Elezioni regionali di ottobre: quando Crocetta fece il pieno di voti a Messina

A proposito del ‘caso’ Messina vorremmo porre qualche domanda al presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta. Il riferimento è agli arresti ‘eccellenti’ che coinvolgono i protagonisti di alcuni Enti e società che operano nella formazione professionale all’ombra dello Stretto e dintorni.

Il tema è il rapporto tra formazione professionale e consenso elettorale. Ricordiamo che alle recenti elezioni primarie del Pd siciliano l’onorevole Francantonio Genovese è risultato tra i candidati più votati. E ricordiamo che, alle ultime elezioni regionale dell’ottobre dello scorso anno, il cognato di Genovese, Franco Rinaldi, è stato uno dei deputati regionali più votati in Sicilia.

Siamo davanti alla dimostrazione aritmetica che la gestione diretta della formazione professionale, da parte della politica, genera consenso. Soprattutto se si possono effettuare assunzioni in prossimità delle campagne elettorali. Ma il punto non è questo: il punto è il rapporto diretto, quasi da equazione di primo grado, tra gestione della formazione professionale, da parte della politica, e consenso elettorale.

Detto questo, il discorso non può fermarsi all’accoppiata Genovese-Rinaldi. Sarebbe troppo riduttivo. Il discorso riguarda, per esempio, tutto il contesto delle ultime elezioni regionali. Anche se il presidente Crocetta sembra essersene dimenticato, la sua elezione a presidente della Regione siciliana – peraltro risicata e caratterizzata dall’assenza d’una maggioranza d’Aula uscita dalle urne – è il frutto di un voto espresso da una coalizione di Partiti.

Tra questi Partiti che hanno sostenuto Crocetta in campagna elettorale c’era anche il Pd siciliano. E c’era, soprattutto, il Pd di Messina che, forse, nel conteggio dei voti, ha fatto la differenza in favore dello stesso Crocetta, a scapito del candidato di centrodestra, Nello Musumeci.

Chi ha seguito lo spoglio elettorale delle elezioni regionali dello scorso ottobre non dovrebbe aver dimenticato tre elementi.

Il primo elemento è il buon risultato ottenuto da Musumeci a Palermo. Il secondo è il risultato sottotono ottenuto da Musumeci a Catania.

Il primo è stato un po’ a sorpresa, perché Musumeci è catanese e nel capoluogo dell’Isola è andato al di là delle attese.

Il secondo risultato – quello di Catania – ha rispettato, almeno in parte, le attese, sia perché c’era di mezzo il presidente della Regione uscente, Raffaele Lombardo (che non votava Musumeci), sia perché il senatore del Pdl, Giuseppe Firrarello, sottobanco, ha dato una mano a Crocetta.

Ma con tutto il risultato di Catania, con la candidatura di Gianfranco Miccichè messa su solo per creare problemi a Musumeci, nonostante l’uscita di scena di Totò Cuffaro e con una parte degli ex di An che votavano a sinistra, la vittoria di Crocetta è stata in forse.

La provincia che ha determinato il ‘sorpasso’ di Crocetta su Musumeci è stata proprio Messina. Dove l’attuale presidente della Regione ha quasi doppiato Musumeci.

In questi casi i voti, come i soldi, non hanno odore? Ce lo chiediamo e lo chiediamo all’onorevole presidente della Regione. Perché i voti – i tanti voti che il candidato Crocetta ha preso a Messina sono anche, se non soprattutto, quelli del gruppo Genovese-Rinaldi.

Ora, alla luce di tutto quello che sta emergendo a Messina cosa pensa il presidente della Regione della sua ‘perfomance’ messinese dell’ottobre dello scorso anno?

Redazione

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