Europee 2019, l’ex assessore adesso candidato green «Io con Stancanelli e Lombardo? Solo ruoli da tecnico»

La città lo ricorda in piazza Duomo a tentare di sedare gli animi agitati degli operatori ecologici e a conversare con l’allora sindaco Raffaele Stancanelli di raccolta differenziata. Claudio Torrisi, chimico, è candidato alle Elezioni europee 2019 con la lista Europa verde. Ex assessore all’Ecologia del Comune di Catania, venne chiamato in giunta regionale dall’allora governatore Raffaele Lombardo. Ai tempi, il suo compito era stato quello di avviare l’appalto con Ipi-Oikos, prendendo in mano una situazione che, allora come oggi, è delicatissima. Di acqua sotto i ponti, nel frattempo, ne è passata. E da una giunta di centrodestra Torrisi è passato alla candidatura con una lista che ci tiene a definire «universale». Né di destra né di sinistra, «logiche ormai superate». Con MeridioNews ha parlato di rifiuti, riconversione ecologica e della polemica, che ha portato a una rottura della lista con Pippo Civati, sulla presenza di candidati ritenuti vicini al mondo dell’estrema destra ecologista.

Cosa ricorda di quell’esperienza da assessore? Ci furono momenti particolarmente delicati, la ricordiamo in piazza a tentare di calmare i lavoratori del comparto ecologico in sciopero da giorni. Sono passati sette anni, ma Catania ancora vive gli strascichi dell’appalto aggiudicato quando lei era assessore. Cosa è andato male e cosa, invece, si è fatto nel modo giusto?
«Gli inizi del mio assessorato a Catania furono molto difficili, proprio in ragione del fatto che l’appalto per il servizio di gestione dei rifiuti, già aggiudicato, era stato oggetto di ricorsi ed era partito con molto ritardo, risultando quindi non ottimale rispetto alle nuove esigenze della città. Ciononostante, l’appalto prevedeva un sistema abbastanza innovativo di rilevamento istantaneo, su mappa informatica della città, del posizionamento di tutti i cassonetti e del percorso effettuato dai mezzi di raccolta e di trasporto, sino al punto dove veniva conferito il rifiuto. Impiegai quasi due anni per fare funzionare il sistema, ma pochi giorni dopo l’avvio fui chiamato a Palermo come assessore regionale e il sistema di controllo non fu più seguito e fu abbandonato. Nonostante questo, con la semplice raccolta stradale con cassonetti differenziati, si raggiunsero percentuali di raccolta differenziata documentate tra il 16 ed il 20 per cento. Non eccezionali ma mai raggiunte prima. Non credo che il regresso e il malfunzionamento del sistema siano da addebitare solo al capitolato d’appalto, certamente carente, e che poteva comunque essere migliorato, ma che poteva produrre ancora ulteriori progressi se ben applicato».

Continuiamo a parlare di spazzatura. A Catania la gara settennale non è ancora stata pubblicata e la si attende da ormai tre anni. Le inchieste della magistratura hanno fatto luce su un sistema corruttivo di cui, però, i segnali erano riconoscibili. Da tecnico, quali pensa che siano le soluzioni per la città? Porta a porta spinto, differenziata di prossimità, un sistema ibrido… ? Da ex assessore, invece, esiste un modo per governare i rifiuti a Catania?
«Da tecnico, le rispondo che il sistema di raccolta è un abito su misura, ovvero va adeguato in base a vari fattori quali la conformazione urbanistica, la viabilità, la disponibilità di mezzi e personale idonei, l’esistenza di impianti di primo livello quali le isole ecologiche, gli impianti di compostaggio per la frazione umida e le piattaforme di recupero delle varie frazioni secche. Va inoltre evidenziata l’esigenza di un sistema differenziato di raccolta per le aree mercatali e per gli esercizi di ristorazione. E non ultimo, anzi essenziale, va verificato il livello di informazione e di condivisione che si riesce a instaurare con i cittadini. Il tutto da conciliare con la vocazione turistica e commerciale della città. Quindi, da ex-assessore, ritengo che ci sia assolutamente un modo per governare i rifiuti a Catania, ma occorre partire da un programma operativo concreto e sostenibile, per evitare che i cittadini si sentano presi in giro».

Il suo ex sindaco Raffaele Stancanelli adesso è candidato alle Europee con Fratelli d’Italia, lista di stampo sovranista e posizionata a destra. Lei è candidato con Europa verde, lista europeista di sinistra. Ha cambiato idea negli anni o, anche all’epoca, il suo lavoro in giunta non era legato a un’appartenenza politica?
«Mi dissocio fermamente dalla collocazione della lista Europa verde in un’area politica, sia di destra che di sinistra, che appartiene a logiche che ritengo superate e restrittive rispetto alla universalità dei valori ispiratori della lista per cui mi sono candidato, che non possono avere una ambito politico ristretto, puramente partitico. Il sindaco Stancanelli è sempre appartenuto all’area politico-partitica di destra e coerentemente si presenta con Fratelli d’Italia, anche se non so se sposi la tendenza sovranista. Quando mi chiamò aveva azzerato del tutto la precedente giunta, puramente partitica, per costituire una giunta esclusivamente tecnica».

