La lista “Lotta Universitaria” è candidata al Senato Accademico, all’amministrazione d’Ateneo, al Consiglio d’amministrazione dell’ERSU primo livello, al CASR e nei Consigli di Facoltà di Scienze Politiche e Scienze della Formazione. Gaetano Bonanno, tra i responsabili della Lista, parla dello spirito che anima Lotta Universitaria, una “ossatura morale”.
«La denuncia fa parte del nostro modo di fare politica». In tal senso parla dei fini utilitaristici che starebbero dietro a molte liste: «Il gioco partitocratico – spiega Gaetano – crea una spasmodica lotta di potere durante le elezioni universitarie, che servono a creare figure in futuro spendibili nei contesti partitici. Molte organizzazioni studentesche sono una riproposizione in chiave giovanile di quei soggetti politici che hanno creato disagi incommensurabili agli Atenei».
Parla anche di voto di scambio, portando come esempio l’accesso al ruolo di scrutatore, che «vale 150 euro, ed è vergognoso, perché non si accede con una graduatoria per reddito a questo compito». Tra i problemi in seno all’Università individua «una sola mensa funzionante, quando di Facoltà ne abbiamo ben nove. Un Ateneo di alta caratura che ha una storia molto ampia non può dare altri disagi agli studenti, che sono sempre più dei fuorisede», e mette in guardia dal pericolo di «non poter accedere ai fondi europei. Per via dei giochi di potere l’Università di Catania rischierà di non attingere ai fondi del Fondo Sociale Europeo, soldi che torneranno indietro a Bruxelles».
Fa anche cenno alla situazione palestinese: «c’è una possibilità per i giovani palestinesi di sfuggire dai disagi dei luoghi occupati dall’esercito israeliano, ovvero di poter studiare in una Università europea. Per farlo, l’esercito israeliano deve rilasciare un passaporto. Chiederemo all’Ateneo di portare avanti questa causa e di creare un filo diretto con le comunità giovanili palestinesi». L’appello finale per la lista Lotta Universitaria è il seguente: «Chiediamo agli studenti universitari che spesso reputano le elezioni solo una perdita di tempo di dare un voto al cambiamento contro la partitocrazia, per abbattere questo status dilagante che non fa bene alla nostra Università».
Ascolta il file dell’intervsta a Radio Zammù
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