Da Lascia o Raddoppia al film di Ben Hur fino ai cinegiornali. Dalle produzioni italiane di Lux film, Titanus a quelle americane di Goldwin Mayer e Warner. Settantadue anni di proiezioni, di storia e cultura, dopo due anni di stop dovuti all’emergenza pandemica, il cinema GriVi di Enna, da pochi giorni ha riaperto i battenti, anche se non senza difficoltà. Rischiava di non riaprire più l’unica sala cinematografica di Enna voluta dalle famiglie di imprenditori Grillo e Virlinzi (da qui l’acronimo che dà il nome al cinema derivante dalla crasi dei due cognomi) e inaugurata il 2 giugno del 1951 su un terreno in pieno centro storico, nell’antico quartiere ebreo A Iudeca. E che rappresenta la storia di una città che, prima di abbattimenti e cambi di destinazioni d’uso, aveva ben tre cinema. «Ho voluto riaprire per la città perché il cinema è un centro di aggregazione culturale fondamentale», spiega a MeridioNews la direttrice Cettina Emmi.
«Sono anni che faccio questo mestiere – racconta Emmi -, ormai riconosco le solitudini, le coppie di separati». Una funzione sociale, quella su cui pone l’accento la direttrice, «importante soprattutto per i diversamente abili e per le persone con problemi di natura psichica». Una considerazione che deriva da tanti anni nel settore e che Emmi ha potuto constatare di persona. «In questi giorni un ragazzo diversamente abile mi ha detto: “Non sa quanto sia felice di potere tornare al cinema“». La pandemia e la crisi di un luogo sempre più colpito dall’imperversare di contenuti multimediali, però, non rendono semplice la gestione di una macchina cha ha costi esorbitanti. Fattore, questo, che assume un diverso peso in relazione alle dimensioni della città e alla densità della popolazione. «Siamo circa 27mila abitanti – commenta Emmi – e, complici tv e social, nei paesi piccoli la crisi si avverte molto di più». In quello che ormai è diventato un fenomeno che vede le sale cinematografiche sempre più vuote. «Noi dobbiamo sostenere delle spese», lamenta la direttrice.
Difficoltà comuni a più sale cinematografiche. «Mi confronto spesso con altre realtà, anche catanesi – sostiene Emmi -, mi dicono che non riescono a pagare neanche gli stipendi del personale». Anche se la volontà di restituire definitivamente alla città «un bene privato che fornisce un servizio pubblico», sottolinea Emmi, ci sarebbe, non è sufficiente. Soprattutto dopo la chiusura forzata a seguito della pandemia. «Dopo due anni di inattività – ammette amareggiata Emmi – ho trovato il cinema distrutto e per rimettere tutto in ordine abbiamo fatto degli investimenti importanti». Dai maniglioni antipanico a tutti gli adeguamenti normativi e, ancora, il sistema digitale e la trasformazione in cineteatro. «La manutenzione ordinaria costa – rincara – tra computer e impianti di riscaldamento, dove troviamo i soldi se per due anni siamo stati chiusi». Per permettere che il gioiello in stile liberty dall’indiscusso valore storico possa continuare a rimanere aperto, la soluzione ci sarebbe. «Ci hanno ignorato per tanto tempo – sostiene Emmi – fino alla raccolta firme organizzata da un gruppo di giovani cittadini un paio di settimane fa per sostenere la riapertura». L’iniziativa avrebbe risvegliato gli animi, anche se senza l’impegno delle istituzioni, ogni tentativo potrebbe risultare vano. «Abbiamo bisogno che il Comune investa nella cultura, in servizi da offrire ai cittadini – incalza la direttrice -, e abbiamo chiesto che l’amministrazione si impegni nell’acquisto di pacchetti di biglietti da offrire alle scuole e alle fasce più deboli». L’amministrazione pare abbia accolto l’idea lanciata dalla direttrice. «Se la città vuole il cinema, bene. Ma per resistere le parole non bastano», è la posizione di Emmi.
«Staremo a vedere – chiosa la direttrice -, al momento sto osservando, non so quanti giorni devo tenere aperto e quanti altri devo chiudere». Per il cinema GriVi non si tratta della prima chiusura. Il precedente risale agli anni Novanta quando a imporre lo stop è stato il mancato adeguamento alle prescrizioni normative, per poi riaprire a febbraio 2008, dopo avere eseguito gli adeguamenti e trasformato il cinema in una multisala, grazie anche all’intervento di Carmelo Aloisi, architetto catanese che, nel ventennio fascista, produsse diverse opere in art-decò. «È considerato uno degli uomini più illustri della città di Catania – si legge nelle note storiche sul sito del cinema -, il suo capolavoro fu il cinema Odeon inaugurato nel 1932». Con il ripristino del 2008, una sala del cinema è stata intitolata proprio all’architetto etneo.
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