Etna, pannelli pubblicitari tra i rifiuti L’azienda: «Non sappiamo come siano lì»

Bottiglie e pannolini. Residui di scampagnate e stallatico. Laterizi e pannelli pubblicitari con i riferimenti dell’azienda in questione ben visibili. Il bottino raccolto alle pendici del vulcano dai volontari che sabato hanno partecipato all’iniziativa Meglio parco che sporco organizzata dall’ente parco dell’Etna è estremamente variegato. Al suo interno anche quello che sembra il tentativo di disfarsi di ceramiche e sanitari, completo di vecchi cartelloni scoloriti a corredo di una bizzarra esposizione. E con il nome di un’azienda ben visibile: la Ceramiche Fratelli Raimondo srl di via Vincenzo Giuffrida, a Catania. «Non riesco a spiegarmi come sia finito lì – dice il proprietario, perplesso e preoccupato – Si tratta di una vecchia campagna pubblicitaria e noi smaltiamo i rifiuti regolarmente». Ritrovamenti ai quali potrebbero seguire sanzioni da parte del corpo forestale etneo, se non fosse che il controllo, finora, non è stato un compito primario. Tanto che la stessa presidente del parco dell’Etna e assessore all’Ambiente del Comune di Nicolosi Marisa Mazzaglia chiede «un’azione più incisiva».

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Se da una parte si dissotterrano le testimonianze di innumerevoli pic nic, dall’altra ci si trova davanti a scene di difficile interpretazione, come il ritrovamento di una discreta quantità di letame ricoperta da altri rifiuti. Il tutto in contrada Rinazzi, alle porte di Nicolosi, in un’area compresa tra il fronte della colata del 2001 e un terreno privato. Contattato da CTzen, il proprietario dell’azienda i cui rifiuti campeggiano sull’Etna si mostra estremamente sorpreso: «Dovrebbe trattarsi di una vecchia campagna pubblicitaria di almeno sette od otto anni fa». «Noi non produciamo laterizi e i clienti non portano a noi i sanitari sostituiti – spiega – Non riesco a capire per quale motivo i cartelloni siano finiti lì», continua. «Non riesco a spiegarmelo. Una volta all’anno facciamo anche regolare smaltimento del materiale», conclude il proprietario, estremamente preoccupato anche dalla ricaduta sul nome della ditta che ha sede a Catania, distante chilometri dalla periferia del Comune nicolosita.

Meglio Parco che Sporco from marcorestivo on Vimeo.

La questione – per questo ritrovamento, come per gli altri che potranno essere rintracciabili – adesso passa al corpo forestale, responsabile in casi del genere ad agire e presente nei vari punti del vulcano in cui si sono concentrati i volontari assieme ai delegati dell’ente parco. Il controllo, però, finora non è stato un compito primario. «Abbiamo rivolto un appello affinché la vigilanza ambientale sia una priorità – spiega Marisa Mazzaglia, presidente dell’ente e assessore all’Ambiente del Comune di Nicolosi – Bisogna rendere quanto più difficile la vita a quanti inquinano». Ma finora quella che da molti cittadini e amanti dell’Etna viene vista come una piaga non è stata affrontata con la forza necessaria. «Purtroppo non arrivano dalla forestale segnalazioni di sanzioni riguardanti l’abbandono di rifiuti», prosegue la presidente, che chiede «un’azione più incisiva».

L’evento di sabato, oltre a conferire in discarica un discreto quantitativo di rifiuti prima sparso per tutta l’area del parco, è servito «a far capire che a noi non sta bene questo stato delle cose», puntualizza Marisa Mazzaglia. Che fa notare come i punti con la maggiore presenza di discariche siano «nelle immediate vicinanze dei centri abitati». Assieme alla vigilanza, diventano dunque necessari una diversa gestione della raccolta e una maggiore sensibilizzazione dei cittadini che vivono alle pendici del patrimonio dell’Unesco. E nell’ipotesi in cui si dovesse arrivare in giudizio per casi di inquinamento? «Non ci tireremo indietro», afferma decisa l’assessore, che si dice disposta anche a schierarsi come parte civile.

[Foto di Etna Walk]

Carmen Valisano

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