EnigmA23, dal Pagliarelli al palco del Teatro Biondo «Attori-detenuti si interrogano sulle scelte dell’uomo»

Il carcere è un non luogo, un posto in cui la vita è sospesa. In cui il tuo quotidiano non ti appartiene più. È probabile che, in cella, gli interrogativi si accavallino in un groviglio senza fine. Il tempo si dilata in minuti, ore, giorni. Questo racconta chi c’è stato. Un tempo infinito perso in interrogativi, spesso senza risposte. Un punto di domanda dal quale è partito il percorso guidato dalla regista Daniela Mangiacavallo che per un anno, insieme a alcuni operatori dell’associazione Baccanica e in particolare al drammaturgo Rosario Palazzolo, ha guidato la compagnia di attori-detenuti del carcere Pagliarelli, dando vita allo spettacolo EnigmA23. Dopo aver debuttato all’istituto di detenzione il 10 giugno scorso, davanti a un pubblico di 200 persone, adesso per la prima volta i detenuti usciranno per calcare il palco del Teatro Biondo di Palermo il 18 ottobre alle ore 21.  

Lo spettacolo inizia con un invito a riflettere su quale strano enigma sia l’uomo. Occorre risolvere un rebus, lavorare d’ingegno, scomporre ogni singolo quadretto del rebus per trovarci un senso compiuto, una ragione all’enigma della vita. «Ci siamo molto interrogati sull’uomo, sulle scelte che fa e sull‘imprevedibilità della vita. Questi enigmi a volte non si risolvono mai –  racconta Daniela Mangiacavallo, dell’associazione Baccanica e regista dello spettacolo -. Ognuno cammina portandoseli dietro». All’inizio del progetto i partecipanti erano 23, tra i 25 e i 50 anni.  «Tutto è partito a settembre dello scorso anno, partendo dall’idea di realizzare un laboratorio teatrale che potesse coinvolgere una ventina di detenuti del carcere Pagliarelli». Il laboratorio si è svolto all’interno dell’istituto di pena tre volte a settimana. «Con Palazzolo e altri collaboratori di Baccanica abbiamo lavorato alla costruzione di un copione insieme ai detenuti. Un lavoro fisico incentrato sulla struttura del personaggio, sul lavoro attoriale, lavorando con i detenuti come se avessimo di fronte dei veri e propri attori». A contribuire alla loro formazione anche alcune personalità che operano nel campo artistico. «Abbiamo avuto un incontro con il regista Claudio Collovà – continua Mangiacavallo – con la regista Patrizia D’Antona, con Armando Punzo, regista che fa attività con attori detenuti del carcere di Volterra». Un anno intenso che alla fine ha dato vita alla compagnia di attori-detenuti. «Abbiamo debuttato con Enigma23 il 10 giugno, all’interno del carcere. Era uno spettacolo aperto al pubblico al quale hanno assistito circa 200 persone. Ha avuto tanto successo che i magistrati presenti ci hanno dato la possibilità di fare questo spettacolo anche all’esterno della casa circondariale». 

I detenuti quindi metteranno in scena lo spettacolo per la prima volta fuori dal Pagliarelli. «In realtà non è stato complicato – afferma la regista – abbiamo richiesto tutte le autorizzazioni per ogni persona. La parte più complicata ha riguardato quei detenuti che nel frattempo hanno avuto la possibilità di accedere a forme detentive alternative, è stato difficile poter concordare le prove con chi è rimasto dentro e con chi è ormai fuori. Ma tutti verranno a fare lo spettacolo». La compagnia è composta da 15 persone tra cui una attrice professionista, Giuditta Jesu e 14 attori detenuti. Nove si trovano al carcere Pagliarelli mente altri sono in affidamento, gestiti dall’Uiepe (Ufficio Interdistrettuale Esecuzione Penale Esterna della Sicilia) e seguiti dagli assistenti. Mangiacavallo spiega come per lei la presenza sulla scena dei detenuti che si trovano fuori dal carcere sia una soddisfazione in più: «Si pensa che un detenuto una volta uscito dal carcere abbia voglia solo di dimenticare quel posto e non voglia più averci a che fare. Invece loro mi hanno cercato e hanno chiesto dell’associazione Baccanica anche se non si trovavano più in carcere e c’è anche chi prenderà parte allo spettacolo da uomo libero». 

«Credo che un cambiamento sia avvenuto in tutti loro  – sottolinea ancora la regista –  Anche chi è in affidamento, persone che hanno un lavoro, ha il pensiero di voler fare lo spettacolo, mantenendo l’idea della compagnia teatrale. Anche se non li ho visti so che loro stanno studiando e sono certa che saranno pronti con il massimo della professionalità grazie al lavoro intenso che abbiamo svolto in un anno». Ma questa esperienza non si conclude giorno 18. «Al termine dello spettacolo – conclude – inizieremo la nuova stagione e il numero dei detenuti che aderiscono è triplicato. Al secondo anno di formazione parteciperanno gli attori rimasti e i nuovi. In attesa del nuovo spettacolo di giugno». 

Stefania Brusca

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