Il report sull’affluenza alle elezioni amministrative delle ore 19, confezionato dalla Regione Siciliana, consegna un secondo dato parziale, dopo quello delle ore 12. Nei 20 Comuni del Catanese coinvolti dalla tornata elettorale si è recato al voto il 44,20 per cento degli aventi diritto. Una percentuale più alta di quella regionale, al 41,09 per cento. Il picco positivo si registra ad Aci Bonaccorsi e Mazzarrone, dove si è recato alle urne rispettivamente il 60,30 per cento e il 57,52 per cento dell’elettorato attivo. Al momento i fanalini di coda della partecipazione ai seggi sono invece Mirabella Imbaccari, con il 22,32 per cento, e Castiglione di Sicilia, con il 31,52 per cento.
Ad Aci Bonaccorsi ha votato il 60,30 per cento degli elettori, Aci Catena 48,09 per cento, Calatabiano 45,18 per cento, Castiglione di Sicilia 31,52 per cento, Fiumefreddo di Sicilia 39,57 per cento, Licodia Eubea 32,16 per cento, Linguaglossa 49,16 per cento, Mazzarrone 57,52 per cento, Militello in Val di Catania 36,66 per cento, Mirabella Imbaccari 22,32 per cento, Misterbianco 46,48 per cento, Nicolosi 54,27 per cento, Palagonia 46,66 per cento, Paternò 49,74 per cento, Raddusa 36,91 per cento, San Michele di Ganzaria 32,60 per cento, Santa Maria di Licodia 49,23 per cento, Sant’Agata Li Battiati 44,95 per cento, Scordia 36,93 per cento e Vizzini 34,20 per cento.
I centri più grandi chiamati al rinnovo della carica di sindaco e del consiglio comunale sono quelli di Paternò e Misterbianco: in entrambi, i primi cittadini uscenti, Mauro Mangano e Nino Di Guardo, hanno deciso di tentare il secondo mandato. Nel primo caso la percentuale di affluenza registrata alle 19 è del 49,74 per cento, mentre a Misterbianco il dato è del 46,48 per cento. Volendo fare un paragone, nel 2012 a Paternò alla stessa ora aveva votato il 39,11 per cento degli aventi diritto. L’affluenza era stata leggermente più bassa a Misterbianco, con il 38,16 percento. Cinque anni fa però si era votato in due giorni, il 6 e il 7 maggio.
Riflettori puntati anche su Aci Catena, forse il caso più delicato tra le città chiamate alle urne nella ex provincia di Catania, oggi città metropolitana. Qui la sindacatura si è interrotta anzitempo, nell’ottobre 2016, per via dell’indagine per un presunto giro di tangenti che ha coinvolto l’ex primo cittadino Ascenzio Maesano e il consigliere comunale Orazio Barbagallo, assieme all’imprenditore della Halley consulting Giovanni Cerami. I due politici saranno processati con rito abbreviato il prossimo 17 luglio. A reggere il palazzo di piano Umberto è stato frattanto il commissario straordinario Vincenzo D’Agata. Il dato dell’affluenza alle 19 si attesta sul 48,09 per cento. Nella precedente tornata elettorale era stato del 42,77 per cento.
L’analisi politica che ha preceduto la giornata elettorale di oggi ha fatto emergere un dato chiaro. Gli elettori sulle schede troveranno una miriade di liste civiche e davvero pochi simboli dei partiti tradizionali. Tolto il Movimento 5 stelle, presente con singole liste nei varie Comuni, resta qualche traccia di Forza Italia e del Partito democratico. I dem in provincia di Catania scendono in campo senza aggregati civici soltanto a Scordia e Aci Catena. Il resto del panorama è decisamente frammentato con alcuni casi eclatanti. Su tutti spicca quello di Paternò, dove il sindaco uscente Mangano – eletto nel 2012 con il Pd – si ritrova con un partito spaccato e con i vari big della politica locale divisi a sostegno anche di altri candidati.
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