Esondazioni, agrumeti a rischio tra Lentini e Scicli «Regione già condannata, ma non cura gli argini»

«C’era pure una sedia a rotelle». A rendere grottesco, oltre che tragico, lo scenario che si è palesato agli occhi degli imprenditori agricoli di Lentini, danneggiati ieri dall’esondazione del San Leonardo, sono i rifiuti trasportati dal fiume che è uscito dagli argini invadendo le campagne circostanti. Il corso d’acqua, che nasce a Buccheri e sfocia a Carlentini, ha superato il livello limite nel bivio Iazzotto, creando disagi alla viabilità ma soprattutto mettendo a rischio ettari di terreno, coltivati per la maggior parte ad agrumi.

Tra coloro che sono alle prese con la conta dei danni c’è Alessandro Tribulato, che già ieri ha fatto un primo sopralluogo trovando, come detto, anche la sedia a rotelle tra i propri alberi di arance. «Quello che ho trovato, a parte la sedia, non è una scena nuova per me – racconta il giovane imprenditore a MeridioNews -. Da queste parti, purtroppo, avere a che fare con le esondazioni sta diventando quasi abituale, ma non per questo concepibile». L’azienda di famiglia, che si estende per circa 15 ettari, già negli anni scorsi ha dovuto fronteggiare i danni del maltempo. «Per tre inverni di fila, a fine anni Duemila, il San Leonardo è esondato. Il motivo è sempre lo stesso: la mancata manutenzione e pulizia degli argini – continua Tribulato -. Abbiamo fatto causa alla Regione, che ha ammesso le proprie responsabilità e ci ha risarcito».

Ad avere la competenza sui letti di fiumi e torrenti sarebbe l’assessorato regionale Territorio e ambiente, ma le condizioni in cui versano le casse pubbliche fanno sì che questo genere di interventi raramente rientri nella pianificazione della Regione. A pagarne le conseguenze è chi lavora nelle zone circostanti. «Quello che fa rabbia è sapere che queste esondazioni non accadono per eventi eccezionali, ma a causa dell’incuria – commenta Tribulato -. Se il letto del San Leonardo venisse pulito dalla vegetazione, l’acqua scorrerebbe normalmente». Mentre valutano la possibilità di tornare a fare causa contro la Regione, gli imprenditori sono consapevoli che i problemi non riguardano solo il presente ma si manifesteranno anche a distanza di tempo. «La grossa quantità di acqua che si è riversata rischia di far ammalare gli alberi, facendone marcire le radici. Ciò spesso causa la morte precoce delle piante, oltre che il rischio di malattie per i frutti», conclude l’imprenditore.  

Il maltempo degli ultimi due giorni ha causato danni alle coltivazioni anche a Scicli, dove in contrada Lodderi il torrente Modica-Scicli ha spazzato via un agrumeto, facendo crollare una casa ruraleOrietta, la proprietaria, spiega come all’origine dei danni ci sia la mano dell’uomo. «Capiamo l’eccezionalità dell’evento, ma se in questa zona non fosse stata realizzata una strada abusiva forse non avremmo perso casa e terreno», commenta. Secondo la proprietaria del fondo, nel tratto di torrente interessato è stata creata una strada che ha di fatto ostruito il percorso dell’acqua, dirottandolo verso l’alveo e facendo crollare parte del muro della casa che veniva usata come magazzino. «Più volte abbiamo segnalato la situazione – racconta la proprietaria -. Tutti sapevano, ma nessuno è intervenuto per effettuare il ripristino dei luoghi così come sarebbe dovuto avvenire».

Intanto, a invocare lo stato di calamità è anche Confragricoltura che ha segnalato problemi pure a Catania. «Dopo quest’ultima ondata di maltempo che ha definitivamente devastato ciò che rimaneva delle produzioni agricole – si legge in una lettera indirizzata alla prefetta Maria Guia Federico, al presidente della Regione Rosario Crocetta e all’assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici – non c’è da aspettare un attimo per far riconoscere ai produttori quel che spetta in termini di parziale risarcimento. Non abbiamo ancora finito di stimare i danni causati dalla neve e dalle gelate delle scorse settimane e siamo già alle prese con un’altra emergenza». Sulla situazione di Lentini, Confagricoltura sottolinea che «migliaia di ettari di colture sono sott’acqua e irrecuperabili, e in alcune contrade gli agricoltori non possono neanche raggiungere le loro proprietà per fare una stima dei danni».

Carmelo La Rocca

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