C’è un quadro politico che, specie sul fronte centrodestra, definire caotico non basta. Ma a gravare su perplessità, tatticismi, esitazioni e smanie di rivincita sono sopratutto le proiezioni dei sondaggi in vista delle elezioni europee di maggio 2019. Potrebbe arrivare il colpo di grazia di Lega – che in Sicilia potrebbe lambire il 20 per cento – e Movimento 5 stelle a Forza Italia, Pd e partiti minori. Ecco perché, specie fra i berlusconiani, queste settimane trascorrono senza l’ottimismo della vigilia delle Politiche, quando ci si spartì le candidature sulla base di un numero di poltrone poi ridimensionato dalle urne. La sensazione chiara, in area etnea, è che comunque le possibilità di confermare o aumentare il numero di catanesi a Bruxelles – nel 2014 furono eletti in tre, Salvo Pogliese, Michela Giuffrida e Giovanni La Via – le determinino più le forze giallo-verdi che le attuali opposizioni romane.
In casa Lega si sgomita perché è probabile che, accanto al nome blindato dell’assessore catanese Fabio Cantarella, possa essere inserito un secondo nome etneo. Poi, per gli altri posti in lista, spazio ad altri siciliani e sardi. Analogo lo scenario dalle parti del M5s, dove però l’ultima parola spetta alle selezioni online. La base etnea, guidata dai consiglieri comunali di Palazzo degli Elefanti, ambirebbe a esprimere un nome di qualità.
Finiscono qui le vigilie apparentemente serene. Le inquietudini di Forza Italia, scossa dallo scontro fra la linea anti-Salvini di Gianfranco Micciché e gli avvertimenti in senso opposto del sindaco Pogliese, passano dall’ipotesi di riuscire a cavare un solo seggio dalla circoscrizione Isole. L’ipotesi di una conta fratricida all’ultima preferenza pare non spaventare gli etnei Basilio Catanoso e Giovanni La Via, in cerca di spazio malgrado mugugni diffusi in tutta FI. Il primo, fuori dal Parlamento dopo quattro legislature, battuto all’uninominale dalla ministra della Salute Giulia Grillo, non vuole rassegnarsi al pensionamento politico e sogna con attivismo l’Europa. Il secondo, sostenuto dai sodali centristi di sempre, l’ex senatore Pino Firrarello e l’ex sottosegretario Giuseppe Castiglione, potrebbe vestire il terzo simbolo di partito in cinque anni. Nel 2014 fu l’unico eletto di Ncd, lo scomparso partito fondato da Angelino Alfano. Circa un anno fa, da vicepresidente designato del candidato Pd alle Regionali Fabrizio Micari, incassava la debacle che lasciò fuori dall’Ars un’altra defunta sigla, Alternativa popolare. Adesso, il ritorno in Forza Italia – nel 2009 va a Bruxelles in quota Pdl – e la scommessa della terza legislatura. Salvo sorprese, saranno non catanesi i loro potenziali rivali di lista: le ipotesi vanno dall’assessore regionale Gaetano Armao agli outsider Tommaso Calderone, deputato Ars messinese, e Luca Cannata, sindaco di Avola.
Toccherà a Nello Musumeci e Giorgia Meloni sciogliere gli altri nodi del centrodestra. La leader romana ha dato il via alla trasformazione di Fratelli d’Italia in un più plurale soggetto conservatore, ma non è chiaro se Diventerà bellissima, il movimento del governatore, sarà della partita. Lo vorrebbe il senatore Raffaele Stancanelli, mentre sarebbe l’assessore Ruggero Razza a spingere ancora sull’apparentamento con la Lega. In tal caso, sarebbe proprio il suo nome in pole. Un altro assessore regionale pare assai quotato, cioè il meloniano Sandro Pappalardo. Dovesse invece prevalere la prima ipotesi, è possibile che nel nuovo partito trovino spazio anche candidati di provenienza popolare e autonomista. Non dall’Udc, più interessato ad oggi a schierare eventuali nomi in FI. «Certo è – ha detto il segretario Lorenzo Cesa intervenendo a Catania – che qualche candidato democristiano dobbiamo metterlo, abbiamo una grande storia in Sicilia». Una pazza idea? L’ex assessore crocettiano Giovanni Pistorio, anche lui, alle Politiche, sbaragliato all’uninominale dai grillini.
Aria d’attesa, seppur con contorni meno nebulosi, in area Pd. Il congresso, nel bene e nel male, servirà a dare una direzione agli eventi. Passano dunque dal successo di Nicola Zingaretti o di Marco Minniti, per restare agli attuali favoriti, le probabilità di maggiore o minore impegno delle componenti dem catanesi. Da un lato Luca Sammartino e Valeria Sudano che, in caso di Pd nuovamente renziano, sarebbero chiamati a uno sforzo maggiore; dall’altro Anthony Barbagallo e l’area laburista di Angelo Villari, strani alleati in nome di Zingaretti. In mezzo c’è la suggestione dell’ex sindaco Enzo Bianco come candidato catanese unitario o la riconferma di Michela Giuffrida, rimasta orfana del suo kingmaker del 2014, il centrista Lino Leanza.
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