Energia solare: fare impresa in Sicilia

Mussomeli. Occorrerà correggere la definizione che conosciamo tutti di Mussomeli quale centro prevalentemente agricolo e noto sopratutto per il suo splendido castello. E sì, perché questa cittadina dell’entroterra siciliano, da qualche anno sta conoscendo una dimensione industriale avanguardistica: la produzione (made in Italy, anzi, in Sicily, si badi bene) di moduli fotovoltaici. Ovvero una delle frontiere delle energie rinnovabili e a basso costo.
La scommessa, che risale ad appena quattro anni fa, è quella di un giovane imprenditore. E quella scommessa è oggi un gruppo industriale con un fatturato di 2 milioni di euro, quattro società tra loro interconnesse, un indotto di una decina di altre aziende, 24 dipendenti la maggior parte dei quali altamente specializzati e giovanissimi (età media 32 anni) e una produzione che viene venduta per oltre il 40% fuori dalla Sicilia.
Terenzio Alio, 36 anni, ingegnere, fondatore e titolare di Energy Project e presidente provinciale della Cna, non ha per nulla l’aria di un rampante imprenditore che ha solo sentenze da emettere, ha l’aspetto di un giovane studente, parla a voce bassa e calma ma ha negli occhi quella tenacia che lo ha portato sin qui.

Terenzio Alio

Ingegnere Alio, Mussomeli non è la Silicon Valley, non esiste un tessuto industriale che produce imprenditoria tecnologia, come è nata l’idea della sua impresa?
“L’idea, per dirla con una frase fatta, è nata tra i banchi di scuola, nel 2006, durante la frequenza di un Master Universitario post Laurea in Ingegneria dell’Ambiente e del Territorio. Le energie alternative sono sempre state una mia “fissazione” ed è proprio durante questo corso che ho cominciato a pensarci seriamente con l’intenzione di rendere realtà la mia idea imprenditoriale. L’occasione si è presentata con Agenda 2000 e un bando regionale POR, ho presentato il mio progetto e ha ottenuto un finanziamento a fondo perduto. Da lì a breve l’idea prende piede”.

Ci dia un po’ di numeri sulla sua attività prima di parlarci in dettaglio di cosa fate.
“Energy Project è nata nel 2007 con 2 dipendenti ad oggi abbiamo un fatturato di oltre 2 milioni di euro, 24 dipendenti, altre tre aziende in collegato (di cui una di consulenza energetica registrata presso l’Autorità per l’energia)”.

Bene, vogliamo scendere un poco più in dettaglio? Di cosa vi occupate?
“La Energy Project si occupa di produzione di moduli fotovoltaici. Ad oggi abbiamo 2 moduli certificati con il nostro marchio e a Gennaio ne uscirà un terzo di 300 watt. La certificazione è un’attestazione di qualità riconosciuta in tutta Europa rilasciata da laboratori scientifici internazionalmente accreditati”.

Ci spieghi meglio a cosa servono, chi li usa e a chi li vendete.
“I moduli fotovoltaici hanno la funzione di raccogliere la radiazione solare e trasformarla in energia elettrica e oramai l’utilizzo di questa tecnologia è a 360 gradi, nel senso che è alla portata di tutti: famiglie che realizzano impianti domestici, grandi investitori che fanno del fotovoltaico il loro core business, eccetera. Diciamo che, ad oggi, è una delle forme di investimento più sicure, specialmente nel Sud italia. I nostri clienti sono installatori, piccole e medie imprese, enti pubblici, famiglie”.

Dove vendete i vostri moduli?
“Vendiamo in tutta Italia, basti pensare che il 30% della produzione dello scorso anno è stata venduta nel Lazio e un altro 10% in Liguria, Calabria e Puglia. Il resto rimane nell’Isola. In particolar modo nelle province di Caltanissetta, Agrigento e Enna. Attualmente siamo in trattative per l’esportazione di prodotti nella sponda sud del Mediterraneo, Tunisia specialmente”.

moduli fotovoltaici

C’è un’economia mondiale in crisi, ne state risentendo o il mercato delle energie alternative è meno segnato da questa situazione?
“Come dico spesso, operiamo in un settore che non risente della crisi globale. Casomai abbiamo risentito, pesantemente, dei tentennamenti del governo nazionale durante i primi mesi dell’anno, quando si doveva capire cosa volesse fare con le energie rinnovabili. Lì, realmente, le commesse si sono fermate perché il mercato ha avuto paura della mancanza di regole chiare”.

E adesso? La situazione è più chiara a livello nazionale? E qual’è il quadro di riferimento regionale?
“Dopo qualche mese di stasi, si è raggiunto un decreto che non è il meglio che ci potessimo aspettare ma almeno è una legge che stabilisce regole chiare. Il quadro regionale è deludente: per scelta non progettiamo impianti che debbano andare in conferenza di servizi alla Regione (forse perché nel febbraio 2008 ne abbiamo presentato uno e ad oggi non ci hanno convocato). Ho già avuto modo di affermare, e lo ribadisco, che se avessi avuto una fabbrica di moduli fotovoltaici in Puglia o nel Veneto ad oggi avrei almeno 50 dipendenti e attorno avrei un indotto non di 10 aziende ma di 20”.

Vorremmo chiudere la parte “tecnica” dell’intervista con un’ultima domanda. A suo parere quali prospettive hanno le energie alternative in Sicilia? Ci riferiamo anche all’eolico.
“Dal mio punto di vista l’eolico non ha futuro (almeno da quelle che ad oggi sono gli indirizzi politici). Il fotovoltaico, come ho già accennato, è una tecnologia per tutti, quindi tutti possono permettersi di attivare un investimento piccolo o grande che sia in questo settore, per cui lo vedo come mercato più certo e quindi con buone prospettive”.

Torniamo per un momento agli inizi, che difficoltà o incentivi avete trovato? intendiamo dire: in che misura è possibile fare impresa in Sicilia per i giovani?
“Parto con il dire che mi reputo fortunato: ho fatto quello che volevo fare e nella mia terra. Per arrivare a ciò non nego che le difficoltà siano state tante. Le difficoltà ci sono e dipendono dal sistema burocratico e anche da quello creditizio, specialmente nella fase iniziale. Non è semplice per i giovani che dietro non hanno famiglie con buone referenze bancarie, almeno gli inizi. Tenete conto che il costo iniziale del progetto è stato di 515 mila euro. Il finanziamento regionale ammontava al 60%, (poco più di 300 mila euro). Il resto ho dovuto recuperarlo attraverso mutui bancari e una parte è stata un mio investimento personale”.

Quale è stata la risposta di Mussomeli?
“Buona, la gente mi conosceva da prima che facessi l’imprenditore, diciamo che molto spesso ho sentito l’appoggio del paese, della gente normale, poi via via delle banche locali e di buona parte del sistema produttivo locale”.

Ci dice la prima cosa che le viene in mente sul fatto che siete, appunto, in Sicilia e non in Puglia o nel Veneto?
“La viabilità: siamo isolati nell’Isola”.

Cesare Verro

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