Elezioni 2018, al voto nei tre Comuni sciolti per mafia Idee chiare a Corleone, tra grillini e operazioni nostalgia

Poche idee ma confuse. Nonostante manchino meno di due mesi al ritorno alle urne in tre diversi Comuni del Palermitano sciolti per infiltrazioni mafiose, dopo 18 mesi di gestione commissariale, soltanto a Corleone sembrano ormai definiti i giochi in vista del rinnovo dell’amministrazione comunale. Negli altri due, Borgetto e Palazzo Adriano, invece, bisognerà ancora attendere almeno la prossima settimana per veder profilarsi il quadro.

Nel Comune noto alle cronache anche per aver dato i natali boss mafiosi come Luciano Liggio, Totò Riina o Bernardo Provenzano, si torna ancora una volta a puntare a quel sogno antimafioso all’ombra del quale si sono formate intere generazioni di giovani ragazzi pronti a investire nella promozione sociale dell’intera comunità.

È così che ieri ha sciolto la riserva Maurizio Pascucci, toscano di nascita ma corleonese d’adozione, assistente parlamentare del senatore pentastellato Mario Giarrusso. Pascucci, già esponente dell’Arci Toscana, che per anni ha coordinato l’attività dei campi di studio e lavoro nelle terre confiscate alla mafia e oggi gestite dalla cooperativa sociale Lavoro e non solo, ha annunciato la sua corsa proprio tra le file del Movimento 5 stelle, sostenuto dal locale meet up.

E se i grillini hanno le idee chiare, i giochi sembrano piuttosto definiti anche sul versante del centrodestra che, a dispetto delle parole pronunciate dal compagno Micciché alla Leopolda sicula di Davide Faraone, correrà unito, Lega inclusa. La stessa Lega che proprio ieri si riuniva in una gremita sala dell’hotel delle Palme nel capoluogo e che, insieme agli altri partiti di destra sosterrà il ritorno di Nicolò Nicolosi, già primo cittadino del Comune dal 2002 al 2007.

A sinistra, intanto, si discute, si valuta, ci si interroga. Ma ancora una volta non si decide. Il nome che circola con maggiore insistenza è quello di un altro ex primo cittadino, Pippo Cipriani, già sindaco degli anni della primavera corleonese all’indomani della stagione stragista e dell’arresto di Riina nel ’93. L’allora giovanissimo Cipriani è ricordato ancora oggi per avere avuto il coraggio amministrativo di riutilizzare a scopo sociale un bene confiscato ai boss. Ma non un bene qualsiasi, proprio la casa (si narra) corredata da rubinetti d’oro della famiglia Riina. Cipriani aprì le porte di quella casa agli studenti dell’istituto agrario che svolgevano le loro lezioni in aule fatiscenti, tra disservizi e doppi turni. E li fece studiare proprio lì, i ragazzi del paese, in quella casa appartenuta un tempo a ‘u zzù Totò e ‘a ‘zza Ninetta, come la comunità si rivolgeva in tono ossequioso a Riina e alla moglie Ninetta Bagarella.

Non che una parte (ma soltanto una parte) di Corleone non sia oggi ancora pronta a far inchinare una statua della Madonna davanti alla seppur più modesta residenza della famiglia Riina. Ma in ogni caso la candidatura di Cipriani appare a molti come un’operazione nostalgia. Ci sarebbe un gruppo di giovani pronto a giocare una partita da outsiders. Ma questa è ancora voce di popolo. Da quel gruppo di giovani non arrivano ancora conferme. Ma neanche smentite.

Miriam Di Peri

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