Questione di esercizio provvisorio. La Sicilia “con le carte in regola” non riesce ad approvare il Bilancio di previsione e quindi deve, necessariamente, ricorrere alla spesa per dodicesimi per i primi mesi del 2023. Ed è proprio su questa possibilità, riconosciuta fino ad aprile, che si gioca il prossimo confronto a sala d’Ercole.
Da una parte, infatti, prima si è tentato di negare il ricorso all’esercizio provvisorio per poi sostanzialmente prevederne l’applicazione per il mese di gennaio, dall’altra chi invece già da settimane lo aveva preannunciato per ragioni “tecniche” legate all’esame approfondito della documentazione. Davanti al varo della Giunta diretta Renato Schifani degli atti necessari per fare quadrare i conti, l’Assemblea Regionale Siciliana potrà approvare le variazioni di Bilancio tra Natale e capodanno. Ma ciò non basta. Per questo Cateno De Luca ribadisce l’invito a sala d’Ercole a procedere con l’approvazione del disegno di legge per consentire di votare l’esercizio provvisorio fino al trenta aprile.
«Siamo di fronte – ha detto De Luca – a un quadro onestamente osceno. C’è inoltre la vicenda che riguarda la scelta di riprogrammare i fondi PSC da destinare al finanziamento di misura di sostegno alle imprese, operanti in Sicilia, per la riduzione dell’aumento dei prezzi dell’energia a seguito del conflitto bellico Russia-Ucraina. Abbiamo posto alcuni importanti interrogativi e attendiamo risposta». Si tratta di questioni importanti che riguardano i progetti soggetti a definanziamento, le motivazioni sul mancato raggiungimento degli obiettivi, la sussistenza di un accordo Stato-Regione sulla riprogrammazione dei fondi per lo Sviluppo e la Coesione. Ma in mezzo c’è anche un’altra partita di non poco conto, con riflessi diretti sulla tasche di tutti i siciliani e che riguarda la copertura per l’aumento dei costi per lo smaltimento dei rifiuti cioè parte della TARI. Anche per questo De Luca lancia un interrogativo che punta a scoperchiare un pentolone di pietanze amare per i siciliani. «Si continua ancora a giocare sulla pelle dei cittadini e soprattutto ad alimentare speranze in assenza dei titoli giuridici?»
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