Un corto circuito di proporzioni preoccupanti e una domanda rimbalzata da quota 1900 metri ai social network, attraverso le pagine del nostro quotidiano: com’è possibile privatizzare un’area come i crateri Silvestri, sull’Etna? L’interrogativo – che adesso sembra quasi un segreto di Pulcinella – è nato dopo l’apposizione di alcuni cartelli che vietavano l’accesso alla zona, tra lo stupore dei visitatori e la rabbia degli operatori turistici. Com’è possibile che un sito di interesse comunitario, per non citare le zone a ridosso dei confini disegnati dall’Unesco, appartenga a dei privati cittadini? «Questa non è una domanda da rivolgere a me». Nino Borzì, sindaco di Nicolosi, risponde quasi con rassegnazione. «L’Etna è per la maggior parte dei privati – conferma il primo cittadino – I terreni da quota 1900 a scendere verso Sud sono tutti privati». E – prosegue – «molte aree delle quali usufruiamo come escursionisti ricadono su terreni privati. So che sembra impossibile», sospira.
Tutti sembrano avere le mani legate, mentre la confusione nella zona sembra regnare sovrana. Infatti, se in un primo momento si pensava che le indicazioni fossero state rimosse su ordine della prefettura, i responsabili dell’ente hanno confermato che non hanno potuto effettuare alcun intervento (come riportato anche da La Sicilia nell’edizione di oggi). Perché, appunto, proprietà privata. «Il parco – racconta Borzì – ha espropriato le aree comprese nella zona A», ma i crateri si trovano in fascia C, nel pre-parco. Quella che secondo regolamento viene definita «notevolmente antropizzata», nella quale è possibile perseguire «uno sviluppo economico compatibile con il rispetto del paesaggio e dellambiente». Borzì dichiara di sapere da tempo «dell’intenzione di alcuni proprietari di imporre un uso limitato, per una questione di sicurezza», precisa, ma la decisione di apporre i cartelli ha lasciato sorpreso anche lui. «Potenzialmente la proprietà potrebbe essere recintata, ma possono essere addotte delle motivazioni di origine ambientale».
Nulla dunque vieterebbe al proprietario – Francesco Russo, titolare della società Funivia dell’Etna – di chiedere di erigere una recinzione e rendere inaccessibile o a pagamento un luogo meta di turisti provenienti da tutto il mondo e dal grande valore simbolico per i catanesi. Infatti, l’unica violazione commessa dal proprietario è stata l’apposizione dei cartelli senza chiedere i relativi permessi al parco, come affermato dalla presidentessa dell’ente Marisa Mazzaglia. «I proprietari hanno i loro diritti, ma c’è un unico gruppo che gestisce il 95 per cento della fruizione delle quote sommitali – sottolinea – Adesso si aggiunge la parte dei crateri Silvestri. Questo non va bene». «Tutta la zona A, quella inclusa tra i beni Unesco, è stata espropriata. Non è così per il resto», conferma la responsabile dell’ente. Di soluzioni a breve termine non sembra esserci traccia. «Potrebbe nascere un movimento civico che chieda al sindaco di Nicolosi di espropriare il terreno». Ma si tratta di un’operazione lunga ed estremamente dispendiosa, «e tutti sappiamo quali sono le condizioni economiche dei Comuni». Per Marisa Mazzaglia l’unica soluzione sta nell’impegno dei cittadini: «Bisogna che ci sia una forte presa di coscienza della questione».
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