OGGI L’ARS DOVREBBE ESPRIMERE IL VOTO FINALE SU UNA LEGGE-PAPOCCHIO. L’OCCASIONE PER CAPIRE CHI E’ CONTRO E CHI A FAVORE UNA LEGGE CHE PENALIZZA I CITTADINI SICILIANI. E PER FARE CHIAREZZA SU CHI FA OPPOSIZIONE E CHI, INVECE, APPOGGIA O FIANCHEGGIA IL GOVERNO CROCETTA
Oggi l’Assemblea regionale siciliana dovrebbe esprimere il voto finale sulla legge di ‘presunta’ riforma delle Province, sull’istituzione di ben tre città metropolitane e sui finti Consorzi di Comuni. Non è una bella legge. Tutt’altro. Ma per il Governo di Rosario Crocetta è, in primo luogo, una sorta di ‘certificato di stato in vita’. Della serie: “Noi abbiamo voluto questa legge, quindi ci siamo”.
Ma se per Crocetta e compagni, questa brutta legge è una medaglia, per le forze politiche presenti all’Ars è il momento della verità. Tanto per cominciare, sarà l’occasione per capire chi, a Sala d’Ercole, sta con il Governo e chi sta all’opposizione.
Scriviamo spesso, un po’ tutti, che l’attuale Governo, in Aula, non ha una maggioranza. Ma questo è vero solo in parte. La dimostrazione di quanto scriviamo sta proprio in questa legge che avvantaggia il Governo e penalizza chi la vota. A meno che, dietro, non ci siano cose che noi non conosciamo.
Non sappiamo se oggi Sala d’Ercole esprimerà il voto finale su questa legge-papocchio. Perché da questo Governo ci aspettiamo di tutto: anche che ritiri il provvedimento legislativo. O che chieda un rinvio.
Sappiamo, però, che è una legge sbagliata. Era brutta nella sua formulazione originaria. Ed è notevolmente peggiorata dopo l’approvazione degli articoli da parte dell’Aula. E’ piena di contraddizioni. Istituisce tre assurde aree-città metropolitane. E si mette sotto i piedi l’articolo 15 dello Statuto siciliano.
Questi elementi sono già negativi. Soprattutto per le forze politiche che voteranno un papocchio del genere. Tra due mesi circa quei pochi siciliani che si recheranno alle urne per le elezioni europee ne terranno conto. E terranno conto, soprattutto, del raggiro che questa legge opera ai danni dei dipendenti delle Province e delle società collegate alle stesse Amministrazioni provinciali.
Questi ultimi – i dipendenti delle società partecipate dalle nove Province dell’Isola – verranno licenziati. Così come l’attuale Governo ha licenziato tanti docenti precari delle scuole superiori e gli infermieri precari. A rischiare, e tanto, sono anche i dipendenti delle nove Province siciliane che con l’attuale previsione di legge verranno, nella migliore delle ipotesi, trasformati in lavoratori precari.
L’attuale Governo non ha nulla da perdere. Non sta governando nel’interesse della Sicilia. Tant’è vero che ha quasi tutte le categorie sociali della nostra Isola contro. Dal mondo della cultura alla formazione, dall’economia ai beni culturali, dal mondo dai lavori pubblici all’agricoltura, dalla tutela dell’ambiente ai forestali e via continuando, ormai è un coro unanime contro l’attuale Governo regionale.
Oggi l’ala gelida del Governo Crocetta tocca le Province. Con l’istituzione tragicomica di tre città metropolitane ‘disegnate’ sugli interessi di bottega dei Comuni di Palermo, Catania e Messina, che – se la legge passerà – proveranno a risanare i propri bilanci con i fondi europei, a scapito degli altri Comuni. Per non parlare dei Consorzi di Comuni, istituiti tradendo lo spirito di libertà dell’articolo 15 dello Statuto.
Tutte queste cose sono chiare. Oggi i siciliani avranno chiaro anche chi vuole questa legge e chi non la vuole. Finora le uniche due formazioni politiche che si sono opposte a questa legge-papocchio sono Forza Italia e la Lista Musumeci. Che, alla fine, sono anche le uniche due forze politiche che hanno esercitato una vera opposizione a questo Governo.
Noi abbiamo grande stima per il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle all’Ars. Ed è anche corretto l’atteggiamento di esaminare, caso per caso, le leggi che passano dall’Ars, votando “sì” solo a quelle che favoriscono la Sicilia e “no” a quelle colpiscono i cittadini.
Ci permettiamo di ricordare due cose.
Primo: che non si tratta di una novità, visto che, alla fine, è il metodo che utilizzava il vecchio Pci negli anni ’70 del secolo passato: cosa, questa, che, degenerando, diede vita al cosiddetto ‘consociativismo’.
Secondo: è un metodo, che se non usato correttamente, risulta molto rischioso. Perché un voto favorevole a una legge sbagliata – e quella che dovrebbe andare in discussione oggi all’Ars per il voto finale è una legge sbagliatissima che, lo ribadiamo, serve solo a un Governo che, ormai da tempo, non dialoga più con la società siciliana penalizzandola ripetutamente – potrebbe provocare effetti negativi.
Anche il PD ha poco da stare allegro. In queste settimane ha sostenuto una legge sbagliata. In parte per convinzione (anche questo partito non ha un ‘grande’ rapporto con l’elettorato siciliano), in parte perché pensa che, così facendo, il governatore Crocetta dia il via al rimpasto della Giunta.
Questa è un’illusione. Perché il Governo Crocetta – è bene che i dirigenti del PD siciliano se lo mettano in testa – non mollerà mai la formazione professionale. Perché in questo settore ci sono gli interessi degli ‘industriali’ e l’illusione del senatore Giuseppe Lumia di proseguire la sua carriera politica.
Detto questo, oggi, ammesso che si voterà, sarà il giorno della verità. I siciliani sapranno chi è a favore di questa legge e chi è contro. Ma anche chi fa realmente opposizione a questo Governo e chi, invece, finge di fare opposizione.
Sarà il giorno della chiarezza. Sia che si voti in modo palese, sia che si ricorra al voto segreto.
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