«Certo che l’amministrazione poteva non sapere, perché in effetti è accaduto». È la risposta dell’assessore alla Cultura Orazio Licandro dopo il caso della discoteca Empire di via Zolfatai. Storico locale etneo, per il quale nei giorni scorsi è stato eseguito un decreto di sequestro e confisca voluto dalla procura di Catania. Secondo gli inquirenti, la struttura sarebbe parte del patrimonio riconducile a Giacomo Nuccio Ieni, presunto esponente del clan Pillera-Puntina, nei confronti del quale è attualmente in corso un procedimento giudiziario partito nel 2006 e arrivato al secondo grado. La scorsa settimana, però, il Comune di Catania inaugurava La strada degli artisti, nata da una collaborazione – prima annunciata e poi, dopo i più recenti fatti di cronaca, smentita – anche con il proprietario della discoteca Empire, Domenico Di Bella, non indagato, ritenuto dagli investigatori prestanome di Ieni. «La sinergia pubblico-privato riempie la città di contenuti», aveva detto Licandro il 10 ottobre. «Noi non dovevamo nemmeno organizzare gli eventi», replica lui oggi.
Assessore, già dal 2006 la discoteca Empire risulta coinvolta nelle indagini dell’operazione Atlantide. Il processo è arrivato al secondo grado di giudizio e gli atti erano pubblici. Peraltro, su Google si trova facilmente un articolo del quotidiano La Sicilia che riporta la notizia. È ancora convinto che l’amministrazione potesse non sapere?
«Di Di Bella, formalmente, non ci risultava nulla».
Nemmeno a livello di informazione? Sa, già nel 2006 si parlava di ipotetici prestanome del presunto boss Ieni. E di lui si è tornato a parlare nel 2009 perché gli erano stati concessi, e poi revocati, gli arresti domiciliari per depressione. Non ricorda?
«Non lo sapevo e nessuno di noi si ricordava di queste cose. Se soltanto avessimo annusato una cosa del genere, non avremmo fatto nulla».
Come prenderà le distanze dalla vicenda?
«Il sindaco ha già detto che quando ci saranno gli sviluppi giudiziari, se si arriverà a un processo, ci costituiremo parte civile».
Ma il processo c’è già. È in Appello e a breve dovrebbe arrivare una sentenza.
«Di che cosa? Del processo del 2006? Noi non c’eravamo. Ma su questo argomento si vedrà in futuro. Noi abbiamo sospeso ogni forma di collaborazione che, ci tengo a sottolineare, era una proposta congiunta dell’Empire, di un’associazione e dell’Accademia delle belle arti. Quest’ultima dava la sua presenza a garanzia e forniva gli artisti e la programmazione degli eventi. C’è poi una mia valutazione personale: se mi chiedono perché una discoteca, io rispondo che era un seme per far capire che nella vita ci sono altri orizzonti».
Quindi è stata l’Accademia a proporre una collaborazione all’amministrazione e non viceversa?
«Io ho chiamato l’Accademia perché è arrivata in assessorato la proposta di riqualificare una zona, cosa che è nelle linee dell’amministrazione. Dall’Accademia mi hanno detto che loro avallavano già la proposta. E infatti nella suddetta viene citata la professoressa Daniela Costa, con cui abbiamo fatto tante collaborazioni, e si dice che cura l’organizzazione e il coordinamento. Si dice anche che gli eventi sarebbero stati a cura di una commissione presieduta da Virgilio Piccari. Io cosa potevo pensare?».
Sono state chieste le sue dimissioni, c’è anche una petizione online. A sua volta, per questioni «pre-giudiziarie: morali e politiche», lei aveva chiesto le dimissioni di Raffaele Lombardo.
«Che c’entra. Lui era presidente della Regione sotto processo, con una richiesta di rinvio a giudizio e faldoni di cose. Licandro e il sindaco non frequentano i mafiosi e non sono stati fotografati con il boss. Se si legge LiveSiciliaCatania c’è scritto che Di Bella era un insospettabile. Ribadisco: la cosa spiacevole è accaduta, ma se avessimo avuto il minimo sentore non sarebbe successo. A tutti quelli che si svegliano oggi vorrei chiedere: dov’erano quando si davano gli appalti che questa amministrazione ha revocato? Da quello per il parcheggio Sanzio a quello per la nettezza urbana, commissariati per infiltrazione?».
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