Etna, oggi al via le Pulizie di primavera Associazioni e bikers contro i rifiuti

Un sentiero dalle molteplici potenzialità turistiche con circa otto discariche di rifiuti pericolosi tutte da bonificare coinvolgendo associazioni ambientaliste e bikers, principali fruitori del percorso. Questo, almeno, l’obiettivo delle amministrazioni di Nicolosi e Pedara per contrastare un fenomeno molto sentito e apparentemente senza speranza: «Il problema c’è, è innegabile» afferma Antonietta Mazzaglia, assessore del comune di Nicolosi alle politiche per l’Etna. «Il parco dell’Etna, su spinta dei Comuni, ha dato mandato ad alcune associazioni di volontariato di fare un censimento delle micro-discariche. Ma si tratta di un fenomeno mobile, perché magari un Comune si impegna a ripulire un’area e a pochi chilometri se ne forma un’altra». Affidato alla buona volontà dei singoli il coordinamento tra le amministrazioni che si trovano all’interno del Parco: «Nicolosi – ci spiega Mazzaglia – lavora insieme con Belpasso, Ragalna e Pedara». E proprio dalla collaborazione con quest’ultimo Comune nasce l’iniziativa della bonifica del sentiero.«E’ un’operazione complessa: prima di tutto – dice Mazzaglia – dobbiamo verificare i siti da bonificare, anche perché nel frattempo potrebbero aggiungersene altri». Un primo stanziamento di fondi – la quota spettante all’amministrazione nicolosita è di circa mille euro – è dedicato alla bonifica dei rifiuti che rappresentano un pericolo. In una seconda fase l’amministrazione ha in mente di siglare un protocollo con associazioni ambientaliste e bikers (principali fruitori del sentiero); l’idea è quella di organizzare, per esempio, delle giornate ecologiche. Infine, c’è un terzo punto, fondamentale, per raggiungere l’obiettivo: «E’ indispensabile – afferma Mazzaglia – anche mettersi in contatto con i proprietari dei terreni  intimando loro di collaborare alla vigilanza». Intanto oggi proprio i ciclisti dell’associazione Extreme bike hanno organizzato le Pulizie di primavera, un’occasione per occuparsi attivamente del ripristino di un angolo di Etna – quello a nord di Nicolosi – diventato meta di scaricatori di lavandini, pneumatici e rifiuti vari. «Pulire per noi non è un’operazione fine a se stessa – dicono gli organizzatori – questo è solo il primo passo di un percorso più lungo che speriamo porterà alla valorizzazione di questi luoghi ma soprattutto è cultura del territorio attraverso la pratica della responsabilità e del fare». Già, la responsabilità e l’azione. Secondo l’assessora di Nicolosi sono proprio quello che manca al Parco dell’Etna e alla Regione Sicilia.

Mazzaglia, qual è la situazione ai confini dei rispettivi territori?
«Le discariche si concentrano sulla strada provinciale. In tutte le sue insenature si creano micro-discariche che abbiamo bonificato moltissime volte. Anche a Mascalucia abbiamo fatto interventi. Ma sarebbe auspicabile un protocollo per tutti i comuni pedemontani. Che non c’è».

Non sarebbe compito dell’Ente parco il coordinamento degli interventi?
«Sì, sarebbe compito suo, ma fa fatica ad assolverlo».

Anche perché bonificare una discarica è un compito oneroso: c’è da fare la raccolta, il trasporto, il conferimento.
«Di tutto questo l’Ente parco non si è fatto carico. Su alcuni fenomeni più gravosi è intervenuto con progetti specifici, come nella bonifica e naturalizzazione di alcuni terreni e di alcune cave. Ma quello che manca, nella maniera più completa è il controllo del territorio».

Avete sollecitato i responsabili del Parco?
«Non ci sono risposte, perché le dovrebbe dare la politica regionale. Non parliamo solo dell’amministrazione attuale, che dell’ambiente se ne frega, ma di quella degli ultimi vent’anni. Il nostro è un Parco che ha la testa, le braccia, ma non le gambe».

Quindi dalla fondazione dell’Ente parco ad oggi non ci sono stati interventi incisivi e specifici?
«Non c’è stato niente. Nel momento della sua creazione c’è stata una grande spinta, forse elitaria, per l’avvio. Ma le popolazioni non sono state coinvolte e probabilmente questo è stato il peccato originario. Si è partiti solo con l’apposizione di vincoli per evitare la corsa all’occupazione del territorio».

E’ una situazione senza via d’uscita?
«Per il momento gli unici a poter rispondere sono l’assessore regionale all’ambiente e il presidente della Regione. Sta a loro dire cosa vogliono fare di tutti i parchi: se lasciarli in queste condizioni – un luogo dove collocare poltrone e persone, commissariati per anni – oppure farne un’occasione di sviluppo. La decisione è loro».

Come reagite quando i turisti additano i cumuli di spazzatura ai bordi delle strade o in mezzo ai sentieri?
«A volte è mortificante dover rispondere a certe domande di chi viene quassù».

Il rapporto con gli operatori turistici e con i commercianti qual è?
«Tutti, ovviamente, si lamentano. Ma fino a quando ognuno non prende coscienza di quello che deve fare, tutto questo non cambierà. Non è un problema per cui la responsabilità è di un solo soggetto, ma le responsabilità sono collettive. Il Parco, la Provincia, le Ato… Ma prima di tutto ci siamo noi. E’ necessario un cambio di mentalità e serve la collaborazione di tutti i cittadini. Ci dobbiamo avvalere degli occhi di chi ama questo parco, degli occhi di tutti».

Visto che nel comune di Nicolosi siamo in piena campagna elettorale, si potrebbe pensare che gli ultimi interventi, a cominciare dalla bonifica di questo sentiero, siano finalizzati alla raccolta di consensi.
«E’ una considerazione giusta se questa operazione fosse stata fatta solo oggi. Ma la nostra amministrazione sin dal primo giorno ha dato mandato alla polizia municipale di verificare la situazione, soprattutto nelle zone periferiche del Paese. Abbiamo fatto il censimento dei terreni, contattato i proprietari, bonificato e recintato molti siti, abbiamo fatto giornate ecologiche… In questi anni abbiamo fatto tanto, noi non la leggiamo come una cosa straordinaria. Il rischio di retropensieri c’è sempre, non dovremmo fare niente?».

 

[Foto di anrewmalone]

Carmen Valisano

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