«Il bello è vedere la reazione dei visitatori. Magari passano per caso, si stupiscono del portone aperto e poi, quando escono, hanno un’altra faccia». È sorridente Matilde Russo, dell’associazione Etna ‘Ngeniousa, quando racconta della sua attività da volontaria alle Terme della Rotonda di Catania. Una struttura termale di epoca romana, su cui sorge una chiesa forse bizantina, gestita tra le carenze di personale e di fondi dal Parco archeologico etneo che ha deciso di affidarne l’apertura ai volontari dell’associazione. Ma non solo. Da quando la direzione regionale ai Beni culturali non ha rinnovato la convenzione per la pulizia di beni e uffici, Matilde si occupa anche di pulire. Gli scavi così come i bagni. «Perché non è bello far trovare il sito sporco ai visitatori», ammette.
Matilde Russo, 36 anni, dopo una laurea in Lettere moderne, continua la sua formazione con un master a indirizzo beni culturali e turismo. Nel 2009, insieme ad altri quattro amici, fonda Etna ‘Ngeniousa, oggi cresciuta grazie a diversi collaboratori, tra cui alcuni studenti universitari. «Ognuno di noi ha una formazione diversa, che guarda ai beni naturalistici e culturali da vari punti di vista», spiega. Da sempre impegnanti soprattutto nelle escursioni, dallo scorso novembre si apre per loro la collaborazione con il costituendo Parco archeologico. «È la prima volta che la Regione Siciliana fa una convenzione del genere e infatti è stata sofferta», racconta Matilde. Che ricorda ancora bene i continui viaggi a Palermo e gli infiniti giri tra gli uffici. «Ma avevamo troppa voglia di far conoscere le Terme per scoraggiarci», sorride.
Fino a quel momento, il bene era stato «aperto a interpretazione», scherza Russo. Cioè su richiesta, in base alle disponibilità dei custodi del Parco. Adesso, invece, i custodi aprono al mattino e chiudono alla sera, portando con loro le chiavi, ma durante il giorno sono i ragazzi di Etna ‘Ngeniousa ad accogliere cittadini e turisti. Almeno il mercoledì e la domenica mattina, più alcune aperture straordinarie per specifici eventi. Il tutto su base volontaristica e non per assenza di domanda. «I turisti si stupiscono che sia tutto gratuito e sarebbero disposti a pagare l’ingresso e un servizio di guida», racconta Russo. Ma la convenzione non lo prevede. Così ai volontari non resta che fornire delle brochure del 2009 che ormai stanno per terminare.
E intanto pulire. «Prima c’era un servizio di pulizia per gli scavi e una signora addetta ai servizi – racconta Matilde Russo – Poi, almeno da febbraio, per gli scavi non si è fatto vedere più nessuno. Così ho iniziato a pulirli io, ogni mattina». Via le cartacce, le cicche e l’altra spazzatura che vola dalla due strade che limitano il bene. «Da giugno invece ho iniziato a pulire anche i locali di servizio – continua – Tra cui l’unico bagno funzionante su tre».
I visitatori, però, crescono: circa tremila da novembre a oggi, di cui quasi la metà tra aprile e maggio. «Più catanesi che stranieri, perché anche per gli stessi cittadini è una scoperta – spiega Matilde Russo – Il bene è in un punto infelice, spesso non segnalato dalle mappe turistiche e senza alcuna indicazione». A parte quella poco distante, posta dal Comune di Catania, ma senza alcuna freccia che indichi la direzione. «Una segnaletica migliore sarebbe fondamentale. I turisti spesso ci passano davanti senza accorgersene». Un sito poco valorizzato, che i volontari cercano in tutti i modi di fare conoscere. Anche programmando delle aperture serali estive, al momento in attesa di autorizzazione. «Lo facciamo per amore della città, non prendiamo nulla se non l’onore di stare lì dentro – conclude Matilde Russo – Perché quello è l’unico punto in cui si può raccontare tutta la storia di Catania, compreso il Medioevo altrove distrutto dal terremoto».
[Foto di Matilde Russo e costituendo Parco archeologico greco romano di Catania]
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