Di questi giorni è la polemica, sollevata dal Foglio e sposata da Pippo Civati, sulla presenza di candidati, nelle liste dei Verdi, legati al movimento ecologista di estrema destra Fronte verde. La questione ha coinvolto anche una sua collega candidata nella circoscrizione insulare, che ha respinto ogni accusa. Lei cosa ne pensa? Ritiene che i chiarimenti fossero necessari e, se sì, che siano bastati?
«La polemica innescata da Civati mi sembra sterile e decisamente fuori tempo e fuori contesto perché significherebbe pretendere una collocazione di area partitica da parte dei Verdi che, come ho già detto, non è contemplata. Non conosco tutti i candidati della lista né la loro storia ma non ho avvertito alcun segnale di identificazione partitica da parte di nessuno di loro, quindi non credo fosse necessario fornire chiarimenti».

Il programma di Europa verde ha, al primo punto, l’uso delle energie rinnovabili. A Catania c’è il polo di Enel green power, che sta facendo un lavoro enorme di ricerca e sviluppo nel settore fotovoltaico. E sembra un’oasi nel deserto, per di più difficile da raggiungere visto lo stato della zona industriale…
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Innanzitutto va detto che, pur apprezzando molto il lavoro di Enel green power, le energie rinnovabili non si limitano al fotovoltaico, fonte importante di energia, ma che non è esente da problematiche ambientali come la futura esigenza di smaltimento della grande massa di pannelli allorché le nuove tecnologie, già presenti, li sostituiranno con altre applicazioni meno impattanti. Analogo discorso va fatto per l’eolico, tecnologia che, pur importante apportatrice di energia da fonte rinnovabile, è stato oggetto di problematiche di vario genere, anche di tipo giudiziario, oltreché ambientale. La mia posizione non è di contrarietà verso queste forme di produzione di energia, ma è di attenzione verso possibili effetti impattanti a lungo termine. Ci sono altre fonti di energia rinnovabile come la geotermia, di fatto poco esplorata pur in un territorio come il nostro, e le biomasse non alimentari da cui estrarre biocarburanti, la cui applicazione potrebbe anche contribuire efficacemente al recupero di aree abbandonate e alla lotta alla desertificazione. Purtroppo l’accesso ai fondi strutturali europei risulta difficile e laborioso, nonostante la consistente disponibilità economica».

In molti Comuni siciliani sono state approvate mozioni per una svolta plastic free. Cosa ne pensa? Non rischiano di essere esclusivamente operazioni di facciata, vista l’impossibilità pratica di fare i controlli? E come la mettiamo con i costi più elevati dei materiali ecosostenibili? Senza contare il fattore imprese: chi produceva plastica deve riconvertirsi, pena la perdita di decine di posti di lavoro. Secondo lei qual è la soluzione?
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Quando si parla delle famose quattro R della gerarchia dei rifiuti (riduzione, riuso, riciclo e recupero), non c’è dubbio che la più importante sia la prima. Solo riducendo drasticamente gli imballaggi si otterrà un risparmio complessivo molto elevato sia in termini economici che ambientali. L’Italia è uno dei pochi Paesi europei dove non viene applicato il vuoto a rendere, obbligatorio ad esempio in Germania sia per la plastica che per il vetro, che possono essere riconsegnati in apposite aree dei supermercati dove viene immediatamente ripagato il costo al cittadino. Quanto alla produzione di plastica, occorre chiarire che la riduzione indispensabile si riferisce alla plastica monouso o usa e getta che è una delle fonti di inquinamento più consistenti al mondo, mentre altre materie plastiche vengono usate in maniera costante ma compatibile. La riconversione industriale è indispensabile: la green industry produrrà una enorme quantità di posti di lavoro. È ovviamente indispensabile che le industrie vengano accompagnate adeguatamente, sia tecnologicamente che economicamente, dall’Europa e dagli Stati membri».

Migranti, parità di genere, mobilità. Tre punti fondamentali del programma di Europa verde. Li contestualizziamo su Catania e li mettiamo in relazione con quello che può fare l’Europa?
«Il fattore migranti è stato utilizzato cavalcando onde emotive di diversa natura. Il vero problema da risolvere è quello culturale. L’esigenza primaria rispetto all’immigrazione è l’integrazione. Occorre che l’Europa metta in atto un programma globale di integrazione culturale e sociale dei migranti che in tempi brevi li renda pronti ad inserirsi a pieno titolo nel nuovo tessuto sociale del territorio in cui si trovano. Ciò consentirebbe all’Europa di colmare il deficit demografico verso cui è avviata, realizzando nuove comunità che, pur mantenendo le proprie radici culturali e religiose, siano pienamente integrate nella più grande comunità europea. Senza questo approccio, i migranti saranno sempre più consegnati nelle mani di sfruttatori senza scrupoli che, approfittando proprio del gap culturale non colmato, creano una nuova forma di schiavitù. Poco da dire sulla parità di genere che è da considerare assolutamente assodata e indiscutibile. Sulla mobilità, occorre fare un grosso balzo in avanti, e farlo presto, per non trovarsi impreparati alla incombente e già attuale trasformazione delle città in smart-city, dove le nuove tecnologie cambieranno radicalmente il modo di muoversi e di interagire».         

Marta Silvestre

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