi – ricorda – che apriva quando era il momento di fare un buco nuovo alla cintura. Nel Dopoguerra si stava peggio di adesso, però, oltre alla fame, c’era un progetto di ricostruzione, la certezza di un futuro migliore. Oggi, invece – continua – i populisti hanno cavalcato la mancanza di volontà di ricostruire provocando un aumento osceno di disuguaglianza sociale».
Sul palco ci sono alcuni dei candidati alle elezioni Europee: Caterina Chinnici, il medico di Lampedusa Pietro Bartolo, Michela Giuffrida e Virginia Puzzolo, l’unica di cui, nella piazza, circolano i volantini elettorali distribuiti dal suo staff. Nessuno, però, oltre il segretario prende parola. Molti lo guardano mentre parla e, in qualche momento, si accalora; tutti fanno cenni di consenso, applaudono. Tra la gente, in piazza, c’è anche l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta. «Mi pare che la gente abbia voglia di pacificazione, che sia stufa del clima bellicoso – commenta – Io sono tornato dalla Tunisia per votare, ma non mi va di dire per chi. Dico solo che c’è aria di cambiamento e che questa lista può fare bene». Ad affiancare il segretario ci sono la senatrice Valeria Sudano, l’ex candidato sindaco di Catania e capo della comunità di Sant’Egidio Emiliano Abramo, il consigliere comunale Lanfranco Zappalà (e suo figlio), l’ex assessore etneo all’Ecologia Rosario D’Agata, l’ex vicepresidente del consiglio di amministrazione del Teatro Stabile Jacopo Torrisi e pezzi del Pd locale come Concetta Raia, Antony Distefano, Ersilia Severino, Angelo Villari.
Il messaggio che Zingaretti lancia dal palco è chiaro: «È tempo di tornare a combattere per fare in modo che le persone tornino ad avere fiducia nelle persone – afferma -. In troppi, per la paura, hanno preferito credere ai semplici messaggi populisti fondati sulla rabbia. Quella paura, però, non va derisa o sottovalutata ma intercettata e guardata per contrapporvi risposte di emancipazione e libertà». La dicotomia noi-loro, nelle parole del segretario, è netta: «Loro hanno solo l’odio e la ricerca di un capro espiatorio come arma per tenere unito il Paese e raccontano problemi che spaventano le persone per poi cavalcare la paura dicendo falsità – specifica Zingaretti facendo riferimento alle pagine Facebook, riconducibili a Lega e M5s, chiuse di recente – Noi, invece, cerchiamo di risolverli quei problemi perché crediamo nella democrazia. Ecco la bellezza della democrazia e la forza della lista unitaria – conclude – La solitudine della persona che ha paura diventa progetto politico».
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