Elezioni a Giarre, Salvo Vitale candidato bipartisan «Alleanza con gli ex Ncd? In piccolo come Roma»

«Un passo avanti». Lo slogan di Salvo Vitale, il secondo candidato a sindaco di Giarre di area democratica oltre a Tania Spitaleri, dice più di quello che sembrerebbe a una rapida lettura. Nasconde le trattative che hanno preceduto la composizione delle liste, le richieste, giunta alla sua scrivania, di fare un passo indietro. Come è stato tre anni fa, quando fu il vice designato dello sconfitto Salvo Andò. «Me lo hanno chiesto anche stavolta, più di un candidato, ma io ho detto no». Stavolta il professore 66enne, ex assessore nella giunta Toscano di fine anni ’90, andrà fino in fondo.

Vitale, quando è perché ha deciso di candidarsi?
«Se la candidatura di Bonaccorsi fosse durata cinque anni, non mi sarei candidato. Ma vista la fine anticipata, alcuni amici mi hanno chiesto disponibilità per iniziare un percorso in realtà già iniziato con Salvo Andò. Il Pd non è un blocco monolitico, ma il Pd locale si è scommesso con me». 

E non solo il Pd. Dalla sua parte ha anche il senatore Pippo Pagano e Pino Firrarello. Due che per una vita sono stati suoi rivali. 
«Pagano e Firrarello nel 2013 mi chiesero di candidarmi con il loro supporto. Dissi no, tre anni fa erano ancora nel Pdl, avevano Berlusconi dietro e io, che da sempre sono stato un uomo di sinistra, se avessi accettato avrei fatto ridere tutta Giarre. Adesso non è più la stessa cosa: questa alleanza riverbera in piccolo quanto succede a Roma e a Palermo. E poi il senatore Pagano è un giarrese, noi siamo giarresi e lo possiamo dire a differenza di altre coalizioni». 

Firrarello però è di Bronte. 
«Lo conosco, sotto l’amministrazione Toscano lui era assessore regionale e ci ha aiutato per realizzare l’area artigianale. Ma non ho avuto nessun confronto con lui per comporre la mia squadre e le mie liste». 

Che giudizio dà dell’amministrazione del sindaco uscente Bonaccorsi?
«Sono stato un suo oppositore, ma non nego che alcune cose positive sono state fatte, come la spesa importante destinata ai servizi sociali o l’istituzione del mercato del contadino. Tuttavia lui si è dedicato troppo ai numeri e poco alla politica. La coalizione che sostiene Spitaleri, dopo l’azzeramento degli assessori, era pronta a entrare nella giunta Bonaccorsi, quindi vuol dire che il giudizio nei suoi confronti non era del tutto negativo neanche da parte loro. Infine, io a differenza sua, nel 2013 avrei dichiarato il dissesto».

Lo farà anche ora, nel caso in cui venisse eletto sindaco? Giarre va verso il dissesto?
«Ora c’è il nuovo piano di riequilibrio approvato dal ministero e monitorato dalla Corte dei Conti. Che, è vero, ha chiesto dei nuovi documenti per capire se quanto promesso è realizzabile. I giudici hanno messo come scadenza il 30 giugno, questo significa che chiunque di noi diventerà sindaco, la prima cosa che dovrà fare sarà incontrare i magistrati contabili. Inoltre il commissario che si è insediato dopo Bonaccorsi ha annunciato di voler far venire a Giarre uno staff dell’ex provincia per fare chiarezza sui conti del Comune». 

Cosa pensa del piano regolatore generale approntato dalla passata amministrazione? È favorevole all’idea di non costruire più aree residenziali?
«Assolutamente sì, Giarre non cresce da anni, le imprese edili hanno moltissimi vani invenduti. Il saldo volumetrico deve essere zero, ad eccezione degli insediamenti produttivi. Ci sono piccole realtà che chiedono di realizzare capannoni e opifici e che dobbiamo aiutare. Per il resto invece dobbiamo recuperare l’esistente nel centro storico e migliorare il verde».

Come?
«Facendo lavorare davvero i giardinieri e con partneriati tra pubblico e privato sul modello di quanto fatto al parco Chico Mendes».

È favorevole all’apertura di nuovi centri d’accoglienza per migranti a Giarre?
«Sono favorevole all’accoglienza, ma Giarre non può diventare un paese in cui queste persone finiscono per bivaccare. Se si presenteranno privati che intendono investire, valuteremo ma mai dirò sì a un centro sullo stile di Mineo o a strutture residenziali a lungo periodo, si possono valutare centri di prima accoglienza, per poche settimane».

C’è ancora qualcosa da fare per riaprire il pronto soccorso e potenziare l’ospedale?
«Le parole di Crocetta dell’altro giorno sono una squallida operazione propagandistica. A maggior ragione dopo aver letto sul vostro giornale la risposta del direttore dell’Asp, Luca. Non credo che revocheranno mai gli atti di chiusura del pronto soccorso. Ma Giarre ha bisogno di un centro per le emergenze dove stabilizzare chi arriva per condurli nei centri di eccellenza. E questo non può essere l’attuale Pte, spacciato per pronto soccorso e inaugurato in pompa magna. Ma al di là delle sedie nuove non c’è nulla. È assurdo che un medico del Pte non può neanche interagire col resto della struttura. Questo è il nodo che va affrontato».

Quanto costerà la sua campagna elettorale e chi la finanzia?
«Non andremo oltre i tremila euro. Io ho stanziato un budget di due mesi della mia pensione, altri sostenitori hanno fatto piccole donazioni, come la stampa dei fac-simile». 

Come si comporterà ad un eventuale ballottaggio? 
«Dipende da chi arriverà. Dopo il 5 giugno vedremo». 

Salvo Catalano

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