Con l’elezione di Carlo Tavecchio alla Fgci il calcio dimostra di essere lo specchio dell’Italia

MATTEO RENZI PARLA DI “RINNOVAMENTO” E DI “ROTTAMAZIONI”. MA INTANTO, NEL NOSTRO PAESE, IL VECCHIO AVANZA

Carlo Tavecchio, 71 anni, ex notabile democristiano, il nuovo che avanza, a dispetto dei canoni renziani del rinnovamento e della rottamazione, malgrado le polemiche che avevano suscitato le sue frasi razziste sui calciatori di colore definiti “mangiatori di banane”, è stato eletto, come tutti sappiamo, presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio.

Tavecchio con la sua frase infelice sui calciatori di colore, che lo aveva fatto scivolare è proprio il caso di dirlo su una buccia di banana, aveva suscitato lo sdegno e la condanna dell’UEFA (il massimo organismo del calcio internazionale) ed a proposito di frasi infelici ed inopportune era anche recidivo quando, in una intervista alla Gabanelli, a Report, aveva dichiarato che nello sport le donne rispetto agli uomini sono handicappate. Suscitando altre polemiche e mostrando con la sua superficialità e la sua sottocultura di essere inadeguato al ruolo di massimo dirigente del mondo del calcio italiano che gestisce interessi economici stratosferici.

Proprio qua sta l’inghippo, ossia l’interesse delle società di calcio di nominare un mediocre ed un inadeguato (poco contano le sue frasi razziste ed umilianti per le donne e i suoi precedenti penali) per poterlo poi manovrare e condizionare a loro piacimento.

Carlo Tavecchio, nella sua vita, è stato processato e condannato ben cinque volte. È stato condannato a 4 mesi di reclusione nel 1970 per falsità in titolo di credito continuata in concorso, a 2 mesi e 28 giorni di reclusione nel 1994 per evasione fiscale e dell’IVA, a 3 mesi di reclusione nel 1996 per omissione di versamento di ritenute previdenziali e assicurative, a 3 mesi di reclusione nel 1998 per omissione o falsità in denunce obbligatorie, a 3 mesi di reclusione nel 1998 per abuso d’ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento, oltre a multe complessive per oltre 7 000 euro.

Con questo invidiabile “pedigree”, Carlo Tavecchio 71 anni è stato eletto presidente dell’Ente sportivo più rappresentativo e più ricco del nostro Paese.

Caro presidente Matteo Renzi, altro che rottamazione e rinnovamento! La spudorata e scandalosa elezione di Carlo Tavecchio a presidente della FIGC, in dispregio alle esigenze di cambiamento e di moralizzazione più volte invocate, sta a significare e dimostrare (a proposito ma lei dove era?) che niente è cambiato e che il calcio in Italia è l’immagine speculare di una politica corrotta e meschina che, a parole, dice di voler cambiare per non cambiare niente.

Qualcuno, alla fine, avrebbe potuto anche pensare per competenza calcistica, correttezza amministrativa, esperienza parlamentare ed onestà a Gianni Rivera che, a quanto pare, nella sua vita non si è mai distinto per pronunciamenti razzisti e condanne penali e proprio per queste sue doti e requisiti morali personaggio poco gradito agli speculatori e agli sciacalli che si annidano e proliferano nel corrotto mondo del calcio.

Sic transit gloria mundi.

Foto tratta da lombardiaingol.it

 

Ignazio Coppola

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