Quando ancora manca qualunque ufficialità dei dati e si hanno le prime proiezioni che lo danno intorno al 42 per cento, l’entusiasmo al comitato elettorale del sindaco uscente Leoluca Orlando è incontenibile: boati, applausi, baci e abbracci dei sostenitori accolgono il professore scandendo il suo nome più volte. Quando lui parla, però, le sezioni scrutinate sono appena 7 su 600 e hanno votato poco più di 290mila iscritti, pari al 52,7 per cento degli elettori. «Questa è una vittoria dei palermitani guidati da Orlando, il Pd ha contribuito facendo un passo indietro. Da anni non ho partito, il mio partito si chiama Palermo», dice il sindaco uscente, azzerando subito le polemiche sull’assenza di simboli politici tra le sette liste che lo sostengono e sull’appoggio «esterno» del Pd.
Un nervo scoperto che emerge pure nel bel mezzo del collegamento con la diretta de La7, quando, durante la maratona elettorale, il direttore Enrico Mentana si sarebbe rivolto a Orlando dicendo che è del Pd. E il sindaco – presente e forse futuro – si arrabbia e smette di rispondere. «A una certa età si torna bambini, succede anche ai giornalisti, può succedere anche agli uomini politici…», ha detto ironico il direttore. «Capiamo che non sia più in voga come prima, ma essere del Pd – ha aggiunto Mentana – non è ancora un’offesa. In ogni caso ci scusiamo per questa offesa terribile. Speriamo che in un’altra occasione faccia a meno dei voti del partito di Renzi e viceversa».
Nonostante l’arrabbiatura di Orlando, lo stato maggiore del Pd era presente nella sede del comitato orlandiano con Davide Faraone, il vicepresidente Ars Giuseppe Lupo, l’assessore Antonello Cracolici e il segretario provinciale del Pd Carmelo Miceli. Su Twitter intanto, compare il primo post polemico del segretario Fausto Raciti: «Un caro abbraccio a Ferrandelli, il Micròn di Palermo». La battuta fa riferimento a una frase che lo stesso Ferrandelli aveva pronunciato in campagna elettorale «I miei Coraggiosi sono nati prima di En Marche», aveva detto lo sfidante di Orlando, riferendosi al vincitore delle elezioni francesi Emmanuel Macron.
«In attesa di ulteriori conferme, i risultati di Palermo sono i migliori tra tutte le grandi città italiane, questi risultati ci hanno premiati e ci spingono ad andare avanti. Voglio dire grazie a tutti coloro che hanno condiviso quella che sembrava una follia, una cosa fuori dall’ordine normale delle cose», ha detto il professore nella sede del comitato elettorale allestito all’hotel Borsa di Palermo. «Questo risultato basta per avere conferma della bontà dell’amministrazione di questi anni che è stata riconosciuta dai palermitani che chiedono di non fermare il cambiamento dopo i dieci anni disastrosi di governo di centrodestra. Questa esperienza politica deve continuare ed è un modello di riferimento per tante altre realtà del nostro Paese, è un modello di civismo politico alternativo ai velleitarismi e alle logiche soffocanti degli apparati».
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