“In Sicilia l’Eni, anziché mettere in sicurezza gli impianti e aprire a una stagione di bonifiche e di rigenerazione industriale,dopo aver determinato un vergognoso cedimento del Governo regionale sulle trivellazioni, pone in essere il solito ricatto della chiusura degli stabilimenti industriali.
I siciliani,anziché mobilitarsi per scongiurare questa evenienza, dovrebbero manifestare a favore di questa soluzione, pretendendo però risarcimenti miliardari per la morte e la distruzione ambientale che e’derivata in questi decenni dalla raffinazione e dalla mancanza di ogni controllo e di ogni adeguamento degli impianti e di ogni bonifica.
Lo dichiara lesponente di Green Italia Fabio Granata, in merito alla revoca dei 700 milioni di investimenti per ammodernare gli impianti e il fermo di tutte e tre le linee produttive dellimpianto di Gela.
Chi ha inquinato paghi e non ricatti ancora aggiunge Granata perché prima vengono la vita e la dignità, che non sono merce da baratto. I governi regionale e nazionale,profondamente sottomessi agli interessi dei petrolieri,hanno perso ogni credibilità. Green Italia – Verdi Europei hanno lanciato da mesi una controffensiva politica e giudiziaria che non si fermerà di fronte ad alcun ricatto e chi da Gela ad Augusta,da Milazzo a Priolo ha seminato morte e devastazione dovrà pagare i risarcimenti e bonificare i luoghi, senza se e senza ma.
Chiudano pure le raffinerie ma non pensino di defilarsi in questo modo dopo il disastro ambientale ed economico che hanno determinato alla nostra Sicilia” conclude Granata.
E, in effetti, ci sembra l’unica dichiarazione sensata che abbiamo sentito in quest giorni.
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