Hanno presentato istanza di partecipazione in 103 e ne sono rimasti soltanto venti. Per loro il sogno di diventare guida vulcanologica sull’Etna continua e, dalla metà del prossimo ottobre, prenderanno parte al corso di abilitazione professionale. Il primo organizzato in Sicilia dopo un tira e molla lungo 15 anni fra l’ente promotore, il Collegio regionale delle guide alpine e vulcanologiche, e la Regione Siciliana. Verranno formate le uniche figure abilitate a condurre turisti e visitatori fino ai crateri sommitali non solo dell’Etna, ma anche dello Stromboli. Lo stallo ha finito per limitare le guide a oggi in servizio a poco più di una trentina, numero da più parti giudicato insufficiente, specie rispetto all’auspicato aumento della domanda di turismo naturalistico nell’Isola.
Sono stati soprattutto giovani appassionati di montagna a scegliere di cimentarsi nelle prove selettive. Sono perlopiù uomini – soltanto cinque le donne, nessuna di loro ce l’ha fatta – con anni d’esperienza alle spalle nel campo dell’escursionismo o degli sport invernali, come d’altronde richiedeva bando diramato ad aprile dell’assessorato regionale al Turismo. Prove su cui adesso qualcuno fra gli esclusi, e non solo, storce il naso: «Sono deluso perché ho visto poca trasparenza – racconta a MeridioNews Luca Maugeri, escursionista 36enne con uno dei migliori tempi nella prova fisica ma un basso punteggio in quella teorica -. Ci hanno presentato dei quiz su semplici fogli di carta pinzettati da compilare a penna, facilmente alterabili, che prevedevano inoltre domande da specialisti di scienze naturali, nonostante fra i requisiti di partecipazione non fosse prevista la laurea».
Tre le prove da sostenere per accedere ad un corso da 456 ore e settemila e 400 euro di costo per iscritto: una prova pratica, un test di resistenza fisica condotto sull’Etna; una prova teorica; un quiz sulla conoscenza dell’ambiente vulcanico basato su discipline come vulcanologia, botanica, zoologia, redatto con la collaborazione dell’Università di Catania; ed infine un colloquio orale con la commissione esaminatrice, composta da guide alpine professioniste provenienti da Collegi del nord Italia e da una guida in rappresentanza del Collegio siciliano.
«Per fare la guida in montagna non per forza bisogna essere geologi – prosegue Maugeri – ci vuole piuttosto preparazione fisica, tanta esperienza e conoscenza dei luoghi in cui si opera. Invece queste selezioni hanno penalizzato proprio chi magari possiede tali abilità ma non ha mai preso una laurea». Ma le critiche non risparmiano anche il test atletico. Per superare la prova di velocità in salita era infatti necessario superare un tratto di 700 metri di dislivello in un tempo massimo di 50 minuti: «Per una scelta dei commissari i metri effettivamente percorsi sono stati di meno», racconta Maugeri, e per questo qualcun altro dei partecipanti sarebbe già pronto a fare ricorso.
È invece raggiante Vincenzo Greco, 22enne studente di Geologia fra gli ammessi: «Fare la guida sull’Etna è il mio obiettivo di vita, ho affrontato le prove con entusiasmo, ma da universitario posso dire che alcune domande del quiz erano troppo specialistiche». Domande centrate, ad esempio, sul legame tetraedrico dell’olivina, sul contenuto di volatili (gas) del magma basaltico fino alla partenogenesi, per la botanica. Secondo Greco, comunque, «qualsiasi esperto frequentatore di vulcani o di montagne sarebbe riuscito a superare le selezioni».
Giorni dunque complicati per il Collegio delle guide siciliane – fra l’altro alle prese anche con divisioni interne – eppure il presidente Alfio Ponte non si scompone: «Le polemiche non mancano mai, spesso nelle competizioni gli esclusi credono in qualche modo di aver subito torti, quello che conta è che stiamo formando nuove guide così come tutti aspettavano da anni». E anzi, il Collegio è pronto a rilanciare: «Già nella prossima primavera avvieremo un nuovo corso, voglio creare nuovi posti di lavoro, c’è la nostra volontà e quella politica dell’assessore regionale del Turismo, Anthony Barbagallo». Ponte tuttavia ammette che qualche correttivo nel nuovo bando ci sarà, specie nella valutazione dei curriculum dei candidati, ma per il resto respinge ogni attacco: «Le domande del quiz erano difficili, ma contestare la carta significa cercare il pelo nell’uovo». Infine, nessun vizio sul test di velocità: «La scelta di ridurre i metri rientra tra le facoltà della commissione d’esame, la decisione è stata presa per ragioni di sicurezza visto il numero di partecipanti».
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