Dal «sequestro di persona» dei migranti sulla nave Diciotti «a opera di Matteo Salvini», a una campagna per le Europee che, a sinistra, molti non nascondono di comprendere quanto sia in salita. Sul cartello elettorale, assemblato da Sinistra italiana e Rifondazione, incombe non solo la popolarità apparentemente inscalfibile del governo Lega-M5s. La sua parte la sta facendo pure il nuovo Pd di Nicola Zingaretti, fortissima tentazione per l’elettorato cui si rivolge il contenitore erede de L’Altra Europa con Tsipras. La lista La Sinistra lancia così la sua corsa richiamandosi espressamente all’estate dell’orgoglio antisalviniano. Al porto di Catania attivisti e movimenti si riversarono durante le calde giornate della nave bloccata al molo per ordine del ministro dell’Interno. Al porto, gli aspiranti eurodeputati si presentano a un gruppetto di giornalisti e sostenitori.
Sempre da Catania arrivano ben due candidati, il leader di Catania Bene Comune Matteo Iannitti e l’attivista «dei comitati del No» Anna Bonforte Papale. A guidare la lista per la circoscrizione Isole è l’ex senatore dem Corradino Mineo, volto assai popolare a sinistra da ultimo per la strenua opposizione al governo Renzi, condotta prima dall’interno e poi da fuori il Pd, e prima ancora per la lunga carriera giornalistica in Rai. Abdelkarim Hannachi, docente di Mazara del Vallo, italiano di origine tunisina, è il quarto nome che prende parola dal molo di Levante. La lista la completano Vera Pegna, Giovanna Cosenza e i sardi Maria Cristina Ibba e Omar Tocco. Iannitti richiama i giorni della Diciotti e delinea i caratteri della proposta politica, immaginando il porto «finalmente riaperto ai migranti e votato allo sviluppo turistico»; Mineo allarga lo sguardo alle logiche dello scontro politico nazionale. Il suo cruccio sono i 5 stelle: «Hanno tradito il loro elettorato accettando le ossessioni razziste del loro alleato leghista».
La Sinistra dovrebbe guardare a quel grande bacino di «voto popolare» esprimendo «una linea chiara». Cioè l’esatto opposto di quanto starebbe facendo il Pd, malgrado la restaurazione zingarettiana si avvalga di linguaggi e nomi seducenti come il medico di Lampedusa Pietro Bartolo, capolista dem nelle Isole. «Senza Zingaretti non sarei qui», aveva detto a MeridioNews il medico dell’ambulatorio nell’isola degli sbarchi.
«Io lo manderei al Parlamento europeo, spero che non gli facciano un agguato politico e che Bartolo ci vada anche senza il mio voto», ironizza Mineo. Zingaretti non basta. «Io sono per dialogare con lui, ma non credo – ragiona l’ex giornalista – che si intercetti il voto della sinistra dicendo solo “io sono corretto, io non sono arrogante come Renzi”. Dovrebbero dirci perché fare la coalizione e con quali obiettivi». Molto più diretta Bonforte, volto storico della battaglia contro la discarica di Misterbianco, ma anche in prima linea nei comitati No Muos, No Triv, No Tav. «Bartolo è sicuramente un simbolo della migliore Sicilia che però si mette assieme al peggiore Pd, perché il Pd siciliano è il peggiore di tutta Italia». Secondo la candidata, il medico di Lampedusa farebbe «da foglia di fico mentre loro sono gli stessi del partito di Montante e Lumia». La Sinistra ha ben altre priorità: «Siamo per il sì alla riconversione ecologica, paradigma su cui ricostruire il lavoro, siamo per il sì ai trasporti sostenibili, mentre Zingaretti non ha fatto mea culpa sul referendum e vuole la Tav».
«La questione di fondo – sottolinea Mineo – è che non si può salvare l’Europa dal disastro dicendo le cose dei governi della passata legislatura». Troppi nì anche in era Zingaretti: «C’è chi ha rinunciato culturalmente a fare la battaglia e dunque dice meglio Zingaretti che niente. Dovrebbero invece chiedersi perché il Pd non è credibile e la gente disperata continua a dire che voterà i grillini». Il governo del Portogallo, Tspiras in Grecia, il Labour di Corbyn in salute. A sentire l’ex senatore portato nel Pd da Bersani, in Europa c’è molta più sinistra di quanto sembri: «E dunque quello che non proponiamo è molto più possibile dell’Europa di cui, malgré lui, parla Zingaretti al seguito dell’accordo Macron-Merkel».
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