Elefantini allo Zo per i Marta

Tanti gli “elefantini allo Zo” , lunga l’attesa in sala per uno spettacolo irripetibile targato Marta sui Tubi. Ad accoglierli al del Centro culture contemporanee Zo, un pubblico carico di energia. E all’arrivo dei cinque è subito show.

Una batteria, quella di Ivan Cappellini, sei corde, quelle della chitarra elettrica nelle mani di Carmelo Pipitone unite alla maestria di Paolo Pischedda al piano con l’aggiunta di Mattia Boschi al violoncello. A farla da padrone una voce unica e trasformista, quella di Giovanni Gulino per un concerto d’eccezione davanti ad un pubblico tutto siciliano.

La band trapanese fa tappa a Catania e regala una serata indimenticabile a ritmo di “Sushi e Coca”. Questo il nome del loro terzo ed ultimo album: scivolosi e crudi come il sushi, eccitanti ed energici come la cola raccontano stralci di emozioni, impulsi violenti, passioni voraci in travolgenti giochi di armonia musicale. Parole sussurrate, urlate, masturbate, parole che si rincorrono, pensieri che si inseguono sulla scia del suono rock che li contraddistingue: la “formula Marta”.

Ad alternarsi sul palco uno dopo l’altro vecchi e nuovi successi da “Cinestetica”, “Arco e sandali” e la splendida “L’aria intorno” dell’ultimo disco alle più note “Vecchi difetti” e “L’abbandono” delle precedenti produzioni. Novanta minuti live, cantando di “noia e surgelati” in “La Spesa”, “basteranno due note ubriache per ridere senza far rumore” perché “la paura degli esseri umani è paura di esseri umani” in “Dio come sta?” e poi ancora con ironica consapevolezza ricordare che “tu puoi diventare tutto quello che ti pare” in “L’unica cosa”. Sul palco e tra il pubblico nessun calo di entusiasmo e dalle note più basse e “docili” del violoncello ai bruschi e decisi colpi di batteria con l’inconfondibile chitarra elettrica in coda e le sbalorditive modulazioni vocali di Giovanni Gulino, anche questa volta i Marta hanno dato spettacolo.

Esilaranti e divertenti, la loro esibizione live è proseguita tra taglienti e sarcastiche battute, rocamboleschi intermezzi musicali, ironiche imitazioni che Giovanni simulava sull’impronta vocale di artisti come Vasco Rossi e Morgan.

Scansonati e irriverenti, cinici e spigolosi, cantano ritagli di vita senza alcun filtro perbenista . “Com’è difficile all’ombra coltivare i colori, com’è terso il silenzio quando ingoia le parole, com’è ruvido il bordo quando è il momento di saltare”, cantano di brividi e paure. “Io non ho sentimenti, solo sensazioni”, recitano di attimi. Semplicemente reali, semplicemente Marta.

Federica Motta

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