Allentare la dipendenza dai privati. Le prime misure inserite nell’ordinanza legata alla dichiarazione dello stato d’emergenza per la gestione dei rifiuti in Sicilia dovrebbero andare in questa direzione. L’indiscrezione arriva da ambienti vicini alla giunta Musumeci, chiamata in questi giorni a concordare con Roma gli interventi da pianificare per affrontare una situazione che potrebbe presto tornare critica, con la saturazione delle discariche e la differenziata che, anche laddove non è ancorata a percentuali lontane dai parametri europei, paga lo scotto della carenza di impianti per il trattamento della spazzatura.
Il presidente della Regione vorrebbe evitare di ritrovarsi con gli autocompattatori in fila davanti ai cancelli chiusi gestiti dalle ditte private, in attesa di nuove ordinanze che ne autorizzino ulteriori abbancamenti. E così, per riuscire ad avere un controllo della situazione quanto più diretto possibile, Musumeci vorrebbe usare i poteri speciali concessi dal governo nazionale per realizzare almeno quattro nuove vasche nelle discariche pubbliche. Oltre alla settima già annunciata per Bellolampo, gli interventi dovrebbero riguardare i siti di Castellana Sicula, Sciacca e Trapani. Nella consapevolezza, comunque, che ciò non rappresenterà la soluzione al problema, ma solo un modo per prendere tempo. I lavori, effettuati in regime emergenziale, dovrebbero godere dell’opportunità di derogare alle norme che regolano gli affidamenti, snellendo le procedure.
L’ordinanza dovrebbe contenere inoltre specifiche per la costruzione di due nuovi impianti di compostaggio. Il primo a Castelbuono, nel Palermitano, il secondo a Vittoria, in provincia di Ragusa. In questo caso si tratterebbe di un anticipo dell’annunciato piano stralcio, che dovrebbe consentire a tutte le province – nella previsione di fare coincidere con queste ultime gli Ato che dovrebbero prendere il posto delle Srr nella gestione del settore – di dotarsi dell’impiantistica minima per il trattamento dei rifiuti in loco: oltre agli impianti di compostaggio, dovrebbero sorgerne uno per la selezione del differenziato secco, un altro per il trattamento meccanico-biologico e, infine, una vasca dove depositare i rifiuti dopo il trattamento.
Altro tema a tenere banco, e che potrebbe trovare riferimenti nell’ordinanza, è quello riguardante il bando per spedire i rifiuti fuori dall’isola. A riguardo una novità starebbe nell’impossibilità di fare affidamento sulle altre regioni. Nonostante la motivazione che circola tra i corridoi della Regione sia quella della mancanza di spazio nelle altre discariche italiane, Musumeci si sarebbe scontrato anche con precise indisponibilità politiche da parte degli altri governatori, per nulla interessati ad aprire dispute interne ai propri consigli regionali per accogliere la munnizza siciliana.
Davanti a questa chiusura, il governo sarebbe di fatto costretto a percorrere la strada dell’invio all’estero. Anche in questo caso, però, le difficoltà non mancano: infatti, nonostante il bando per predisporre una gara internazionale sia in procinto di essere definito, rimane aperta la questione dei costi. La gestione dei rifiuti è di competenza dei Comuni e degli enti gestori, con i servizi che, norme alla mano, vengono finanziati dai ricavi della Tari. È dunque scontato prevedere un aumento delle tasse a carico dei cittadini. «Visto che sono i Comuni a produrre i rifiuti, devono essere loro a sostenere i costi delle spedizioni», è la tesi che viene ribadita nell’assessorato. Dove però c’è poca fiducia nella riuscita del piano: «Comunque alla fine nessun rifiuto andrà all’estero. È solo filosofia».
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