Baia del Corallo, il nuovo bando e i dubbi sulle concessioni Tra «gestioni inspiegabili» e il rischio che diventi business

Se la si cerca su Google, i primi risultati mostrano un ristorante-pizzeria con i tavolini bianchi, una pedana
in legno
e una vista mozzafiato sulla costa palermitana. Ma in pochi sanno che Baia del Corallo è un bene
pubblico
della Regione Siciliana, di proprietà del Dipartimento regionale dello sviluppo rurale e territoriale.
Situata nella costa palermitana di Sferracavallo, tra isola delle Femmine e la riserva naturale orientata di
Capo Gallo
, da diversi anni l’area è stata data in concessione a tre associazioni. L’asd You Dive Club Capo Gallo che nella baia svolge, ormai da undici anni, diverse attività sociali
d’inclusione, tra cui: passeggiate con le scuole, volte a sensibilizzare i più piccoli sulle tematiche
ambientali, immersioni alla riscoperta dei fondali, coinvolgendo sia ragazzi con disabilità che con
trascorsi complessi di reclusione. Il Cus gestisce il locale Baia del Corallo Summer Club e il
solarium. Con l’arrivo della bella stagione, svolge diverse attività sportive tra cui corsi di windsurf, vela, sup e kayak. Infine c’è il Circolo velico Sferracavallo, attivo con i suoi soci dal 22 luglio 2020, dopo
l’assegnazione, tramite bando di gara, di una parte delle strutture rimaste abbandonate.
Su quest’ultima assegnazione, qualcosa però è rimasta poco chiara. 

Se le strutture previste
dal bando non comprendevano anche il “corpo quattro” – ovvero l’edificio adibito in passato a ristorante -, il
Circolo velico
ha ristrutturato e cominciato a operare anche lì. Lo scorso giugno, la vice presidente dell’Ars, Angela Foti, ha presentato un’interrogazione parlamentare scritta per chiedere chiarimenti al riguardo. «Il bando transitorio riguardava un certo numero di unità, – spiega Foti a MeridioNews – poi ce ne sono altre rientrate nella gestione del club velico ma non ho capito come».
Sull’interrogazione, però l’onorevole, a oggi, non ha ricevuto risposta. «Alla fine non mi hanno detto
esattamente cos’è successo – continua Foti – avevano pubblicato la manifestazione d’interesse solo per
una parte degli edifici
però poi ho saputo che tutte quante sono state interessate dalle ristrutturazioni».
«Per carità, ben venga, rispetto a due anni fa quest’anno c’era un gran lavorio, gli edifici in effetti erano abbandonati – aggiunge – Ma che venga fatto alla luce del sole». Perché, prosegue Foti, «la sub concessione non è concessa e il bando non
specificava l’affidamento di tutte le strutture». 

Intanto, lo scorso 17 novembre 2021, le concessioni sono scadute. Tutte e tre. Si discute quindi sulla
realizzazione di un nuovo bando di gara
. Anche qui non tutto sta andando come auspicato: nella tabella
del pre-bando i punteggi assegnati tengono poco conto dei fini sociali e di inclusione che sulla carta il
documento dice di perseguire.
In soldoni, a parole si dice di premiare i progetti che garantiscono attività di inclusione sociale ma poi
nella griglia di assegnazione ai progetti ecosostenibili che prevedano l’utilizzo di materiali e
componenti innovativi e il riciclaggio dei rifiuti o d’inclusione di soggetti vulnerabili e diversamente abili, il punteggio attribuito è solo di cinque punti. Venti spettano invece al
progetto che assumerà a tempo indeterminato ed entro 6 mesi il numero di personale
complessivo più elevato. 

«Un luogo come quello si presta ad attività naturalistiche, sportive, è sensibile ai diversamente abili – spiega Foti – a Palermo non è facile trovare un luogo balneabile e così accessibile.
Essendo una proprietà pubblica – aggiunge – è bene che si dia grande spazio ad attività che permettono
l’inclusione sociale
piuttosto che farlo diventare un’attività di lido riservata ai tesserati». Il rischio
è che per nove anni la baia venga affidata a qualcuno che la gestisca per mere finalità di lucro.
«È un bene che l’amministrazione dia in gestione ricavando dei soldi – continua Foti –
però ora che deve ripensare, lo deve fare con una marcia in più, che è quella dell’inclusività». Per Foti, il perseguimento dell’obiettivo è meritevole «ma il punteggio non è proporzionato». Perché «l’attribuzione di cinque punti a progetti di inclusione sociale – sostiene la consigliera Ars – è di molto inferiore alle altre
finalità a cui vengono attribuiti dai dieci a venti punti». Altrimenti, prosegue Foti «diventa un’attività a corredo quando, invece, l’attività inclusiva deve essere un’attività centrale». 

A temere una privatizzazione, è anche l’associazione You dive club Capo Gallo, che nel giugno
2020 ha subito un incendio doloso a uno dei bungalow, con la conseguente perdita di tutte le attrezzature
utilizzate per le immersioni. «L’incendio ci ha spiazzato molto – racconta Francesco Landini, presidente di You Dive Club Capo Gallo – Dentro quel magazzino c’erano le attrezzature di undici anni però abbiamo
cercato in tutti i modi di non piangerci addosso e ripartire subito».
La troppa sicurezza e la tranquillità, complice la cooperazione tra le associazioni nella baia, ha
ingenuamente distratto You dive club, che non aveva nemmeno fatto un’assicurazione.
«Molti se ne uscirono dicendo che l’avevamo data a fuoco noi per prendere l’assicurazione – prosegue Francesco con un sorriso amaro – ingenuamente non avevamo nemmeno quella».
Adesso il timore è che il nuovo bando possa favorire una quasi privatizzazione del bene, a scopo di mero
lucro. «Quello che ci auguriamo per il futuro – conclude il presidente di Youdiveè che non venga fuori
un’idea solo di business commercial
e, ma che la baia, in quanto bene demaniale, possa essere aperta a tutti». Perché, insiste Landini, «quando chiedo ai ragazzi di chi è la riserva naturale e tutti mi rispondono “della Regione”, io dico: “La Regione la gestisce, ma la riserva è un bene della comunità“».

Maria Vera Genchi

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